Riceviamo e pubblichiamo la lettera del giornalista Vittorio Polito in merito alle problematiche dovute al riordino degli iscritti all'Ordine dei giornalisti.
È notorio che i giornalisti pubblicisti sono sottopagati o non pagati affatto. E allora?
Alcuni presidenti di Consigli regionali, pur rispettando la legge e pur sapendo benissimo cosa accade nelle redazioni, attaccano improvvisamente e unilateralmente i pubblicisti e, in mancanza di giustificazioni sui pagamenti, cancellano i pubblicisti dagli elenchi, pur non trovando d’accordo l’Ordine Nazionale. Insomma mania di protagonismo. Allora a che serve il Consiglio Nazionale ?
Il costo dell’operazione per l’Ordine? Eccolo per sommi capi.
L’ammontare (per Bari) delle spese postali per il doppio invio di raccomandate supera i ventimila euro (tanto non sono soldi loro), oltre al tempo impiegato dal personale per approntare il materiale in spedizione. Una seconda comunicazione si è resa necessaria per rimediare all’errore della prima, nella quale - disattendendo le indicazioni della delibera approvata dallo stesso Consiglio regionale pugliese - si dava un tempo di soli tre mesi, invece dei sei deliberati, per produrre giustificativi che attestassero l’attività giornalistica in corso. È strano che, nonostante molti colleghi abbiano attivato la Pec sfruttando le condizioni offerte dall’Ordine regionale, questo economico ed efficace strumento non sia stato utilizzato in questa circostanza.
La cosa strana è che i pubblicisti sono stati cancellati “per inattività ” e non per non essere stati pagati. L’Ordine regionale spende migliaia di euro per le raccomandate A.R. agli iscritti ed alla Corte di Appello dei Tribunali, per conoscenza. I pubblicisti chiamati in causa fanno altrettanto per riscontrare le missive, prima, e per presentare il ricorso all’Ordine, dopo (senza calcolare l’anticipo di 281 euro per l’esame del ricorso). L’Ordine non incassa le quote sociali (il cui 50% va all’Ordine Nazionale). Tutto questo sperpero di fondi del tutto ingiustificati, dovrebbero essere addebitati ai presidenti che hanno preso l’iniziativa senza concordarla con l’Ordine Nazionale. L’Ordine Nazionale, a sua volta, è costretto a spendere soldi per il noleggio di sale in un albergo romano, per riunirsi, valutare i ricorsi, prendere decisioni e comunicarle agli interessati ed alle Corti di Appello, sempre per raccomandata. Insomma una gran confusione ed uno sperpero inutile di fondi. Praticamente certi presidenti hanno messo gli Ordini dei Giornalisti in condizione di fallire. TANTO PAGA PANTALONE. Chi si è macchiato con tale comportamento deve andare a casa d’ufficio.
Per il momento attendiamo gli eventi. Nel frattempo andiamo avanti, anche se UN GRUPPO di sprovveduti presidenti regionali ha presentato a sua volta ricorso contro la decisione di sospensiva da parte del Consiglio Nazionale (?).
Ma se pòte fa stà vite. Si può, si può, diceva Franco Sorrentino.
Vittorio Polito, giornalista pubblicista
È notorio che i giornalisti pubblicisti sono sottopagati o non pagati affatto. E allora?
Alcuni presidenti di Consigli regionali, pur rispettando la legge e pur sapendo benissimo cosa accade nelle redazioni, attaccano improvvisamente e unilateralmente i pubblicisti e, in mancanza di giustificazioni sui pagamenti, cancellano i pubblicisti dagli elenchi, pur non trovando d’accordo l’Ordine Nazionale. Insomma mania di protagonismo. Allora a che serve il Consiglio Nazionale ?
Il costo dell’operazione per l’Ordine? Eccolo per sommi capi.
L’ammontare (per Bari) delle spese postali per il doppio invio di raccomandate supera i ventimila euro (tanto non sono soldi loro), oltre al tempo impiegato dal personale per approntare il materiale in spedizione. Una seconda comunicazione si è resa necessaria per rimediare all’errore della prima, nella quale - disattendendo le indicazioni della delibera approvata dallo stesso Consiglio regionale pugliese - si dava un tempo di soli tre mesi, invece dei sei deliberati, per produrre giustificativi che attestassero l’attività giornalistica in corso. È strano che, nonostante molti colleghi abbiano attivato la Pec sfruttando le condizioni offerte dall’Ordine regionale, questo economico ed efficace strumento non sia stato utilizzato in questa circostanza.
La cosa strana è che i pubblicisti sono stati cancellati “per inattività ” e non per non essere stati pagati. L’Ordine regionale spende migliaia di euro per le raccomandate A.R. agli iscritti ed alla Corte di Appello dei Tribunali, per conoscenza. I pubblicisti chiamati in causa fanno altrettanto per riscontrare le missive, prima, e per presentare il ricorso all’Ordine, dopo (senza calcolare l’anticipo di 281 euro per l’esame del ricorso). L’Ordine non incassa le quote sociali (il cui 50% va all’Ordine Nazionale). Tutto questo sperpero di fondi del tutto ingiustificati, dovrebbero essere addebitati ai presidenti che hanno preso l’iniziativa senza concordarla con l’Ordine Nazionale. L’Ordine Nazionale, a sua volta, è costretto a spendere soldi per il noleggio di sale in un albergo romano, per riunirsi, valutare i ricorsi, prendere decisioni e comunicarle agli interessati ed alle Corti di Appello, sempre per raccomandata. Insomma una gran confusione ed uno sperpero inutile di fondi. Praticamente certi presidenti hanno messo gli Ordini dei Giornalisti in condizione di fallire. TANTO PAGA PANTALONE. Chi si è macchiato con tale comportamento deve andare a casa d’ufficio.
Per il momento attendiamo gli eventi. Nel frattempo andiamo avanti, anche se UN GRUPPO di sprovveduti presidenti regionali ha presentato a sua volta ricorso contro la decisione di sospensiva da parte del Consiglio Nazionale (?).
Ma se pòte fa stà vite. Si può, si può, diceva Franco Sorrentino.
Vittorio Polito, giornalista pubblicista