Il Comitato Donne e Futuro per Taranto libera scrive alla Procura di Taranto: “Si chieda il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia di Lussemburgo”

di Mauro Guitto - A far sentire la propria voce le donne e le mamme di Taranto con una lettera alla Procura di Taranto, a firma di Lina Ambrogi Melle, presidente del Comitato, con la quale chiedono di valutare insieme agli altri Uffici Giudiziari competenti, la possibilità di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia di Lussemburgo per verificare la compatibilità dell'ultimo decreto (ed eventualmente degli altri sette decreti precedenti) con le normative dell'Unione Europea in merito alla tutela della vita e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Secondo il Comitato, grazie anche ai decreti del Governo, sono stati violati diversi diritti e diversi articoli della Carta dei Diritti dell'UE che con il Trattato di Lisbona del 2009 è diventata giuridicamente vincolante: l'Art. 2 (Ogni individuo ha diritto alla vita), l'Art. 3 (Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica), l'Art. 6 (Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza), l'Art. 20 (Tutte le persone sono uguali davanti alla legge) e l'Art. 31 (Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose).

La strada del rinvio alla Corte di Giustizia europea è considerata dalle donne del Comitato molto valida e potrebbe essere determinante come è accaduto ai precari della scuola che l'hanno spuntata proprio grazie a una sentenza della Corte di Giustizia europea di fine 2014. Le coraggiose donne esprimono il sostegno all'impegno della magistratura tarantina ma anche la grande preoccupazione per il presente e il futuro dei propri figli e il profondo sdegno nei confronti del Governo per aver recentemente adottato il decreto legge 92/2015, quello sulla concessione della facoltà d'uso dell'AFO2.

Il Comitato accusa senza mezzi termini l'operato del Governo che giudica responsabile anche della morte di Alessandro Morricella che oggi sarebbe stato certamente vivo se l'esecuzione dell'ordinanza del Gip Todisco del 26 luglio 2012 non fosse stata impedita dai sette decreti d'urgenza governativi che hanno reso i reati "a norma di legge". Seguendo le questioni tarantine da tempo, sappiamo che la professoressa Melle suggerisce da tempo alle altre associazioni impegnate in questa battaglia di provare a percorrere anche questa strada. Chiediamo dunque a loro perchè non ci sia stato un confronto pubblico e una seria valutazione anche di questa azione? E se ciò è avvenuto non pubblicamente, perchè è stata considerata una strada non percorribile? Visti i risultati finora ottenuti, forse sarebbe il caso di unirsi anche al presidente Lina Ambrogi Melle. Associazionismo e collaborazione, signori, perchè solo "coesione" fa rima con "vittoria!".

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