Il treno dell’acceleratore lineare del Policlinico di Bari viaggia con anni di ritardo

di Vittorio Polito - La storia dell’acceleratore lineare del Policlinico di Bari sembra una vera e propria farsa. Com’è sufficientemente noto l’acceleratore lineare permette di effettuare la radioterapia in soli tre minuti per applicazione con la straordinaria particolarità di dosare le radiazioni, senza invadere gli spazi circostanti.

Siamo continuamente inondati da informazioni di medici, esperti, oncologi, mass media, direttori generali di ospedali, portavoci, sulla prevenzione, profilassi e terapia del cancro, una brutta bestia da evitare con cura, ma di fatto non si fa niente o si fa molto poco. Bari docet. Come molti ricordano la storia viene da lontano. Il Policlinico di Bari negli anni '80, attraverso una pubblica sottoscrizione, si dotò di un acceleratore lineare, che per una serie di inspiegabili motivi, è stato reso inutilizzabile. Successivamente se ne sono acquistati due (se non erro) e giacciono nei meandri del Policlinico.

Da considerare che la città di Bari con tre grandi ospedali (San Paolo, Di Venere e Consorziale Policlinico) non hanno in funzione neanche un acceleratore (?).

Quanto sopra comporta innumerevoli disagi per pazienti, con patologie tumorali, a spostarsi in altre città, sobbarcandosi spese di trasferimento e accompagnamento, oltre che di inutile perdita di tempo per sottoporsi ad una prestazione di soli 3 minuti. Basti pensare che l’Ospedale Oncologico di Rionero in Vulture (PZ), dispone di ben TRE acceleratori lineari e di sofisticati sistemi di controllo dell’accuratezza del trattamento. Per non parlare degli acceleratori presenti a Barletta (BAT) e San Giovanni Rotondo (FG), tanto per restare dalle nostre parti.

Oggi il Policlinico, con potenzialità unica per numero di pazienti, per una serie di vicende note e meno note, non ha neanche un reparto di radioterapia per cui anche gli studenti sono costretti a raggiungere altre sedi, da cui emerge l’inutilità della Scuola di Specializzazione in radioterapia. Le terapie, non tutte, si possono eseguire solo all’Ospedale Oncologico che, pare, di acceleratori lineari ne abbia disponibile uno solo. Una assurdità unica.

Insomma, le solite vergogne di Bari: il Piccinni che non si apre, l’auditorium “N. Rota”, pronto, non si inaugura, i quattrini del Sultano non si sa che fine abbiano fatto, e gli acceleratori lineari del Policlinico di Bari, nonostante le promesse dello stesso direttore generale del Nosocomio, Vitangelo Dattoli, su “Mondo Medico” (7.11.2014), e dell’assessore alla sanità, Pentassuglia, a “Striscia la notizia” (6 novembre 2014). Sta di fatto che l’apertura del servizio di radioterapia annunciata prima a fine anno 2014 (Pentassuglia), poi a febbraio 2015 (Dattoli). E, dulcis in fundo, molti operatori sono pagati in attesa di essere utilizzati.

Tutto questo con il silenzio assoluto dell’Assessore alla Sanità, del Presidente della Regione Puglia, dell’Università di Bari (per quanto riguarda la Scuola di Specializzazione in Radiologia e Radioterapia), senza escludere la stessa Facoltà di Medicina che dovrebbe essere sovrana nel sollecitare le terapie oncologiche ed evitare al massimo i viaggi della speranza anche nella stessa regione o nella stessa provincia. Si chiede troppo?

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto