di Mauro Guitto - Si è consumata ieri l'ennesima violazione dei diritti dell'uomo e in particolar modo di quelli degli abitanti della città di Taranto e dei lavoratori. Mentre la fetta più grande della città rappresentata dai fedelissimi del "Ce m' n' futt a me" ("a me non interessa, non è un problema mio") e del "Senza l'Ilva come dobbiamo mangiare?" si preoccupava in quale spiaggia andare nel weekend (nel primo caso) e cominciava a preoccuparsi su come reagire di fronte all'eventuale e progressiva chiusura dell'intero siderurgico (nel secondo caso) paventata e attesa da qualcuno dopo il sequestro dell'Afo2, qualcosa da molte ore si stava già muovendo nelle aule che contano, quelle della capitale.
Alle ore 11.25 di ieri 3 luglio 2015 infatti si riuniva il Consiglio dei ministri, sotto la presidenza di Matteo Renzi. L'obiettivo, tra gli altri punti all'ordine del giorno, era ostacolare e aggirare per l'ennesima volta l'azione della Magistratura che, a tutela della sicurezza dei lavoratori, dopo la morte del povero operaio 35enne Alessandro Morricella, morto dopo 4 giorni di agonia in seguito a un incidente nello stabilimento, aveva disposto il sequestro dell'altoforno 2 e aveva anche respinto la richiesta di facoltà d'uso presentata dai legali dei commissari Ilva Gnudi, Carrubba e Laghi.
E infatti alle ore 20.04 di ieri terminava il Consiglio dei ministri che comunicava poi la "soluzione" adottata d'urgenza: l'approvazione dell'ennesimo decreto, l'ottavo, per consentire lo sblocco dell'Afo2. Nella parte che interessa Taranto e l'Ilva, il decreto recita così: "Viene inoltre riformulata la disposizione transitoria sulle attività sottoposte ad Autorizzazione Integrata Ambientale, adeguandola alla direttiva europea 2010/75: le imprese che già operano nel pieno rispetto dei requisiti richiesti dalla direttiva Ue e che avrebbero rischiato di dover cessare le loro attività entro il 7 luglio prossimo in assenza del rilascio nei termini delle Aia regionali, potranno proseguire l’esercizio nelle more della definizione dei procedimenti autorizzativi da parte delle competenti autorità regionali".
Il decreto prevede inoltre una serie di disposizioni volte a garantire la continuità dell’attività produttiva di stabilimenti industriali d’interesse strategico nazionale in presenza di sequestro giudiziario di beni quando questo si riferisce a ipotesi di reato riguardanti la sicurezza dei lavoratori, garantendo allo stesso tempo la salvaguardia dell’occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente. Il provvedimento amplia quanto già previsto dalle disposizioni normative del 2012 sugli stabilimenti d’interesse strategico, disposizioni per le quali la Corte Costituzionale ha chiarito la possibilità di un intervento del legislatore circa la continuità produttiva compatibile con i provvedimenti cautelari.
Il decreto, in questa ottica, prevede che l’attività di uno stabilimento possa proseguire per un periodo non superiore a 12 mesi , subordinatamente alla presentazione di un piano contenente misure e attività aggiuntive, anche di carattere provvisorio, per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Vigili del fuoco, Asl e INAIL, nelle rispettive competenze, svolgeranno attività di vigilanza sull’attuazione del piano mediante costante monitoraggio e ispezioni." Pronta la reazione del Presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti che, dopo aver chiesto invano nei giorni scorsi la chiusura dei parchi minerari, ieri in una nota ha annunciato che informerà Amnesty International su quanto sta accadendo a Taranto e che invierà agli organi europei competenti il testo del nuovo decreto in modo che l'Italia sia deferita alla Corte di Giustizia dell'UE per quello che definisce "un caso di razzismo ambientale".
Fabio Matacchiera scrive stamattina: "Questo ennesimo decreto è uno schiaffo alla Procura di Taranto, agli operai e ai cittadini. Un atto che tende a sopprimere i diritti fondamentali dell'uomo. Un atto che uccide due volte Alessandro Morricella. Gli operai dovrebbero dimostrare carattere e determinazione e non essere pecore perché la "mattanza" potrebbe toccare anche a loro" e allo stesso tempo spera che il Procuratore di Taranto Franco Sebastio non commetta l'atto gravissimo (così lo definisce) di firmare il provvedimento di restituzione dell'Afo2 prima che il nuovo decreto venga pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Angelo Bonelli lo ha definito "accanimento da decreto" aggiungendo "mai una città era stata sottoposta a una quasi infinita decretazione d'urgenza che ha espulso il diritto alla tutela della salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro" e proponendo ancora una volta che il Governo avvii una strategia di conversione industriale sul modello di altre città europee (Bilbao per esempio).
Ci piacerebbe conoscere il pensiero di Legambiente, di Sel e soprattutto di Beppe Grillo e del suo movimento su quanto sta accadendo in queste ore, data la sua soddisfazione dell'approvazione della Legge sugli ecoreati di alcune settimane fa. Si attendono inoltre eventuali reazioni da parte dei "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti" che, alcuni giorni fa, avevano pubblicato (sul proprio profilo social) le foto della fiaccolata del 30 giugno scorso "Basta stragi di stato" tenutasi al quartiere Tamburi di Taranto, scrivendo provocatoriamente "Alcuni momenti della fiaccolata organizzata dalle Officine Tarantine. Questo post avrà più mi piace dei presenti di ieri sera". Cosa che è accaduta davvero, e hanno ragione perché quel corteo non contava nemmeno 400 persone. Avete letto bene, meno di 400 persone, i soliti, quei pochi che davvero tengono al bene di Taranto.
Una città e soprattutto un quartiere (Tamburi) dove ormai c'è solo diossina, venditori ambulanti abusivi di frutta, verdura e frutti di mare, fermi a ogni angolo, dove motociclisti giovani e meno giovani scorazzano a tutta velocità, senza casco (e in qualche caso pure senza patentino) trasportando almeno un passeggero anche su motocicli che non consentono il trasporto di più di una persona (a tal proposito è dell'altro ieri la notizia di un incidente mortale avvenuto in via Macchiavelli, nei pressi del Cimitero e delle cosiddette "case parcheggio": uno scooter con a bordo due persone, presumibilmente senza casco, si è schiantato su un'automobile. Il bilancio, un morto e un ferito ancora ricoverato in gravi condizioni in ospedale).
E potremmo citarne altri di problemi e di situazioni prive di controlli. Tornando al decreto di ieri il Governo afferma di garantire la continuità della produzione garantendo allo stesso tempo la salvaguardia del posto di lavoro e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini come dice di fare fin dalle norme adottate nel 2012. Se davvero così fosse, com'è potuto accadere allora l'ultimo incidente mortale all'interno dello stabilimento? Quindi Alessandro Morricella oggi avrebbe dovuto essere vivo e regolarmente sul posto di lavoro. Poichè invece così non è stato e non è, come fa il Governo a continuare a promettere e garantire una sicurezza che non c'è nè dentro nè fuori dallo stabilimento?
Secondo il Gip Martino Rosati, l'operaio avrebbe potuto salvarsi se fossero stati installati gli idonei dispositivi atti a garantire l'incolumità dei lavoratori in caso di problemi e malfunzionamenti che invece, in maniera (solo) sufficientemente adeguata, pare siano installati nell'altoforno 5 e non nell'Afo2. Una cosa è ormai sotto gli occhi di tutti, eccetto alcuni casi al nord (per esempio quello che sta accedendo alla Fincantieri di Monfalcone con la gestione dei rifiuti), Taranto è ormai diventata il simbolo di un meridione continuamente strapazzato e oltraggiato in tutti i modi da un modo di pensare e peggio ancora di agire (che piaccia o no) razzista delle istituzioni a Roma e che sta schiacciando sempre più le popolazioni già povere e già in difficoltà. Vedi i problemi mai risolti di Napoli (Terra dei Fuochi), vedi quelli in Calabria (e anche nella stessa Puglia) dei trasporti e delle infrastrutture (treni stravecchi, vie di comunicazione in cattivo stato, l'aeroporto Arlotta di Grottaglie lasciato perennemente chiuso o notevolmente limitato impedendo qualsiasi iniziativa di sviluppo del turismo. Ma dobbiamo anche dire che non si può dare sempre la colpa a chi tenta di fare del sud un territorio da macello e da cavie.
I meridionali non sono affatto un popolo di sottosviluppati ma spesso non si amano e troppo spesso si dimostrano disinteressati dinanzi a problemi di primaria importanza. Di conseguenza non lottano, non decidono e lo lasciano fare agli altri... coi risultati che vediamo tutti quanti. Taranto è il simbolo anche di questo, quei 300/400 presenti alla fiaccolata dell'altra sera, quelle poche centinaia che andarono a votare al famoso referendum in cui il Sindaco chiedeva ai tarantini se chiudere l'Ilva e tanti altri esempi che potremmo fare e che evitiamo di fare. Da Taranto avrebbe dovuto partire la rinascita del meridione, non a parole o presentandosi in migliaia al concertone del I Maggio di Taranto con la scusa di inneggiare a diritti negati ma solo per vedere e ascoltare i grandi cantanti intervenuti gratuitamente alla manifestazione.
E invece ci ritroviamo ad assistere al peggioramento sociale e partecipativo dell'intera città: la Teleperformance che minaccia la chiusura, l'Ipercoop minaccia licenziamenti di lavoratori in esubero, l'Auchan pure, l'abbandono del Porto di Taranto da parte dell'TCT, l'Ilva stava già per rifarlo in questi giorni appena aveva annusato il pericolo di fermo quasi totale della produzione (la famosa assurda minaccia salute o lavoro?). Le manifestazioni servono ma ciò che più serve a Taranto, oltre alla giustissiva e necessaria riconversione industriale, è unirsi tutti assieme, cercando l'appoggio di realtà e persone presenti nei territori vicini (Calabria, Sicilia e Campania per esempio), come Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, uno dei pochi esempi meridionali di successo.
Tutti insieme per svegliare (o far ritrovare) l'orgoglio meridionale di quelle persone che credono oggi e da troppo tempo di poter andare avanti non più vivendo ma solo sopravvivendo. Di buoni esempi a Taranto ce ne sono, di uomini, donne e associazioni coraggiosi e determinati. Che Taranto (cittadini e operai!) e il sud intero si sveglino al più presto perchè il meridione, una volta ricco e da cui dipendeva il nord, è ormai da troppo tempo (dall'Unità d'Italia in poi... e a spese del sud!) è sempre più povero e debole.
Alle ore 11.25 di ieri 3 luglio 2015 infatti si riuniva il Consiglio dei ministri, sotto la presidenza di Matteo Renzi. L'obiettivo, tra gli altri punti all'ordine del giorno, era ostacolare e aggirare per l'ennesima volta l'azione della Magistratura che, a tutela della sicurezza dei lavoratori, dopo la morte del povero operaio 35enne Alessandro Morricella, morto dopo 4 giorni di agonia in seguito a un incidente nello stabilimento, aveva disposto il sequestro dell'altoforno 2 e aveva anche respinto la richiesta di facoltà d'uso presentata dai legali dei commissari Ilva Gnudi, Carrubba e Laghi.
E infatti alle ore 20.04 di ieri terminava il Consiglio dei ministri che comunicava poi la "soluzione" adottata d'urgenza: l'approvazione dell'ennesimo decreto, l'ottavo, per consentire lo sblocco dell'Afo2. Nella parte che interessa Taranto e l'Ilva, il decreto recita così: "Viene inoltre riformulata la disposizione transitoria sulle attività sottoposte ad Autorizzazione Integrata Ambientale, adeguandola alla direttiva europea 2010/75: le imprese che già operano nel pieno rispetto dei requisiti richiesti dalla direttiva Ue e che avrebbero rischiato di dover cessare le loro attività entro il 7 luglio prossimo in assenza del rilascio nei termini delle Aia regionali, potranno proseguire l’esercizio nelle more della definizione dei procedimenti autorizzativi da parte delle competenti autorità regionali".
Il decreto prevede inoltre una serie di disposizioni volte a garantire la continuità dell’attività produttiva di stabilimenti industriali d’interesse strategico nazionale in presenza di sequestro giudiziario di beni quando questo si riferisce a ipotesi di reato riguardanti la sicurezza dei lavoratori, garantendo allo stesso tempo la salvaguardia dell’occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente. Il provvedimento amplia quanto già previsto dalle disposizioni normative del 2012 sugli stabilimenti d’interesse strategico, disposizioni per le quali la Corte Costituzionale ha chiarito la possibilità di un intervento del legislatore circa la continuità produttiva compatibile con i provvedimenti cautelari.
Il decreto, in questa ottica, prevede che l’attività di uno stabilimento possa proseguire per un periodo non superiore a 12 mesi , subordinatamente alla presentazione di un piano contenente misure e attività aggiuntive, anche di carattere provvisorio, per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Vigili del fuoco, Asl e INAIL, nelle rispettive competenze, svolgeranno attività di vigilanza sull’attuazione del piano mediante costante monitoraggio e ispezioni." Pronta la reazione del Presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti che, dopo aver chiesto invano nei giorni scorsi la chiusura dei parchi minerari, ieri in una nota ha annunciato che informerà Amnesty International su quanto sta accadendo a Taranto e che invierà agli organi europei competenti il testo del nuovo decreto in modo che l'Italia sia deferita alla Corte di Giustizia dell'UE per quello che definisce "un caso di razzismo ambientale".
Fabio Matacchiera scrive stamattina: "Questo ennesimo decreto è uno schiaffo alla Procura di Taranto, agli operai e ai cittadini. Un atto che tende a sopprimere i diritti fondamentali dell'uomo. Un atto che uccide due volte Alessandro Morricella. Gli operai dovrebbero dimostrare carattere e determinazione e non essere pecore perché la "mattanza" potrebbe toccare anche a loro" e allo stesso tempo spera che il Procuratore di Taranto Franco Sebastio non commetta l'atto gravissimo (così lo definisce) di firmare il provvedimento di restituzione dell'Afo2 prima che il nuovo decreto venga pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Angelo Bonelli lo ha definito "accanimento da decreto" aggiungendo "mai una città era stata sottoposta a una quasi infinita decretazione d'urgenza che ha espulso il diritto alla tutela della salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro" e proponendo ancora una volta che il Governo avvii una strategia di conversione industriale sul modello di altre città europee (Bilbao per esempio).
Ci piacerebbe conoscere il pensiero di Legambiente, di Sel e soprattutto di Beppe Grillo e del suo movimento su quanto sta accadendo in queste ore, data la sua soddisfazione dell'approvazione della Legge sugli ecoreati di alcune settimane fa. Si attendono inoltre eventuali reazioni da parte dei "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti" che, alcuni giorni fa, avevano pubblicato (sul proprio profilo social) le foto della fiaccolata del 30 giugno scorso "Basta stragi di stato" tenutasi al quartiere Tamburi di Taranto, scrivendo provocatoriamente "Alcuni momenti della fiaccolata organizzata dalle Officine Tarantine. Questo post avrà più mi piace dei presenti di ieri sera". Cosa che è accaduta davvero, e hanno ragione perché quel corteo non contava nemmeno 400 persone. Avete letto bene, meno di 400 persone, i soliti, quei pochi che davvero tengono al bene di Taranto.
Una città e soprattutto un quartiere (Tamburi) dove ormai c'è solo diossina, venditori ambulanti abusivi di frutta, verdura e frutti di mare, fermi a ogni angolo, dove motociclisti giovani e meno giovani scorazzano a tutta velocità, senza casco (e in qualche caso pure senza patentino) trasportando almeno un passeggero anche su motocicli che non consentono il trasporto di più di una persona (a tal proposito è dell'altro ieri la notizia di un incidente mortale avvenuto in via Macchiavelli, nei pressi del Cimitero e delle cosiddette "case parcheggio": uno scooter con a bordo due persone, presumibilmente senza casco, si è schiantato su un'automobile. Il bilancio, un morto e un ferito ancora ricoverato in gravi condizioni in ospedale).
E potremmo citarne altri di problemi e di situazioni prive di controlli. Tornando al decreto di ieri il Governo afferma di garantire la continuità della produzione garantendo allo stesso tempo la salvaguardia del posto di lavoro e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini come dice di fare fin dalle norme adottate nel 2012. Se davvero così fosse, com'è potuto accadere allora l'ultimo incidente mortale all'interno dello stabilimento? Quindi Alessandro Morricella oggi avrebbe dovuto essere vivo e regolarmente sul posto di lavoro. Poichè invece così non è stato e non è, come fa il Governo a continuare a promettere e garantire una sicurezza che non c'è nè dentro nè fuori dallo stabilimento?
Secondo il Gip Martino Rosati, l'operaio avrebbe potuto salvarsi se fossero stati installati gli idonei dispositivi atti a garantire l'incolumità dei lavoratori in caso di problemi e malfunzionamenti che invece, in maniera (solo) sufficientemente adeguata, pare siano installati nell'altoforno 5 e non nell'Afo2. Una cosa è ormai sotto gli occhi di tutti, eccetto alcuni casi al nord (per esempio quello che sta accedendo alla Fincantieri di Monfalcone con la gestione dei rifiuti), Taranto è ormai diventata il simbolo di un meridione continuamente strapazzato e oltraggiato in tutti i modi da un modo di pensare e peggio ancora di agire (che piaccia o no) razzista delle istituzioni a Roma e che sta schiacciando sempre più le popolazioni già povere e già in difficoltà. Vedi i problemi mai risolti di Napoli (Terra dei Fuochi), vedi quelli in Calabria (e anche nella stessa Puglia) dei trasporti e delle infrastrutture (treni stravecchi, vie di comunicazione in cattivo stato, l'aeroporto Arlotta di Grottaglie lasciato perennemente chiuso o notevolmente limitato impedendo qualsiasi iniziativa di sviluppo del turismo. Ma dobbiamo anche dire che non si può dare sempre la colpa a chi tenta di fare del sud un territorio da macello e da cavie.
I meridionali non sono affatto un popolo di sottosviluppati ma spesso non si amano e troppo spesso si dimostrano disinteressati dinanzi a problemi di primaria importanza. Di conseguenza non lottano, non decidono e lo lasciano fare agli altri... coi risultati che vediamo tutti quanti. Taranto è il simbolo anche di questo, quei 300/400 presenti alla fiaccolata dell'altra sera, quelle poche centinaia che andarono a votare al famoso referendum in cui il Sindaco chiedeva ai tarantini se chiudere l'Ilva e tanti altri esempi che potremmo fare e che evitiamo di fare. Da Taranto avrebbe dovuto partire la rinascita del meridione, non a parole o presentandosi in migliaia al concertone del I Maggio di Taranto con la scusa di inneggiare a diritti negati ma solo per vedere e ascoltare i grandi cantanti intervenuti gratuitamente alla manifestazione.
E invece ci ritroviamo ad assistere al peggioramento sociale e partecipativo dell'intera città: la Teleperformance che minaccia la chiusura, l'Ipercoop minaccia licenziamenti di lavoratori in esubero, l'Auchan pure, l'abbandono del Porto di Taranto da parte dell'TCT, l'Ilva stava già per rifarlo in questi giorni appena aveva annusato il pericolo di fermo quasi totale della produzione (la famosa assurda minaccia salute o lavoro?). Le manifestazioni servono ma ciò che più serve a Taranto, oltre alla giustissiva e necessaria riconversione industriale, è unirsi tutti assieme, cercando l'appoggio di realtà e persone presenti nei territori vicini (Calabria, Sicilia e Campania per esempio), come Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, uno dei pochi esempi meridionali di successo.
Tutti insieme per svegliare (o far ritrovare) l'orgoglio meridionale di quelle persone che credono oggi e da troppo tempo di poter andare avanti non più vivendo ma solo sopravvivendo. Di buoni esempi a Taranto ce ne sono, di uomini, donne e associazioni coraggiosi e determinati. Che Taranto (cittadini e operai!) e il sud intero si sveglino al più presto perchè il meridione, una volta ricco e da cui dipendeva il nord, è ormai da troppo tempo (dall'Unità d'Italia in poi... e a spese del sud!) è sempre più povero e debole.