“La mia divertente (e stancante) giornata all’Expo”

di Andrea Stano - Sveglia presto, colazione abbondante, metropolitana. Nel mezzanino della fermata Rho-Fiera ritiro agevolmente e rapidamente il mio pass di giornalista che mi consentirà (fortunatamente) di saltare qualche fila e di ottenere guide private in un paio di padiglioni.
Alle ore 10 si aprono i cancelli; il numero di persone è incalcolabile e i tempi di ingresso sono snervanti. Come in aeroporto, infatti, i metal detector, doverosamente presenti, rallentano il cammino delle fiumane di uomini, donne e bambini pronti a rimanere sbalorditi dalle attrazioni dell’esposizione internazionale tanto attesa.

Mettiamo subito le cose in chiaro: ci sono oltre 140 padiglioni (non tutti sono Stati, per esempio c’è quello di Eataly o della Coca-Cola) in un’area di 1,1 milioni di metri quadri. Assistere a ogni stand visitando l’intera fiera in un’unica giornata è praticamente impossibile a meno che voi non siate Superman o Flash.

Personalmente in un arco di tempo di dieci ore circa sono riuscito a visitare ben undici padiglioni (pensavo peggio, nonostante fosse sabato). Al termine della giornata avrò percorso circa diciassette chilometri a piedi. Si cammina moltissimo, ma è anche comprensibile che sia così.
L’immensa fiera è divisa in sei settori, ciascuno dei quali raggiungibile col pullman che senza sosta raccoglie i visitatori scorrazzandoli per le fermate richieste. Dalla parte opposta dell’ingresso principale c’è il padiglione più interessante, o almeno uno dei più divertenti (non credete che ogni padiglione sia stupefacente, anzi): il Giappone. Ottanta minuti di coda prima di entrare nell’immenso stand dello stato orientale. Quattro stanzoni in cui immagini, specchi e giochi di luce ne fanno da padrona, fino all’ultima gigantesca sala interattiva che ricostruisce il ristorante del futuro. Ognuno dei visitatori siede al tavolo e viene fornito di bacchette e schermo touch screen col quale scegliere virtualmente il piatto da ordinare, il tutto accompagnato da uno spettacolino scanzonato organizzato dai nipponici composto da musiche, balletti e slogan tipicamente giapponesi, nello spirito e nella forma.
Il padiglione cinese
L’intera mattinata (ci vogliono addirittura cinquanta minuti per visitare solo il padiglione del Giappone) viene trascorsa nel paese del sushi. Esperienza senza dubbio suggestiva e consigliabile.

Delle delusioni cocenti, invece, Cina e Thailandia. Nel padiglione dello stato cinese, dal quale ci si aspettava molto di più, ma evidentemente l’Expo non ha suscitato granchè interesse da quelle parti, un tappeto di bambù illuminati e qualche accenno ad una sana alimentazione non bastano a garantire soddisfazione al pubblico così come il padiglione della Thailandia, interessata soprattutto a omaggiare e incensare il proprio re in un video francamente ridondante e decisamente fuori contesto.

Tutta un’altra storia è Palazzo Italia, dalla forma di un bellissimo nido bianco. Grazie al pass riesco a evitare una coda prevista di ben due ore. Cinque piani che raccontano le eccellenze italiane, dai suoi prodotti alimentari agli imprenditori più meritevoli di avere persino una propria action figure dedicata (il biologo Carmelo Fanizza è il rappresentante della regione Puglia). È un tripudio di specchi nello smisurato padiglione nostrano. In una fantastica sala vengono proiettate incantevoli immagini paesaggistiche che rimbalzano su ogni parete riflettente consentendo la piena immersione virtuale al visitatore. Poi è il turno delle bellezze architettoniche (ma alla guida squilla il cellulare proprio dinanzi ad una delegazione giapponese, con tanto di telecamera). Il giro si conclude con una stanza dedicata alle piante tipiche di ciascuna regione.
Giochi di specchi all'interno di Palazzo Italia
Una riproduzione di un bosco, con tanto di passeggiata, è stata allestita nel padiglione dell’Austria, anche questo da visitare, come quello del Marocco dove ogni stanza corrisponde a uno dei quattro climi che caratterizzano lo stato africano. Per i più temerari è possibile anche provare l’afoso, anzi, bollente vento desertico, ricreato ad hoc con un sistema di ventole. Inoltre sono disponibili tutti i sapori e odori dello stato esotico, spiegati anche con contributi audiovisivi (animazioni).

Expo Milano 2015 è dedicato, tuttavia, al cibo. Ogni padiglione promuove la sana alimentazione, soprattutto l’avveniristico e minimale stand della Corea del Sud che fa del suo punto di forza uno spettacolo con schermi robotizzati che illustrano l’apporto calorico di pietanze tipicamente locali.

La bellezza della fiera è rappresentata in particolar modo dall’architettura di ciascun padiglione. La vegetazione tipicamente vietnamita all’ingresso del padiglione dello stato asiatico, le forme morbide e ondulanti che ricreano le dune del deserto per il padiglione dell’Arabia Saudita.
Ancora dentro Palazzo Italia
Un’enorme sfera, che avvolge un albero con schermi al posto di frutti, è ben visibile nel padiglione dell’Azerbajan mentre una cascata d’acqua in grado persino di riprodurre intere frasi accoglie i visitatori del padiglione del Kuwait, che richiama nel design i Dhow, le tipiche imbarcazioni kuwaitiane. Al suo interno si possono conoscere i lavori sorprendenti che il paese conduce sul piano dell’energia sostenibile e dell’agricoltura.

Il padiglione più sorprendente (tra quelli da me visitati), più coraggioso e ficcante è senza dubbio, però, quello della Svizzera. I nostri cugini del Nord, aldilà delle sezioni dedicate ai prodotti tipici e ai punti di forza del territorio, hanno voluto sorprendere tutti col tema della sostenibilità delle risorse alimentari. Quattro torri di quattro piani (o piattaforme), ciascuno dei quali ospita casse di bicchieri (con la possibilità di riempirli d’acqua attraverso apposite fontane), caffè in polvere, mele disidratate e sale, tutti prodotti che ciascun visitatore può tranquillamente mettersi in tasca e portare via. La lezione è proprio sull’abbondanza apparente e sul rispetto nei confronti di risorse che, in futuro, potrebbero anche scarseggiare promuovendone il rispetto e la fruizione responsabile. Ogni piattaforma, svuotata di ogni prodotto, non è più accessibile al pubblico costretto dunque a visitare il piano inferiore. Il quarto piano, alla mia visita, era già prosciugato da qualche giorno.

Tra i padiglioni più divertenti, invece, c’è il Brasile che offre la possibilità di camminare su una rete a circa sei metri di altezza dal suolo prima di iniziare la visita vera e propria, uno spot a favore della pluralità culturale e agricola del Paese sudamericano.
Il simbolo di Expo 2015: l'Albero della Vita
Il fiore all’occhiello di Expo Milano 2015, tuttavia, è il fantastico Albero della Vita che dalle 21 in poi prende vita con lo spettacolo a cadenza oraria. Vortici di colori avvolgono questa fantastica opera d’arte fatta di legno e acciaio; le luci lo fanno brillare al tempo della musica potente e romantica che accompagna i getti mirabolanti delle fontane. La speranza è questa straordinaria creazione artistica di ispirazione rinascimentale e alta ben 37 metri, oltretutto piacevole alla vista anche di giorno, venga conservata adeguatamente anche in seguito alla chiusura di Expo 2015 (prevista per il 31 ottobre). L’area milanese in questione è distante dal cuore della città; smontarlo e riproporlo in aree centrali sarebbe una soluzione sicuramente gradita.

L’area della fiera offre fortunatamente innumerevoli stazioni di distribuzione gratuita di acqua fresca, sia liscia che gassata. Tra uno stand e l’altro sono presenti, poi, i cluster del riso, della cioccolata e del caffè relativi a più stati in una volta. Attrazioni poco accattivanti, si consiglia di non perderci molto tempo.

Alle 21 i padiglioni chiudono, ma i ristoranti no. Inoltre quattro giorni la settimana, nell’Open Theatre dell’Expo si esibisce il Cinque do Soleil col meraviglioso ed elettrizzante spettacolo “Alla Vita”, al quale ho fortunatamente assistito nonostante il fresco serale. La visione dello spettacolo degli acrobati più famosi del mondo è, però, concessa solo a chi è munito di biglietto.

Expo Milano 2015 è stata un’esperienza davvero entusiasmante, sicuramente da provare. Ci sono eventi ogni giorno, come, ad esempio, la cottura della pizza più lunga del mondo che ha conquistato il posto nel Guinness dei Record (1.5 chilometri). Il mio consiglio è quello di visitare la manifestazione in almeno due giornate, magari col biglietto serale in una tranche (soli cinque euro a partire dalle 19) e quello canonico il giorno successivo.