di Francesco Greco. ROMA - Un'enciclica che si trasfigura quasi in un “manifesto” politico, un “grido” alla Edward Munch. Con “Laudato sì” papa Francesco non si limita a indicare i guasti provocati all'uomo e alla natura dal nostro egoismo, sete di profitto, asservimento dell'altro, ma indica anche le soluzioni per tentare di sortire dal tunnel viscido e cupo delle contraddizioni del nostro tempo, che escludono miliardi di uomini, interi popoli, continenti condannandoli a una vita priva di luce. Ma è anche un documento polisemico, che offre più password di lettura. E di questo parliamo con la prof. Cettina Militello, laureata in Filosofia e Teologia, docente di Ecclesiologia, Liturgia e Mariologia al Pontificio Istituto Liturgico di Roma (la sua bibliografia sconfinata ne fa una “mente” estremamente autorevole).
Professoressa Militello, il papa dice fra l'altro che chi offende la natura offende l'uomo, chi opprime l'uomo è contro Dio: è la lettura giusta?
In verità il papa si rivolge a tutti, anche ai non credenti, ai quali dunque non può parlare di offesa a Dio. Questo vale sicuramente invece per i credenti, quale sia la loro religione. Non c’è dubbio che violare l’habitat, la natura si ritorce sull’uomo e quindi l’offende e che, per i credenti questo sia “peccato”, colpa personale, violazione della legge di Dio che, secondo il primo racconto della creazione si è compiaciuto della sua opera. Il ritornello dell’esamerone è infatti: “E Dio vide che ciò era buono”. Questo compiacimento s’intensifica per gli esseri umani.
“Laudato sì”: un'enciclica che parte da presupposti ambientalisti ma sfocia poi su un terreno essenzialmente politico: è così?
Non c’è niente dell’agire umano che non abbia ricadute “politiche”. Nel senso nobile e proprio la politica è l’arte della coltivazione della polis, della città e dunque dell’adoperarsi per il bene degli altri, per il bene di tutti. L’ambientalismo, l’ecologia, come ogni altro movimento che tocca l’uomo e il suo rapporto con l’ambiente (fisico, sociale, religioso) ha una ricaduta politica, è una teoria, una ipotesi politica. Siamo abituati a distinguere politica e religione ed è giusto perché la modernità ha sciolto l’ipoteca sacrale che li confondeva. Certo, non stiamo parlando della politica attiva, quella che si esprime con partiti e movimenti che democraticamente propongono e perseguono modelli precisi. Ma, se oltre il particolare allarghiamo lo sguardo, ci è impossibile, da abitanti della città (e del pianeta) disimpegnarci, non pensare e operare per ottimizzare la nostra esistenza. La Chiesa riconosce l’autonomia delle realtà temporali, le sa rette da leggi proprie – così Gaudium et Spes il documento conciliare promulgato 50 anni fa. Ma sa benissimo che anche i credenti, anche il papa vivono nella storia e ne compartiscono le sfide.
Politici, governi, banche, governance, multinazionali, globalizzazione: nessuno si salva, la “civiltà” che ci siamo dati nel suo complesso è sotto accusa...
Purtroppo, per motivi “teologici”, in verità “ideologici”, combattendo movimenti politici opposti, siamo stati indulgenti con il liberismo. Siamo stati accomodanti, acquiescenti o semplicemente neutri. Non c’è stata una condanna altrettanto forte, rispetto a quella contro il comunismo. Ci siamo così ritrovati un mondo poco evangelico, dove prevale l’orizzonte dell’individuo, della sua libertà e del suo benessere, anche se questi indubbi valori comportano gravissime ingiustizie. La libertà finisce dove comincia la libertà dell’altro e l’altro è “persona”, ha cioè i miei stessi diritti e doveri anche se non ha i miei mezzi, se non vive in Occidente… Stiamo assistendo alla sconfitta dell’utopia europea e, forse, all’uscita della Grecia dall’euro. Paradossale. La Grecia è la culla dell’Europa. Le dobbiamo gran parte dei valori che rivendichiamo e difendiamo. Ho sentito qualcuno parlare di “matricidio” e credo sia il termine esatto. Lo stesso nome viene al nostro continente da un mito greco. Possibile che conti solo il denaro. Che non sia possibile intendersi altrimenti? Come avallare lo scacco della politica in questo frangente. Come non lamentare l’incapacità dei governi, delle banche… Quanto alle multinazionali e alla globalizzazione il discorso sarebbe lungo ed esula dalla mia competenza. Leonardo Boff, parecchio tempo fa, ha icasticamente affermato che abbiamo privatizzato i bisogni e collettivizzato i sogni. Ossia ciò che è essenziale alla qualità della vita, dobbiamo pagarcelo a nostre spese e se non ne abbiamo i mezzi, restiamo a disperarci. L’effimero, le illusioni, quelle no, appartengono a tutti e le incentiviamo aumentando il malessere e il disagio.
Dove il pensiero di Francesco si sovrappone a quello di san Francesco?
Direi che papa Francesco dipende da san Francesco nel senso che ne fa sua l’utopia di pacificazione e ottimizzazione creaturale. Il Cantico delle creature è l’elogio, appunto, della creaturalità e si è creature sia che si pensi, o semplicemente si appartenga al vivente, sia che si appartenga all’inanimato. Del resto abbiamo a monte salmi bellissimi di lode della creazione di lode di Dio creatore. Essere creature vuol dire riconoscere l’interconnessione, l’ecosistema globale in cui siamo e a cui apparteniamo. Vuol dire avere il senso del limite. Riconoscere Dio come principio da cui veniamo e verso cui andiamo.
E della Teologia della Liberazione?
Sinceramente non so quanto papa Francesco sia prossimo alle teologie della liberazione. Certamente ne compartisce l’attenzione ai poveri, alle periferie, al disagio. Il vangelo è lieto annuncio ai poveri. Scordarsene vuol dire farne una ideologia.
Ci sono stati altri pontefici “verdi” nella storia?
Gli ultimi papi hanno mostrato tutti un’attenzione alle creature e al creato. Teologicamente parlando si è “verdi” se ci si confessa “creature”. Certo la nostra sensibilità al riguardo si è fatta sempre più esplicita. Il fatto è che o invertiamo la rotta o l’umanità – non il pianeta – va verso la sua fine…
Natura devastata, asservita, violentata e miliardi di uomini esclusi, senza acqua né terra, rapinati delle loro risorse naturali, schiavizzati, ricacciati nella povertà: un modello di sviluppo su cui il Papa punta l'indice, perché ormai non è più tollerabile...
Sì, appunto, non è più tollerabile ferire così profondamente la comune madre terra. Non è più tollerabile non riconoscersi come un’unica grande famiglia. È il modello di sviluppo che bisogna abbandonare e coraggiosamente elaborare un percorso inverso. Il papa ha avuto il coraggio di parlare di decrescita. Non entro nel merito tecnico. Per me si tratta di capire che bisogna innanzitutto e soprattutto rimettere al centro gli esseri umani e questo si può fare solo riconoscendone il legame con l’ambiente e quindi prendendosi cura degli esseri umani non meno che della stessa natura che li ospita e li nutre.
Il terrorismo di natura religiosa si alimenta delle nostre contraddizioni o sono agitate da menti raffinate e perverse che vogliono islamizzare l'Europa?
Vedo gli uomini del califfo come seminatori di morte. La vita umana per loro è irrilevante come lo è l’ambiente, che offendono e profanano in ogni modo. Non ho mai creduto al conflitto di civiltà all’Oriana Fallaci. Non vedo minacce d’islamizzazione dell’Europa. Vedo soggetti stanchi, demotivati, ai quali l’odore del sangue pare dare energia. La fede è una sorta di pretesto. Sembra che le armi, la ferocia li rendano “uomini” e “donne” veri, che diano loro dignità e valore. Altrimenti perché andrebbero ad arruolarsi? Dal sonno in cui li abbiamo posti, li destano le ideologie radicali che prendono il posto delle grandi utopie che hanno animato la storia nei secoli precedenti. L’Isis, il fondamentalismo islamico coprono un vuoto ideologico, valoriale, politico, morale. Si combatte il terrorismo riconoscendo i propri errori e operando per correggerli. Il che vuol dire disegnare il mondo non a colpi di matita, ma rispettandone l’organigramma culturale. Nella Laudato sì il papa lamenta che lo spegnersi di una cultura non è meno tragico del venir meno di una specie animale o vegetale. Cosa ha fatto l’Occidente da mille anni circa se non che imporre a ogni costo il proprio modello culturale? Cosa non abbiamo fatto in medio Oriente negli ultimi due secoli? Cosa non abbiamo fatto in Africa? Cosa non abbiamo fatto nella stessa America Latina? Non siamo forse noi, l’Occidente, alla base della povertà, della disperazione, dell’obsoletudine di milioni e milioni di esseri umani? Non è la nostra crisi di valori, il vuoto esistenziale di tantissimi nostri giovani ad alimentare la manovalanza del terrore?
Il comunismo non ha dato all'uomo la libertà, il liberismo selvaggio è rapace e devastante: la Chiesa cosa propone?
La dottrina sociale della Chiesa è ben nota. Direi che rappresenta una sorta di via media tra le istanze della collettività e quelle della persona. D’altra parte singolo e tutto sono inseparabili. L’errore sta nel parcellizzare all’estremo il singolo come nel collettivizzare il tutto, perdendo così, nell’uno come nell’altro caso, il valore della persona. Ecco, credo che la Chiesa proponga e riproponga una antropologia equilibrata che da vita a società altrettanto equilibrate. Essa ha a centro l’essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio, da lui voluto per se stesso. Rispettarlo è riconoscere il disegno di Dio e assecondarlo ottimizzando la vita umana e il mondo tutto.
Senza una rivoluzione spirituale, morale, culturale, politica, l'orizzonte della nostra civiltà si restringe: è anche questo che ha voluto dire il papa?
Credo che papa Francesco abbia denunciato il nostro stare sulla soglia. Continuando per la via intrapresa finiremo sepolti dall’immondizia, avvelenati da acque, aria, terra divenute definitivamente tossiche e ostili. Siamo sull’orlo del baratro. Bisogna prenderne atto. Se cambiamo rotta, se torniamo a guardare con occhi diversi stessi e il creato, forse possiamo farcela. Occorre volgersi indietro, questo poi è il senso della parola “conversione”. È chiaro che possiamo chiamarla anche “rivoluzione”, ma preferisco il primo termine, più biblico. Dobbiamo convertirci, dismettere ogni atteggiamento dispotico nei confronti degli altri e del mondo. Dobbiamo riscoprire il valore della “cura” e tradurlo operativamente, appunto, nella conversione ad altro stile di vita, ad altra attenzione verso gli altri e verso il creato. Speriamo che ce ne sia rimasto il tempo.
Professoressa Militello, il papa dice fra l'altro che chi offende la natura offende l'uomo, chi opprime l'uomo è contro Dio: è la lettura giusta?
In verità il papa si rivolge a tutti, anche ai non credenti, ai quali dunque non può parlare di offesa a Dio. Questo vale sicuramente invece per i credenti, quale sia la loro religione. Non c’è dubbio che violare l’habitat, la natura si ritorce sull’uomo e quindi l’offende e che, per i credenti questo sia “peccato”, colpa personale, violazione della legge di Dio che, secondo il primo racconto della creazione si è compiaciuto della sua opera. Il ritornello dell’esamerone è infatti: “E Dio vide che ciò era buono”. Questo compiacimento s’intensifica per gli esseri umani.
“Laudato sì”: un'enciclica che parte da presupposti ambientalisti ma sfocia poi su un terreno essenzialmente politico: è così?
Non c’è niente dell’agire umano che non abbia ricadute “politiche”. Nel senso nobile e proprio la politica è l’arte della coltivazione della polis, della città e dunque dell’adoperarsi per il bene degli altri, per il bene di tutti. L’ambientalismo, l’ecologia, come ogni altro movimento che tocca l’uomo e il suo rapporto con l’ambiente (fisico, sociale, religioso) ha una ricaduta politica, è una teoria, una ipotesi politica. Siamo abituati a distinguere politica e religione ed è giusto perché la modernità ha sciolto l’ipoteca sacrale che li confondeva. Certo, non stiamo parlando della politica attiva, quella che si esprime con partiti e movimenti che democraticamente propongono e perseguono modelli precisi. Ma, se oltre il particolare allarghiamo lo sguardo, ci è impossibile, da abitanti della città (e del pianeta) disimpegnarci, non pensare e operare per ottimizzare la nostra esistenza. La Chiesa riconosce l’autonomia delle realtà temporali, le sa rette da leggi proprie – così Gaudium et Spes il documento conciliare promulgato 50 anni fa. Ma sa benissimo che anche i credenti, anche il papa vivono nella storia e ne compartiscono le sfide.
Politici, governi, banche, governance, multinazionali, globalizzazione: nessuno si salva, la “civiltà” che ci siamo dati nel suo complesso è sotto accusa...
Purtroppo, per motivi “teologici”, in verità “ideologici”, combattendo movimenti politici opposti, siamo stati indulgenti con il liberismo. Siamo stati accomodanti, acquiescenti o semplicemente neutri. Non c’è stata una condanna altrettanto forte, rispetto a quella contro il comunismo. Ci siamo così ritrovati un mondo poco evangelico, dove prevale l’orizzonte dell’individuo, della sua libertà e del suo benessere, anche se questi indubbi valori comportano gravissime ingiustizie. La libertà finisce dove comincia la libertà dell’altro e l’altro è “persona”, ha cioè i miei stessi diritti e doveri anche se non ha i miei mezzi, se non vive in Occidente… Stiamo assistendo alla sconfitta dell’utopia europea e, forse, all’uscita della Grecia dall’euro. Paradossale. La Grecia è la culla dell’Europa. Le dobbiamo gran parte dei valori che rivendichiamo e difendiamo. Ho sentito qualcuno parlare di “matricidio” e credo sia il termine esatto. Lo stesso nome viene al nostro continente da un mito greco. Possibile che conti solo il denaro. Che non sia possibile intendersi altrimenti? Come avallare lo scacco della politica in questo frangente. Come non lamentare l’incapacità dei governi, delle banche… Quanto alle multinazionali e alla globalizzazione il discorso sarebbe lungo ed esula dalla mia competenza. Leonardo Boff, parecchio tempo fa, ha icasticamente affermato che abbiamo privatizzato i bisogni e collettivizzato i sogni. Ossia ciò che è essenziale alla qualità della vita, dobbiamo pagarcelo a nostre spese e se non ne abbiamo i mezzi, restiamo a disperarci. L’effimero, le illusioni, quelle no, appartengono a tutti e le incentiviamo aumentando il malessere e il disagio.
Dove il pensiero di Francesco si sovrappone a quello di san Francesco?
Direi che papa Francesco dipende da san Francesco nel senso che ne fa sua l’utopia di pacificazione e ottimizzazione creaturale. Il Cantico delle creature è l’elogio, appunto, della creaturalità e si è creature sia che si pensi, o semplicemente si appartenga al vivente, sia che si appartenga all’inanimato. Del resto abbiamo a monte salmi bellissimi di lode della creazione di lode di Dio creatore. Essere creature vuol dire riconoscere l’interconnessione, l’ecosistema globale in cui siamo e a cui apparteniamo. Vuol dire avere il senso del limite. Riconoscere Dio come principio da cui veniamo e verso cui andiamo.
E della Teologia della Liberazione?
Sinceramente non so quanto papa Francesco sia prossimo alle teologie della liberazione. Certamente ne compartisce l’attenzione ai poveri, alle periferie, al disagio. Il vangelo è lieto annuncio ai poveri. Scordarsene vuol dire farne una ideologia.
Ci sono stati altri pontefici “verdi” nella storia?
Gli ultimi papi hanno mostrato tutti un’attenzione alle creature e al creato. Teologicamente parlando si è “verdi” se ci si confessa “creature”. Certo la nostra sensibilità al riguardo si è fatta sempre più esplicita. Il fatto è che o invertiamo la rotta o l’umanità – non il pianeta – va verso la sua fine…
Natura devastata, asservita, violentata e miliardi di uomini esclusi, senza acqua né terra, rapinati delle loro risorse naturali, schiavizzati, ricacciati nella povertà: un modello di sviluppo su cui il Papa punta l'indice, perché ormai non è più tollerabile...
Sì, appunto, non è più tollerabile ferire così profondamente la comune madre terra. Non è più tollerabile non riconoscersi come un’unica grande famiglia. È il modello di sviluppo che bisogna abbandonare e coraggiosamente elaborare un percorso inverso. Il papa ha avuto il coraggio di parlare di decrescita. Non entro nel merito tecnico. Per me si tratta di capire che bisogna innanzitutto e soprattutto rimettere al centro gli esseri umani e questo si può fare solo riconoscendone il legame con l’ambiente e quindi prendendosi cura degli esseri umani non meno che della stessa natura che li ospita e li nutre.
Il terrorismo di natura religiosa si alimenta delle nostre contraddizioni o sono agitate da menti raffinate e perverse che vogliono islamizzare l'Europa?
Vedo gli uomini del califfo come seminatori di morte. La vita umana per loro è irrilevante come lo è l’ambiente, che offendono e profanano in ogni modo. Non ho mai creduto al conflitto di civiltà all’Oriana Fallaci. Non vedo minacce d’islamizzazione dell’Europa. Vedo soggetti stanchi, demotivati, ai quali l’odore del sangue pare dare energia. La fede è una sorta di pretesto. Sembra che le armi, la ferocia li rendano “uomini” e “donne” veri, che diano loro dignità e valore. Altrimenti perché andrebbero ad arruolarsi? Dal sonno in cui li abbiamo posti, li destano le ideologie radicali che prendono il posto delle grandi utopie che hanno animato la storia nei secoli precedenti. L’Isis, il fondamentalismo islamico coprono un vuoto ideologico, valoriale, politico, morale. Si combatte il terrorismo riconoscendo i propri errori e operando per correggerli. Il che vuol dire disegnare il mondo non a colpi di matita, ma rispettandone l’organigramma culturale. Nella Laudato sì il papa lamenta che lo spegnersi di una cultura non è meno tragico del venir meno di una specie animale o vegetale. Cosa ha fatto l’Occidente da mille anni circa se non che imporre a ogni costo il proprio modello culturale? Cosa non abbiamo fatto in medio Oriente negli ultimi due secoli? Cosa non abbiamo fatto in Africa? Cosa non abbiamo fatto nella stessa America Latina? Non siamo forse noi, l’Occidente, alla base della povertà, della disperazione, dell’obsoletudine di milioni e milioni di esseri umani? Non è la nostra crisi di valori, il vuoto esistenziale di tantissimi nostri giovani ad alimentare la manovalanza del terrore?
Il comunismo non ha dato all'uomo la libertà, il liberismo selvaggio è rapace e devastante: la Chiesa cosa propone?
La dottrina sociale della Chiesa è ben nota. Direi che rappresenta una sorta di via media tra le istanze della collettività e quelle della persona. D’altra parte singolo e tutto sono inseparabili. L’errore sta nel parcellizzare all’estremo il singolo come nel collettivizzare il tutto, perdendo così, nell’uno come nell’altro caso, il valore della persona. Ecco, credo che la Chiesa proponga e riproponga una antropologia equilibrata che da vita a società altrettanto equilibrate. Essa ha a centro l’essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio, da lui voluto per se stesso. Rispettarlo è riconoscere il disegno di Dio e assecondarlo ottimizzando la vita umana e il mondo tutto.
Senza una rivoluzione spirituale, morale, culturale, politica, l'orizzonte della nostra civiltà si restringe: è anche questo che ha voluto dire il papa?
Credo che papa Francesco abbia denunciato il nostro stare sulla soglia. Continuando per la via intrapresa finiremo sepolti dall’immondizia, avvelenati da acque, aria, terra divenute definitivamente tossiche e ostili. Siamo sull’orlo del baratro. Bisogna prenderne atto. Se cambiamo rotta, se torniamo a guardare con occhi diversi stessi e il creato, forse possiamo farcela. Occorre volgersi indietro, questo poi è il senso della parola “conversione”. È chiaro che possiamo chiamarla anche “rivoluzione”, ma preferisco il primo termine, più biblico. Dobbiamo convertirci, dismettere ogni atteggiamento dispotico nei confronti degli altri e del mondo. Dobbiamo riscoprire il valore della “cura” e tradurlo operativamente, appunto, nella conversione ad altro stile di vita, ad altra attenzione verso gli altri e verso il creato. Speriamo che ce ne sia rimasto il tempo.
2015-07-25 zhengjx
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