Pertini, “il viaggio” senza fine nella memoria italiana

di Francesco Greco - Trentanni fa di questi giorni (29 giugno 1985), il presidente più amato dagli italiani, il partigiano, sei condanne, due evasioni, lasciava il Quirinale. Vi era giunto nell'estate del 1978, eletto dopo l'assassinio di Aldo Moro (9 maggio), in un momento della storia patria tormentato, insanguinato, con le istituzioni scosse dal vento infido del terrore. Dalla strage alla stazione di Bologna all'omicidio Dalla Chiesa, l'Italia era stretta fra la morsa di mafia e terrorismo rosso e nero. Erano gli anni di piombo (copyright di Montanelli).

Nel 1980, a inizio anno, la mafia aveva assassinato Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia. A Mestre era caduto sotto i colpi del terrorismo l'ing. Sergio Gori, a Roma il prof. Vittorio Bachelet era stato freddato sui gradini della facoltà di Scienze Politiche, alla ”Sapienza” di Roma.

Il feeling fra Pertini (“italiano vero” diceva una canzone) e il popolo, l'anima vera, il sottosuolo degli italiani, durò per tutto il settennato e dura ancora oggi, anzi, è più forte che mai: lo spessore etico del Presidente è quello di un gigante della politica, la storia, la vita e ridicolizza il personale politico della seconda repubblica, statisti abborracciati tutti nomine e comunicazione, gente capace di farsi rimborsare (spesso più volte) il tagliaerba e lo scontrino del caffè e lucrare sull'accoglienza dei migranti.

Ma c'è una questione importante in tempi di confusione mediatica da società liquida, pensiero debole e tv-spazzatura: tener viva la memoria affinché le nuove generazioni sappiano che non è tutta fogna, deriva, decadenza, squallore e guardino a esempi positivi (la moglie di Pertini, Carla Voltolina, andava a insegnare col treno ogni mattina).

“Il viaggio” (Sandro Pertini fra i giovani e il popolo), di Enrico Cuccodoro (con Alessandro Nardelli, Raffaele Marzo e Giovanni Pizzoleo), edizioni esperidi, Lecce 2015, pp. 320. euro 18,00 ha proprio questo scopo: tener desta la memoria, rafforzare un'etica con icone una volta tanto spendibili per coerenza e passione, coraggio e fermezza, senso delle istituzioni e sintonia col popolo.

E' significativo il fatto che questa operazione di recupero del passato migliore parta dal Mezzogiorno, nello specifico da Lecce, l'Università del Salento (Cuccodoro insegna Diritto Costituzionale, è coordinatore nazionale dell'Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale Sandro e Carla Pertini). Perché forse proprio al Sud il degrado, la fine della politica è visibile, tangibile, forse irrecuperabile senza nuove sensibilità, culture, governance. Va letto come un segnale di riscatto che parte dalla rilettura di una parabola, quella di Pertini (se ne andò 25 anni fa, il 24 febbraio 1990), di estrema attualità e solarità. E non è che ne abbiamo poi così tante di queste stelle nel nostro firmamento.

Il 1980 fu dunque un anno speciale per la Puglia. Il volume ha la copertina donata dal maestro Giorgio Forattini e si avvale di un emozionate apparato fotografico in b/n (eccolo con Bearzot, luglio 1982: Italia campione del mondo, col papa polacco, con i giovani, ecc.), assembla una compilation di ricordi, incontri, testimonianze, riflessioni (di Vito e Pierfrancesco Catucci, Raffaele Valentini, Vitangelo Susca, Giorgio De Giuseppe, Giacinto Urso, Giorgio Tomasi, Cristina Perchia, Pasquale Bleve, Domenico Coppi, Rosaria De Pascalis, Mario Almerighi, Valdo Spini, Leonardo Saviano, Giuseppe Lauricella, Mimma Maruccio, Gianpaolo Fontana, Donato Nuzzaci, Luigi Mansullo, Cristiano Aliberti, Cesare Pucci, Giacomo Canale, Massimiliano Mezzanotte, Luigi Massimiliano Aquaro e Lea Angela Serratì, Carlo Ciardo, Barbara Di Giannatale, Giovanni D'Alessandro, Marianna Burlando, Marzio Breda, Fabio Zavattaro, Cosima Tateo, Marco Gervasoni, Gino Scaccia, Marta Cerioni, Piermassimo Chirulli, Italo Cucci, Federico Girelli, Silvia Montagna, Paola Cillo, Salvo Andò, Chiara Meoli, Matteo Gandolfo, Andrea Ferrante) che muovono dalla visita che Pertini (era nato a Stella San Giovanni, Savona, il 25 settembre 1896, due lauree: Giurisprudenza a Genova e Scienze Sociali a Firenze) del viaggio presidenziale ai primi di marzo del 1980: un ritorno, poiché era la terra dov'era stato in carcere (Turi) sotto il fascismo, compagno di cella di Antonio Gramsci, e di Aldo Moro (Maglie) che si era immolato per il Paese.

Ma cosa appuntò del viaggio il Presidente amato dai giovani? “In questo giro, di questa forte terra pugliese, io vado attingendo tanto, ma proprio tanto amore. Quanti giovani si vanno stringendo, intorno a me. Quanta gente io vado incontrando e mi stringe la mano; mi dimostra la sua stima e il suo affetto”.

La sintesi di quel tempo in cui le istituzioni avevano una loro dignità e credibilità nelle parole di Antonio Maccanico, grand-commis di Stato: “Il viaggio del Presidente Pertini in Puglia è stato veramente trionfale. Mi ha colpito l'entusiasmo della gente (da risveglio islamico). E' chiaro che il Presidente è l'incarnazione di ciò che al gente ama e sogna: pulizia, chiarezza, dedizione al bene pubblico”.

Parole la cui eco e semantica rischia di offuscarsi e perciò danno all'idea di Cuccodoro più forza dialettica, a conferma di un patrimonio di valori incarnati da Pertini che il tempo non relativizza.

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