BARI – Flebili segnali di ripresa: aumentano gli autocarri per il trasporto delle merci. In Puglia, circolano 217.620 mezzi (l’anno precedente erano 217.224). L’incremento è di 396 unità . Si tratta piccolissima inversione di tendenza che però fa ben sperare: il trasporto delle merci su gomma, infatti, è strategico per la ripresa dell’economia.
E’ quanto rileva il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato gli ultimi dati sul parco veicoli. In particolare, secondo il Pubblico registro automobilistico (Pra), nella provincia di Bari, il numero degli autocarri sale da 59.495 a 59.600; nella provincia di Brindisi da 23.809 a 23.875; in quella di Foggia da 38.151 a 38.328; in quella di Lecce da 51.147 a 51.246; in quella di Taranto da 24.557 a 24.565, mentre scende solo la provincia di Baletta-Andria-Trani da 20.065 a 20.006.
La maggior parte degli autocarri (204.393 su 217.620) è alimentata a gasolio; 8.417 i mezzi a benzina; 3.604 quelli a benzina e metano; 1.101 quelli a benzina e gas; appena 96 quelli elettrici.
Sempre in Puglia, aumentano anche i trattori stradali (o motrici): da 9.158 a 9.220, di cui 3.125 nella provincia di Bari, 1.054 nella Bat, 969 a Brindisi, 2.092 a Foggia, 987 a Lecce e 993 a Taranto.
««Quelli raccolti dal nostro Centro studi regionale – dice Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – non sono che flebili segnali positivi per uno dei settori più martoriati dalla crisi economica e non solo. Il trasporto su gomma rappresenta un settore di primaria importanza per l’economia: basti pensare che in Italia, oltre l’85,5 per cento delle merci viaggia su strada. Agli esorbitanti rincari dei costi d’esercizio ed ai paradossi della disciplina europea – spiega il presidente – si somma la vaghezza del quadro nazionale.
Ad oggi, infatti, non è ancora stato quantificato l’effettivo ammontare delle spese non documentabili, rimangono incerti i tempi per la fruizione delle risorse economiche destinate al settore e non vi sono risposte sul fronte della gravissima situazione determinata dalle difficoltà organizzative delle Motorizzazioni civili». In Puglia poi, «si aggiungono i forti ritardi nei pagamenti da parte della committenza e la perdurante crisi della grande industria: due fattori che, combinati, hanno messo in ginocchio gli autotrasportatori. L’auspicio – conclude Sgherza – è che il Governo converta rapidamente gli annunci in atti concreti e prosegua nel confronto con le associazioni dell’autotrasporto, quantomeno per consentire alle imprese di operare con regole chiare».
E’ quanto rileva il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato gli ultimi dati sul parco veicoli. In particolare, secondo il Pubblico registro automobilistico (Pra), nella provincia di Bari, il numero degli autocarri sale da 59.495 a 59.600; nella provincia di Brindisi da 23.809 a 23.875; in quella di Foggia da 38.151 a 38.328; in quella di Lecce da 51.147 a 51.246; in quella di Taranto da 24.557 a 24.565, mentre scende solo la provincia di Baletta-Andria-Trani da 20.065 a 20.006.
La maggior parte degli autocarri (204.393 su 217.620) è alimentata a gasolio; 8.417 i mezzi a benzina; 3.604 quelli a benzina e metano; 1.101 quelli a benzina e gas; appena 96 quelli elettrici.
Sempre in Puglia, aumentano anche i trattori stradali (o motrici): da 9.158 a 9.220, di cui 3.125 nella provincia di Bari, 1.054 nella Bat, 969 a Brindisi, 2.092 a Foggia, 987 a Lecce e 993 a Taranto.
««Quelli raccolti dal nostro Centro studi regionale – dice Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – non sono che flebili segnali positivi per uno dei settori più martoriati dalla crisi economica e non solo. Il trasporto su gomma rappresenta un settore di primaria importanza per l’economia: basti pensare che in Italia, oltre l’85,5 per cento delle merci viaggia su strada. Agli esorbitanti rincari dei costi d’esercizio ed ai paradossi della disciplina europea – spiega il presidente – si somma la vaghezza del quadro nazionale.
Ad oggi, infatti, non è ancora stato quantificato l’effettivo ammontare delle spese non documentabili, rimangono incerti i tempi per la fruizione delle risorse economiche destinate al settore e non vi sono risposte sul fronte della gravissima situazione determinata dalle difficoltà organizzative delle Motorizzazioni civili». In Puglia poi, «si aggiungono i forti ritardi nei pagamenti da parte della committenza e la perdurante crisi della grande industria: due fattori che, combinati, hanno messo in ginocchio gli autotrasportatori. L’auspicio – conclude Sgherza – è che il Governo converta rapidamente gli annunci in atti concreti e prosegua nel confronto con le associazioni dell’autotrasporto, quantomeno per consentire alle imprese di operare con regole chiare».