“Tassa sulla cultura? Così muore il dialogo”

(Foto: www:salogentis.it)
di Antonio Negro - Il poeta di Lucugnano Girolamo Comi si rivolta nella tomba! Nella mia lunga permanenza a Zurigo ho avuto modo di apprezzare il modello sociale e organizzativo di quei paesi: quando si dice Europa, appunto! Alle associazioni, ma anche a singoli cittadini, di qualsiasi natura, colore e forma statutaria, vengono offerte a titolo gratuito le strutture pubbliche per incontri, riunioni, assemblee, convegni, dibattiti, congressi, feste.

Insomma, per qualsiasi esigenza di natura culturale, politica e sociale. Anche i privati, in genere alberghi e ristoranti, offrono i loro locali per queste circostanze. Molte associazioni hanno sede statutaria proprio nei ristoranti, e gratis. Quando prendevo lezioni private di musica, la scuola elementare vicino a Belleveu metteva a disposizione del mio maestro un' aula a titolo gratuito. Nella palestra della scuola media sulla Hollstrasse, in inverno, giocavamo a calcetto con la squadra di emigrati del quartiere, sempre a titolo gratuito. La cosa importante era ed è il rispetto dei regolamenti affissi sulla bacheca dell'ingresso.

Oggi leggo sulla stampa locale che le associazioni interessate a organizzare manifestazioni sociali e culturali presso il Palazzo Comi di Lucugnano devono pagare 100 euro più Iva alle casse provinciali, e versare una versare una cauzione di 300 euro che vengono, poi, restituiti. La cauzione è la cosa più odiosa che ci possa essere nel mondo delle libere attività associative. Questo è stato deciso in applicazione di un regolamento provinciale che fino a oggi nessuno aveva applicato. Siamo d'accordo che i regolamenti vanno applicati, ma o lo si fa sempre o non lo si fa. Non si possono rispolverare in particolari momenti di difficoltà delle casse pubbliche: questa è la diversità tra noi e gli altri paesi civili.

Non solo, se questi regolamenti dovessero risultare assurdi andrebbero cambiati immediatamente. E questo sembra essere il nostro caso: chi fa volontariato con l'associazionismo per promuovere avvenimenti culturali, sociali, formativi, informativi, non può essere costretto a pagare anche l'uso dei locali, dopo che ci ha rimesso del suo (tempo, mezzi, e a volte anche denaro). L'associazionismo senza fini di lucro è l'unica parte della società rimasta ancora sana, ma così facendo si finisce per disincentivarla e distruggerla.

Capisco i momenti di difficoltà sia giuridiche che economiche in cui si trova il Presidente Antonio Gabellone e la Provincia di Lecce (non è la sola), ma la scelta di far pagare i locali per le attività culturali è come buttare sale sulle ferite. Perché è proprio dalle riunioni che possono emergere quelle proposte atte a migliorare la società e le sue istituzioni, anche economicamente. Ora che siamo venuti a sapere che anche in altri comuni succedono queste cose (Salve, per esempio, per Palazzo Ramirez), dobbiamo pensare a una involuzione del sistema democratico tendente a soffocare la libertà di riunione e il diritto ai pubblici dibattiti, frutto di anni di lotte per la loro conquista. Che tristezza nel pensare a tutto questo. Girolamo Comi si sta rivoltando nella tomba!

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