Amati: trasformare AQP nell'unico gestore meridionale del servizio


di Redazione - "L'Acquedotto pugliese è l'argomento più appropriato per sperimentare l'intesa tra le regioni meridionali, magari giungendo alla trasformazione di AQP nell'unico gestore meridionale del Servizio idrico: tipo la SMA (Società Meridionale dell'Acqua) proposta da Nino Andreatta sul finire degli anni '80 del secolo scorso. Per far ciò serve partire dalla proroga con legge statale della concessione AQP (scade il 31.12.2018), a prescindere dagli aspetti in studio sulla proprietà, e l'applicazione della norma contenuta nel piano di gestione del distretto idrografico dell'Appennino meridionale: cioè l'obbligo di un unico accordo di programma in materia di trasferimento ed acquisizione della risorsa idrica tra le regioni meridionali." Lo dichiara Fabiano Amati, presidente della I commissione bilancio del Consiglio regionale.
"Le politiche compiute dalla Puglia sino al 2012 andavano in questa direzione, pur tra tante difficoltà e incomprensioni. Ne ho ricordo, sofferenze e gioie dirette. Ora bisogna riprendere il cammino e mi pare che i gesti del Presidente Emiliano vadano in questa direzione.
L'idea di gestione unica del sistema idrico ha dalla sua sia la natura che l'economia. La natura perché la sezione geologica meridionale ha una configurazione unitaria e l'economia perché la larga scala produrrebbe una sensibile contrazione dei costi.

Senza un governo unitario del servizio su larga scala amministrativa, invece, ci ritroveremo sempre con i soliti problemi: a) schemi idraulici utilizzati a mezzo servizio, oppure totalmente inutilizzati, a causa di competenze amministrative ripartite su più teste; costi di gestione replicati per la necessità di remunerare più enti di gestione degli invasi e delle grandi opere di adduzione, e ciò per via di competenze molto spesso sovrapposte; b) irragionevole variabilità del costo dell'acqua, per via - ad esempio - dell'uso di schemi idraulici che scontano il pagamento della componente ambientale, sottintendendo così la curiosa teoria in base alla quale le sorgenti d'acqua sono di proprietà del territorio amministrativo ove sgorgano e a dispetto di elementari leggi sulla sezione geologica del meridione; c) difficoltà estreme nel rendere omogeneo il sistema di depurazione delle acque, con sprechi di risorsa idrica che ben si potrebbe riutilizzare e con modalità di trattamento delle acque completamente differenti.

Non è complicato dedurre, allora e per larga approssimazione, la sofferenza che tale sistema regionalistico infligge sulle politiche di bilancio delle regioni meridionali, ed in particolare sulla Puglia. È anche per questo che subito dopo l'estate promuoverò apposite riunioni della Commissione, con la collaborazione di AQP, dell'AIP e dell'Autorità di bacino, per esaminare e mettere su carta gli effetti aggregati della spesa al fine di dimostrare, eventualmente, l'irrazionalità dell'attuale sistema di gestione. Ciò perché, e come sempre, se non si parte dalla conoscenza dettagliata dei bilanci, nelle loro aggregazioni, nessuna idea è in sé buona o cattiva."