Leggenda del folletto Tummà a Bari


di Mario Contino, presidente A.I.R.M. - Nella città di Bari, ormai quasi esclusivamente tra gli anziani, detentori di un antico sapere, è viva una leggenda che mi ha particolarmente colpito.
Per alcuni si tratterebbe solo di un'antica fiaba narrata ai bambini, per altri invece sarebbe una verità da custodire gelosamente, mi riferisco alla leggenda che vorrebbe spiegare la vera origine della folta vegetazione di Ulivi nella regione Puglia.

Questa narra l'avventura, o la disavventura, del Tummà, un antichissimo folletto dal naso molto pronunciato che sarebbe vissuto nella zona dove attualmente sorge la Stazione Ferroviaria. Come ogni folletto della tradizione popolare del Sud Italia, anche il Tummà era attratto da preziosi tesori, così un giorno si mise alla ricerca del tesoro smarrito dagli arabi in quella che allora era l'arida pianura pugliese.

Dopo giorni di tentativi e ricerche che non detterò i risultati sperati, il folletto fu colto da disperazione, tanto da scoppiare in un pianto inconsolabile. Solo il fazzoletto donatole dalla fata Dusica”, anch'essa “residente” nell'antica Puglia, tornava utile al folletto per pulirsi gli occhi dalle lacrime che in maniera copiosa finirono per inondare il suolo.

Grazie a quel magico liquido nacquero gli Ulivi di cui oggi la Regione Puglia va tanto fiera. Il Tummà, pur essendo meno noto di altri leggendari folletti presenti nel folclore Pugliese, ne conserverebbe alcune caratteristiche comportamentali.

Si narra che ancora oggi vaghi per il barese alla ricerca di quel fantastico tesoro, ovviamente ne custodirebbe già molti altri e, se qualcuno riuscisse a strappar via il fazzoletto donatole dalla Fata Dusica, sarebbe disposto a regalare uno di questi forzieri pieni d'oro pur di riaverlo. Una leggenda che dimostra, ancora una volta, l'antico legame tra il popolo pugliese e la natura, soprattutto con gli “spiriti della natura” che rappresentavano la personificazione di alcuni suoi aspetti.