“Per l’Ilva di Taranto servono risposte, non polemiche. Tuteliamo salute e ambiente salvando l’occupazione”

“Alle rilevazioni dell’Arpa o si crede o non si crede – aggiunge il segretario - . Non possono andar bene solo quando serve, altrimenti si rischia di fare come l’arbitro quando assegna un calcio di rigore: se lo dà alla tua squadra, fa bene; se lo concede all’avversario, ha sbagliato…”. Per trovare soluzioni, invece, serve ben altro che le polemiche: “Anche se c’è chi chiede, senza nascondersi, la chiusura dell’Ilva – dice Pugliese – non si deve mai dimenticare che si tratta di un’azienda che dà lavoro a 12mila persone direttamente e ad almeno 8mila indirettamente. E anche chi parla di ‘piano B’ non tiene conto della storia: in Italia non ci sono mai stati aiuti e ricollocamenti per le aziende siderurgiche che hanno chiuso. Vale per la Falck, per l’area a caldo di Genova, per l’Italsider di Bagnoli. Sono tutte abbandonate e non un solo operaio è stato ricollocato al lavoro. E per essere ancora più precisi: nessuna di queste aree è mai stata bonificata…”.“Per l’Ilva di Taranto servono risposte, non polemiche. Insomma, l’Ilva va in qualche modo salvaguardata: “Siamo d’accordissimo quando si parla di tutela della salute e dell’ambiente – afferma il segretario Uil – ma tutto deve essere compatibile con l’occupazione, come peraltro avviene in altre parti del mondo perché ci sono le tecnologie per poterlo fare. La verità è che esiste un impegno preciso del governo Renzi, che attendiamo sia rispettato. E’ si questo che si dovrebbe far leva”.

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