di Francesco Greco - “La Grecia non morirà per l'euro... I greci non li puoi influenzare, e questo l'Europa non lo ha capito... I Greci sono come Gesù Cristo...”. Se Bruxelles l'avesse capito, se burocrati, banchieri, la Merkel “la schiavista” e la troika avessero letto “Un'estate in Grecia”, di Giuseppe Ciulla, Chiarelettere, Milano 2013, pp. 160, euro 12,90, ebook 9,99, forse avrebbero adottato un altro atteggiamento nella crisi dell'estate 2015, perché “il Mediterraneo influenza la vita di confine più delle imposizioni della troika”. E invece hanno trattato la Grecia “come una puttana” e i greci da “cavie del sistema europeo”.
Un reportage lungo 4.000 km, unto del “profumo di melanzane fritte e cipolle”, per demolire i luoghi comuni dei greci “intrallazzoni” che hanno trafficato con i bilanci per entrare nell'Ue, ma per Montanelli “i primi europei... filosofi e poeti contano più di legislatori e condottieri” (Storia dei Greci, Bur Rizzoli, 1959). Loro nell'Ue ci stanno con placida indifferenza, come vissero nell'impero bizantino prima (distrutto con la quarta Crociata dagli eserciti latini) e ottomano poi.
La Grecia on the road, più intima e vera: come nessuno l'aveva mai descritta, dal Peloponneso ai confini con la Bulgaria e la Turchia, inclusa Volos (la città degli Argonauti), terzo distretto industriale. Percorsa in ogni anfratto, dalla capitale “grande madre ingannatrice”, “la città-dea” con i “drogati sotto i portici del centro ammucchiati come sacchi neri”, al Monte Athos con i monaci ortodossi e gli eremiti che si sono sottratti al mondo (spesso lasciando moglie e figli). E fra i cadaveri dei migranti affogati nel fiume Evros che qualcuno pietosamente seppellisce.
“Lì sotto – dice una giornalista disoccupata indicando un'area archeologica di 200 mq – riposano Pericle e Solone. Se l'Europa lo sapesse...”. Troppe cose ignora l'Europa dei suoi confini a sud dove “c'è una diversa concezione del tempo rispetto all'Europa”.
Svelata nel gioco degli incontri con personaggi di grande pathos, nativi e forestieri, alcuni stravaganti, altri che hanno abbandonato l'Europa (Roma Trastevere, Milano) dei Piigs per viverci, sintonizzati con la sua anima antica, con una cultura pregna dell'afflato polisemico dei suoi miti fondativi.
Passati i giorni del referendum, del braccio di ferro fra due idee forse inconciliabili e distanti di Europa, nello specifico, con i tecnocrati di Bruxelles e dell'accordo off-limits di Tsipras, gli inviati se ne sono tornati in redazione ed è arrivato l'accordo con i creditori in un paese dove “si aspetta sempre e si canta” e si prega, perché “è il sacro a scandire il tempo”.
“Se capisci la Grecia capisci l'Europa”, avverte Ciulla. Il reportage svela il “mosaico” che la falange macedone di cronisti mandati a “coprire” gli eventi non è riuscita a vedere. Il popolo greco, “soldati senza paga”, invece, continua a soffrire, le famiglie non hanno l'acqua, la luce gliel'hanno tagliata, anche i bambini sono depressi e “lasciano la scuola”, il 25% non ha l'assistenza sanitaria e intanto si cantano le canzoni di lotta del dopoguerra, mentre i gioielli di famiglia sono stati messi in vendita, la disoccupazione aumenta, la povertà si allarga e travolge anche la classe media che “annaspa”: ex insegnanti, ex architetti, sarti e muratori: tutti al bar. Pensioni e stipendi ridotti del 20%, l'assegno sociale da 430 a 316 euro, le medicine scarse (“Parakalò ticket”), i dipendenti pubblici dimagriti del 10%. Mentre chi aveva i soldi li ha portati all'estero e chi non pagava le tasse continua a evaderle senza pudore.
Ciulla svela anche l'anima rurale indomita fra ulivi e animali, monete parallele (Tem) e reti di distribuzione alternative dei prodotti della terra, filiera corta: “Stiamo inventando un'economia”, “una sfida aperta al capitalismo”, memori di una civiltà che fu “il centro del mondo”. Il viaggio risale a prima delle elezioni con cui Tsipras riuscì a vincere e governare. Così si trasfigura in un documento storico sul popolo che, sempre a detta di Montanelli, è stato il primo nella storia a dirsi europeo. Il “philotimo” lo ha aggregato, tenuto in vita in tutti questi secoli, e lo ha salvato dalla catastrofe. Che cos'è? “Il piacere di fare una cosa solo per il piacere di farla è tipico dei Greci”.
Ma è anche altro... Reportage degno dei grandi inviati (da Montanelli a Egisto Corradi, Ettore Mo, Tiziano Terzani, Oscar Eleni, Igor Man) per capire la Grecia (“più Oriente che Occidente”) e i greci. E l'Europa che verrà, se e quando verrà...
“Se capisci la Grecia capisci l'Europa”, avverte Ciulla. Il reportage svela il “mosaico” che la falange macedone di cronisti mandati a “coprire” gli eventi non è riuscita a vedere. Il popolo greco, “soldati senza paga”, invece, continua a soffrire, le famiglie non hanno l'acqua, la luce gliel'hanno tagliata, anche i bambini sono depressi e “lasciano la scuola”, il 25% non ha l'assistenza sanitaria e intanto si cantano le canzoni di lotta del dopoguerra, mentre i gioielli di famiglia sono stati messi in vendita, la disoccupazione aumenta, la povertà si allarga e travolge anche la classe media che “annaspa”: ex insegnanti, ex architetti, sarti e muratori: tutti al bar. Pensioni e stipendi ridotti del 20%, l'assegno sociale da 430 a 316 euro, le medicine scarse (“Parakalò ticket”), i dipendenti pubblici dimagriti del 10%. Mentre chi aveva i soldi li ha portati all'estero e chi non pagava le tasse continua a evaderle senza pudore.
Ciulla svela anche l'anima rurale indomita fra ulivi e animali, monete parallele (Tem) e reti di distribuzione alternative dei prodotti della terra, filiera corta: “Stiamo inventando un'economia”, “una sfida aperta al capitalismo”, memori di una civiltà che fu “il centro del mondo”. Il viaggio risale a prima delle elezioni con cui Tsipras riuscì a vincere e governare. Così si trasfigura in un documento storico sul popolo che, sempre a detta di Montanelli, è stato il primo nella storia a dirsi europeo. Il “philotimo” lo ha aggregato, tenuto in vita in tutti questi secoli, e lo ha salvato dalla catastrofe. Che cos'è? “Il piacere di fare una cosa solo per il piacere di farla è tipico dei Greci”.
Ma è anche altro... Reportage degno dei grandi inviati (da Montanelli a Egisto Corradi, Ettore Mo, Tiziano Terzani, Oscar Eleni, Igor Man) per capire la Grecia (“più Oriente che Occidente”) e i greci. E l'Europa che verrà, se e quando verrà...