Bari, il 10 settembre la Marcia delle donne e degli uomini scalzi a sostegno dei migranti

BARI - I migranti sono “gli uomini scalzi del secondo millennio. E noi stiamo con loro”. Inizia così l’appello lanciato da alcuni personaggi dello spettacolo e della cultura a sostegno dei migranti. La marcia delle donne e degli uomini scalzi è l’invito a togliere le scarpe e a camminare per esprimere solidarietà verso chi “ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere”.

La città di Bari risponde all’appello e invita tutti i cittadini a partecipare alla marcia delle donne e degli uomini scalzi organizzata dall’assessorato al Welfare del Comune e dal Centro interdipartimentale ricerche sulla pace “Giuseppe Nardulli”. L’appuntamento è per giovedì prossimo, 10 settembre, alle 17.30, in piazza del Ferrarese: la marcia terminerà in piazza Umberto dopo aver attraversato il centro cittadino.

Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie - si legge nell’appello -  al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.

Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.

Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

“Sarà l’occasione per continuare a raccogliere adesioni per la costruzione di una rete cittadina che offra possibilità di conoscenza, condivisione e sostegno nei confronti dei migranti e dei soggetti più fragili della nostra comunità - commenta l’assessora al Welfare Francesca Bottalico -. Chiunque potrà offrire il proprio contributo in termini di idee, di competenze o anche semplicemente di tempo alla costruzione e alla crescita della rete solidale cittadina. Bari è una città che ha molto da dare, sono sicura che la risposta dei cittadini non si farà attendere”.

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