di Francesco Greco. MOLFETTA (Ba) - Sarà la Cattedrale di Molfetta ad accogliere le spoglie mortali di don Tonino Bello per la sua inumazione definitiva o la chiesa di Alessano? L'ipotesi più probabile fatta in punta di diritto canonico da alcuni esperti in materia è quella di Molfetta, ma il testamento del vescovo direbbe il contrario.
Mentre continua la causa di beatificazione del vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo di Puglia e Terlizzi, la querelle è sempre viva e non perde di vis polemica. Come si ricorderà, prese forma nell'eventualità che il vescovo nato ad Alessano nel 1935 e morto a Molfetta nel 1993, da “beato”, salga agli onori degli altari e sia proclamato santo.
E dunque, da un lato la Chiesa di Alessano e la “Fondazione don Tonino Bello” (dove ha sede anche una importante pinacoteca, pare la seconda in Italia per spessore artistico) che, quando il vescovo sarà santo, vorrebbero traslare la salma dal cimitero monumentale nella Chiesa Madre intitolata al SS. Salvatore, per gestirne il personaggio e la relativa ricaduta del business portato dai visitatori.
Dall'altra chi sostiene, in punta di diritto economico, che l'eventuale esumazione della salma del prelato, che fu anche presidente nazionale di Pax Christi, porterebbe don Tonino nella diocesi dove fu vescovo (dal 1982 alla morte prematura): e quindi a Molfetta che già si è fatta avanti.
Sullo sfondo, il testamento olografo di don Tonino, sul quale c'è scritto che la sua intenzione era di rimanere ad Alessano, anche come forma di “tributo”, di riconoscenza alla sua terra, il Salento, tanto amata. E qui gli esegeti si sono attivati: intendeva il cimitero dove sarebbe stato sepolto, e dove affluiscono i visitatori (domenica scorsa c'è stato un concerto di musiche per la pace dirette da Ambrogio Sparagna, tre volte maestro concertatore della “Notte della Taranta”), oppure la Chiesa del paese?
Intanto si sono conclusi i lavori al cimitero, col viale che richiama il deserto e le dodici nicchie, pronte ad accogliere le opere degli artisti che intenderanno riflettere sui cardini del pensiero di don Tonino (accoglienza, convivialità delle differenze, solidarietà, ecc.). E accanto al cimitero è sorto un centro di accoglienza dei pellegrini gestito da una cooperativa giovanile, mentre il Comune ha pronto un finanziamento di circa 200mila euro per migliorare l'area del sacro luogo, con parcheggi e altre infrastrutture. Che nel caso dell'esumazione sarebbero soldi buttati al vento. Grande, come si vede, è la schizofrenia sotto il cielo, e forse un minimo di coordinamento e di razionalità sarebbe auspicabile.
Mentre continua la causa di beatificazione del vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo di Puglia e Terlizzi, la querelle è sempre viva e non perde di vis polemica. Come si ricorderà, prese forma nell'eventualità che il vescovo nato ad Alessano nel 1935 e morto a Molfetta nel 1993, da “beato”, salga agli onori degli altari e sia proclamato santo.
E dunque, da un lato la Chiesa di Alessano e la “Fondazione don Tonino Bello” (dove ha sede anche una importante pinacoteca, pare la seconda in Italia per spessore artistico) che, quando il vescovo sarà santo, vorrebbero traslare la salma dal cimitero monumentale nella Chiesa Madre intitolata al SS. Salvatore, per gestirne il personaggio e la relativa ricaduta del business portato dai visitatori.
Dall'altra chi sostiene, in punta di diritto economico, che l'eventuale esumazione della salma del prelato, che fu anche presidente nazionale di Pax Christi, porterebbe don Tonino nella diocesi dove fu vescovo (dal 1982 alla morte prematura): e quindi a Molfetta che già si è fatta avanti.
Sullo sfondo, il testamento olografo di don Tonino, sul quale c'è scritto che la sua intenzione era di rimanere ad Alessano, anche come forma di “tributo”, di riconoscenza alla sua terra, il Salento, tanto amata. E qui gli esegeti si sono attivati: intendeva il cimitero dove sarebbe stato sepolto, e dove affluiscono i visitatori (domenica scorsa c'è stato un concerto di musiche per la pace dirette da Ambrogio Sparagna, tre volte maestro concertatore della “Notte della Taranta”), oppure la Chiesa del paese?
Intanto si sono conclusi i lavori al cimitero, col viale che richiama il deserto e le dodici nicchie, pronte ad accogliere le opere degli artisti che intenderanno riflettere sui cardini del pensiero di don Tonino (accoglienza, convivialità delle differenze, solidarietà, ecc.). E accanto al cimitero è sorto un centro di accoglienza dei pellegrini gestito da una cooperativa giovanile, mentre il Comune ha pronto un finanziamento di circa 200mila euro per migliorare l'area del sacro luogo, con parcheggi e altre infrastrutture. Che nel caso dell'esumazione sarebbero soldi buttati al vento. Grande, come si vede, è la schizofrenia sotto il cielo, e forse un minimo di coordinamento e di razionalità sarebbe auspicabile.