BARI - “Stop ad interventi provvisori sull’emergenza cozze, serve subito dichiarare lo stato di calamità per un settore già in ginocchio e che, ora, rischia la paralisi totale. Ma soprattutto: vanno definite soluzioni strutturali per un comparto, quello mitilicolo, che da sempre lega indissolubilmente la sua immagine a quella della città, a partire dalla bonifica di mar Piccolo”.
A dichiararlo è Francesca Franzoso, consigliere regionale e vicecoordinatrice pugliese di Forza Italia, dopo l’ultimo allarme lanciato dai mitilicoltori che rischiano di perdere la produzione del 2016 - per un valore di 15 milioni di euro- a causa delle alte temperature che hanno deteriorato il novellame nel secondo seno di Mar Piccolo.
“Dopo anni di mancate risposte da parte delle istituzioni, dall’interdizione del primo seno nel 2012 ad oggi, ora l’emergenza è deflagrata in una crisi che rischia di diventare irreversibile e di spazzare via un’intera economia, quella del mare, se non si mettono in campo le risposte adeguate. A partire dall’avvio immediato dell’iter per il riconoscimento dello stato di calamità. Ma, prima di tutto, va affrontato con realismo il capitolo delle bonifiche di Mar Piccolo previsto, insieme con i quartieri di Statte e Tamburi, dalla legge di ottobre del 2012. Un intervento, quello dello del disinquinamento, che in questi anni, nonostante l’avvicendamento di ben due commissari ministeriali, è rimasto lettera morta. Nonostante, tra l’altro, le proposte avanzate dalla stessa Confcommercio e il rapporto Arpa sull’inquinamento delle acque. E nonostante, poi, la presenza sul territorio di istituti scientifici di riferimento: dalla stessa Agenzia regionale per l’ambiente al Cnr- talassografico. Sulle bonifiche, dunque, serve imprimere una accelerazione immediata. Così come è necessario, a questo punto, aprire il cantiere dei Gac, gruppo di azione costiera, e avviare l’iter per il riconoscimento del marchio Dop per la tutela e il rilancio della filiera mitilicola locale. Infine: è banale dire che va scongiurata la decisione del’amministrazione di chiudere il Centro ittico, punto di riferimento di un settore oggi in agonia. Non si capisce la decisione della fusione con Infrataras essendo società partecipate con finalità completamente diverse. In sintesi: è necessario che gli enti locali, Comune, Regione Provincia imprimano una svolta sulla crisi della mitilicoltura, non si può dire che la città è vocata all’economia del mare e poi non fare nulla, come in questi anni”.
A dichiararlo è Francesca Franzoso, consigliere regionale e vicecoordinatrice pugliese di Forza Italia, dopo l’ultimo allarme lanciato dai mitilicoltori che rischiano di perdere la produzione del 2016 - per un valore di 15 milioni di euro- a causa delle alte temperature che hanno deteriorato il novellame nel secondo seno di Mar Piccolo.
“Dopo anni di mancate risposte da parte delle istituzioni, dall’interdizione del primo seno nel 2012 ad oggi, ora l’emergenza è deflagrata in una crisi che rischia di diventare irreversibile e di spazzare via un’intera economia, quella del mare, se non si mettono in campo le risposte adeguate. A partire dall’avvio immediato dell’iter per il riconoscimento dello stato di calamità. Ma, prima di tutto, va affrontato con realismo il capitolo delle bonifiche di Mar Piccolo previsto, insieme con i quartieri di Statte e Tamburi, dalla legge di ottobre del 2012. Un intervento, quello dello del disinquinamento, che in questi anni, nonostante l’avvicendamento di ben due commissari ministeriali, è rimasto lettera morta. Nonostante, tra l’altro, le proposte avanzate dalla stessa Confcommercio e il rapporto Arpa sull’inquinamento delle acque. E nonostante, poi, la presenza sul territorio di istituti scientifici di riferimento: dalla stessa Agenzia regionale per l’ambiente al Cnr- talassografico. Sulle bonifiche, dunque, serve imprimere una accelerazione immediata. Così come è necessario, a questo punto, aprire il cantiere dei Gac, gruppo di azione costiera, e avviare l’iter per il riconoscimento del marchio Dop per la tutela e il rilancio della filiera mitilicola locale. Infine: è banale dire che va scongiurata la decisione del’amministrazione di chiudere il Centro ittico, punto di riferimento di un settore oggi in agonia. Non si capisce la decisione della fusione con Infrataras essendo società partecipate con finalità completamente diverse. In sintesi: è necessario che gli enti locali, Comune, Regione Provincia imprimano una svolta sulla crisi della mitilicoltura, non si può dire che la città è vocata all’economia del mare e poi non fare nulla, come in questi anni”.