BARI - Il Consiglio dei Ministri approva l’iter per il ripristino della norma che prevede l’indicazione dello stabilimento di produzione e/o confezionamento sulle etichette dei prodotti agroalimentari, dopo una lunga battaglia parlamentare del M5S
Dopo una lunga battaglia parlamentare e numerosi cittadini che hanno fatto sentire la propria voce attraverso petizioni online e mailbombing al ministero dell’Agricoltura, il Consiglio dei Ministri ha reso di nuovo obbligatoria l’indicazione della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari. La dicitura, un elemento fondamentale per la tracciabilità del made in Italy e per il rispetto dei consumatori, era scomparsa in concomitanza con l’entrata in vigore, nel dicembre 2014, del Regolamento europeo 1169/2011 in materia di etichettatura degli alimenti.
Ora la palla passa all’Ue che dovrà dare la definitiva approvazione alla decisione italiana. “E pensare che se il Governo avesse accolto, sin dallo scorso dicembre, la nostra proposta di legge – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – ci saremmo tenuti stretti l’etichetta, così come la conoscono da tempo i consumatori italiani, già nove mesi fa. Allora accogliemmo l’appello delle associazioni e del sito www.ioleggoletichetta.it nonché invitammo i cittadini a far sentire la propria voce in nome di una etichetta trasparente e in grado di fornire l’indicazione dello stabilimento di produzione e trasformazione del prodotto acquistato. Cittadini che in maniera massiccia inviarono mail al Ministero dell’Agricoltura".
"Allora sarebbe bastata una mera comunicazione, per tempo, all’Unione europea per far sì che il nostro Paese potesse mantenere questa informazione nell’etichettatura dei propri prodotti ma – continua L’Abbate (M5S) – il Governo ha preferito far orecchie da mercante e arrivare in ritardo, mettendo a rischio le eccellenze agroalimentari italiane. In questi anni abbiamo presentato numerosi atti parlamentari per spingere l’Esecutivo renziano ad una presa di posizione in difesa del made in Italy: raccogliamo con piacere questa piccola grande vittoria ma continueremo con il fiato sul collo finché la norma non verrà ripristinata”.
Ora la palla passa all’Ue che dovrà dare la definitiva approvazione alla decisione italiana. “E pensare che se il Governo avesse accolto, sin dallo scorso dicembre, la nostra proposta di legge – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – ci saremmo tenuti stretti l’etichetta, così come la conoscono da tempo i consumatori italiani, già nove mesi fa. Allora accogliemmo l’appello delle associazioni e del sito www.ioleggoletichetta.it nonché invitammo i cittadini a far sentire la propria voce in nome di una etichetta trasparente e in grado di fornire l’indicazione dello stabilimento di produzione e trasformazione del prodotto acquistato. Cittadini che in maniera massiccia inviarono mail al Ministero dell’Agricoltura".
"Allora sarebbe bastata una mera comunicazione, per tempo, all’Unione europea per far sì che il nostro Paese potesse mantenere questa informazione nell’etichettatura dei propri prodotti ma – continua L’Abbate (M5S) – il Governo ha preferito far orecchie da mercante e arrivare in ritardo, mettendo a rischio le eccellenze agroalimentari italiane. In questi anni abbiamo presentato numerosi atti parlamentari per spingere l’Esecutivo renziano ad una presa di posizione in difesa del made in Italy: raccogliamo con piacere questa piccola grande vittoria ma continueremo con il fiato sul collo finché la norma non verrà ripristinata”.