La Regione Puglia partecipa alla petizione contro le discriminazioni di genere nello sport. “E’ una battaglia di civiltà e progresso”
BARI - La Regione Puglia sostiene la mobilitazione nazionale che intende abolire la discriminazione nei confronti delle donne per l’accesso allo sport professionistico. Lo ha annunciato questa mattina l’assessore allo Sport Raffaele Piemontese, nel corso di una conferenza stampa alla Fiera del Levante. “È una battaglia di civiltà e di progresso – ha spiegato – e non potevamo non accogliere con entusiasmo l’iniziativa aderendo alla petizione che ha già raccolto 30mila firme nel mondo dello sport. La Puglia è una regione progressista e di avanguardia sia nel Mezzogiorno, sia a livello nazionale. La legge 91 del 1981 va superata come già avviene negli altri paesi europei, perché non riconosce un principio costituzionale come la parità nell’accesso a livello professionistico”.
La petizione nazionale lanciata su change.org dalle atlete della “All Reds Rugby Roma” per abolire la discriminazione di accesso allo sport professionistico, sta raccogliendo adesioni tra le atlete di livello internazionale che hanno conquistato il podio in numerose discipline ma che non possono accedere al livello professionistico rimanendo relegate “per legge” a quello dilettantistico.
Campionesse di caratura internazionale come Flavia Pennetta, Federica Pellegrini o Josefa Idem continuano ad essere considerate “dilettanti” per la normativa vigente. L’assurdità e la contraddizione insite nella legge comportano la negazione di una serie di riconoscimenti come i contributi a livello pensionistico, la maternità o l’assistenza sanitaria.
La presidente dell’Associazione nazionale atlete Assist, Luisa Rizzitelli, ha stigmatizzato la legge chiedendo l’appoggio delle istituzioni per far valere il rispetto e la dignità delle donne nello sport. Sulla stessa linea anche la consigliera regionale di parità, Serenella Molendini, che, sottolineando l’incostituzionalità della norma, ha rimarcato l’urgenza di impugnarla per allinearsi alla tendenza europea che da tempo ha superato le discriminazioni di genere.
Nel corso della conferenza stampa, anche un collegamento telefonico con Josefa Idem, campionessa olimpica ed ex ministro Pari opportunità. “La pratica sportiva è declinata solo al maschile – ha detto. La maternità delle atlete non è affatto tutelata ed una eventuale gravidanza implicherebbe l’immediato scioglimento del contratto”.
La petizione nazionale lanciata su change.org dalle atlete della “All Reds Rugby Roma” per abolire la discriminazione di accesso allo sport professionistico, sta raccogliendo adesioni tra le atlete di livello internazionale che hanno conquistato il podio in numerose discipline ma che non possono accedere al livello professionistico rimanendo relegate “per legge” a quello dilettantistico.
Campionesse di caratura internazionale come Flavia Pennetta, Federica Pellegrini o Josefa Idem continuano ad essere considerate “dilettanti” per la normativa vigente. L’assurdità e la contraddizione insite nella legge comportano la negazione di una serie di riconoscimenti come i contributi a livello pensionistico, la maternità o l’assistenza sanitaria.
La presidente dell’Associazione nazionale atlete Assist, Luisa Rizzitelli, ha stigmatizzato la legge chiedendo l’appoggio delle istituzioni per far valere il rispetto e la dignità delle donne nello sport. Sulla stessa linea anche la consigliera regionale di parità, Serenella Molendini, che, sottolineando l’incostituzionalità della norma, ha rimarcato l’urgenza di impugnarla per allinearsi alla tendenza europea che da tempo ha superato le discriminazioni di genere.
Nel corso della conferenza stampa, anche un collegamento telefonico con Josefa Idem, campionessa olimpica ed ex ministro Pari opportunità. “La pratica sportiva è declinata solo al maschile – ha detto. La maternità delle atlete non è affatto tutelata ed una eventuale gravidanza implicherebbe l’immediato scioglimento del contratto”.
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