di Vittorio Polito - Com’è noto il comunismo è una dottrina che, sulla base delle formulazioni teoriche di Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895) , prevedeva un sistema sociale nel quale sia i mezzi di produzione sia i mezzi di consumo sono sottratti alla proprietà privata e trasformati in proprietà comune, mentre la gestione e la distribuzione dei beni veniva esercitata collettivamente nell’interesse e con la piena partecipazione di tutti i suoi membri. Comunismo è anche l’insieme dei movimenti e dei sistemi politici che hanno fatto propria tale dottrina e delle forze che ne fanno parte.
Il socialismo invece è un ordine politico in grado di eliminare o almeno ridurre le disuguaglianze sociali attraverso una qualche forma di socializzazione dei mezzi di produzione e correttivi applicati al meccanismo di distribuzione delle risorse economiche.
Il 1°luglio 1949, il Sant’Uffizio emanava un decreto contro il comunismo. L’ordinanza in questione dichiarava che «il comunismo… è materialista e anticristano… i dirigenti si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione e alla Chiesa di Cristo».
Tra gli altri divieti vi era quello che dichiarava illecito “iscriversi a partiti comunisti, perché il comunismo… è materialista e anticristiano”. Inoltre dichiarava che era gravemente illecito e peccato mortale “pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici, giornali o fogli volanti, che sostenevano la dottrina o la prassi del comunismo”. Coloro che erano consapevolmente e liberamente iscritti, appoggiavano, pubblicavano, diffondevano o leggevano pubblicazioni che sostenevano la dottrina non erano ammessi ai SS. Sacramenti.
Il Decreto prevedeva, tra l’altro, che i fedeli che professavano, difendevano o si facevano propagandisti della dottrina del comunismo, incorrevano nella scomunica. Anche i giornalai erano inclusi tra coloro che diffondevano pubblicazioni comuniste, mentre i comunisti formali e notori non potevano né cresimarsi, né comunicarsi, se prima non si riconciliavano con la Chiesa.
Curiosità - A tal proposito mi piace citare un fatto di cronaca che fece molto scalpore. L’8 maggio 1960, durante la processione di San Nicola a Bari, si verificò un episodio che ebbe vasta eco non solo a Bari ma anche in Italia. Da un microfono, nelle vicinanze del Molo San Nicola in una giornata piovosa, l’Arcivescovo pro tempore mons. Enrico Nicodemo (1906-1973), quando la processione giunse al termine con la presenza del Sindaco socialista on. avv. Giuseppe Papalia (1897-1964) e relativa giunta, proveniva un richiamo: la partecipazione del Sindaco e dei membri della Giunta social-comunista alla messa in Piazza Mercantile e alla Processione, non solo non è stata richiesta ma non è neanche gradita… come è stato fatto sapere al Sindaco in via confidenziale… L’Arcivescovo , inoltre, con una pubblica dichiarazione evidenziava «l’incompatibilità della presenza del Sindaco e della Giunta social-comunista alle cerimonie sacre».
L’alto prelato si richiamò al decreto del Sant’Uffizio del 1° luglio 1949 contro il comunismo, di cui sopra. Ma con il suo pontificato S.S. Giovanni XXIII chiedeva una maggiore attenzione della Chiesa agli uffici religiosi e una minore intromissione nella politica.
Il socialismo invece è un ordine politico in grado di eliminare o almeno ridurre le disuguaglianze sociali attraverso una qualche forma di socializzazione dei mezzi di produzione e correttivi applicati al meccanismo di distribuzione delle risorse economiche.
Il 1°luglio 1949, il Sant’Uffizio emanava un decreto contro il comunismo. L’ordinanza in questione dichiarava che «il comunismo… è materialista e anticristano… i dirigenti si dimostrano ostili a Dio, alla vera Religione e alla Chiesa di Cristo».
Tra gli altri divieti vi era quello che dichiarava illecito “iscriversi a partiti comunisti, perché il comunismo… è materialista e anticristiano”. Inoltre dichiarava che era gravemente illecito e peccato mortale “pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici, giornali o fogli volanti, che sostenevano la dottrina o la prassi del comunismo”. Coloro che erano consapevolmente e liberamente iscritti, appoggiavano, pubblicavano, diffondevano o leggevano pubblicazioni che sostenevano la dottrina non erano ammessi ai SS. Sacramenti.
Il Decreto prevedeva, tra l’altro, che i fedeli che professavano, difendevano o si facevano propagandisti della dottrina del comunismo, incorrevano nella scomunica. Anche i giornalai erano inclusi tra coloro che diffondevano pubblicazioni comuniste, mentre i comunisti formali e notori non potevano né cresimarsi, né comunicarsi, se prima non si riconciliavano con la Chiesa.
Curiosità - A tal proposito mi piace citare un fatto di cronaca che fece molto scalpore. L’8 maggio 1960, durante la processione di San Nicola a Bari, si verificò un episodio che ebbe vasta eco non solo a Bari ma anche in Italia. Da un microfono, nelle vicinanze del Molo San Nicola in una giornata piovosa, l’Arcivescovo pro tempore mons. Enrico Nicodemo (1906-1973), quando la processione giunse al termine con la presenza del Sindaco socialista on. avv. Giuseppe Papalia (1897-1964) e relativa giunta, proveniva un richiamo: la partecipazione del Sindaco e dei membri della Giunta social-comunista alla messa in Piazza Mercantile e alla Processione, non solo non è stata richiesta ma non è neanche gradita… come è stato fatto sapere al Sindaco in via confidenziale… L’Arcivescovo , inoltre, con una pubblica dichiarazione evidenziava «l’incompatibilità della presenza del Sindaco e della Giunta social-comunista alle cerimonie sacre».
L’alto prelato si richiamò al decreto del Sant’Uffizio del 1° luglio 1949 contro il comunismo, di cui sopra. Ma con il suo pontificato S.S. Giovanni XXIII chiedeva una maggiore attenzione della Chiesa agli uffici religiosi e una minore intromissione nella politica.
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