BARI - Cinque tavoli tematici molto fruttuosi. Il terzo appuntamento de “Gli Stati Generali dell’Alta Murgia” porta a casa risultati concreti: l’aver intercettato tutte le volontà di tecnici, operatori, imprese e cittadini del territorio del GAL Murgia Più. Volontà che si tradurranno in programmazione da qui a pochi mesi, non appena la Regione impartirà le nuove direttive sul settennato di programmazione 2014 – 2020 a tutti i Gruppi di Azione Locale pugliesi.
Tema dell’incontro, introdotto dal presidente del GAL dott. Michele Armienti, dall’assessore alle politiche per l’innovazione e sviluppo delle attività produttive del Comune di Gravina Sergio Varvara , dal direttore tecnico del GAL dott. Luigi Boccacio e dal direttore del Dipartimento di Economia dell'Università di Foggia e vicepresidente del GAL Murgia Più prof. Francesco Contò, quello del ruolo di “Sviluppo e innovazione nelle filiere e nei sistemi produttivi locali".
Guidati dal facilitatore dott. Andrea Gelao e moderati da operativi rapporteur (Gianni Porcelli, vicepresidente Confagricoltura Bari per il tavolo sull’ “aggregazione orizzontale”, Vito Nicola Scalera, direttore di CIA Bari per il tavolo sull’ “aggregazione verticale”, Antonio Cucco Fiore, presidente di Murgiamadre per il tavolo sui “prodotti tipici”, Mariagrazia Perri, dell’Università degli Studi di Foggia per il tavolo “No food” e Gianluigi Cesari, ricercatore IAM per il tavolo “biologico”), gli operatori di Canosa di Puglia, Gravina in Puglia, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia e Spinazzola hanno stilato un elenco delle priorità su cui orientare lo sviluppo rurale.
Su tutte le tematiche, è la necessità di formazione a prevalere: «molti produttori – ha spiegato Vito Nicola Scalera, riassumendo le voci dei partecipanti al tavolo “aggregazione verticale” – gettano la spugna, perché non possiedono le competenze a farsi i conti in tasca e a progettare la chiusura delle filiere produttive sul territorio».
Rispetto al biologico, le idee chiave emerse dai lavori riguardano il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, da sfruttare quale valore aggiunto nelle operazioni di marketing commerciale, la filiera corta - da favorire anche nei circuiti della ristorazione collettiva (scuole, ospedali e aziende), la ricerca, «da stanare nelle accademie e portare nelle aziende, per superare il ritardo nel trasferimento di innovazione di cui è vittima il territorio. In tal senso – ha chiarito il dott. Cesari a nome del tavolo – è necessario che il GAL favorisca la nascita di centri in cui realizzare focus group, agevolare lo scambio di esperienze e sviluppare ricerche ad uso e consumo dei produttori». Altra idea, quella di creare un biodistretto, al fine di agevolare i piccoli produttori che, pur avendo tutte le caratteristiche, non hanno la forza economica di sostenere i costi relativi alle certificazioni.
Fondamentale il ruolo dell’aggregazione orizzontale e del concetto di “rete”, che deve andare oltre all’idea di multifunzionalità dell’impresa agricola, fino ad oggi sviluppato da agriturismi, masserie didattiche e sociali: «se paesaggio naturale e prodotti tipici sono i veri punti di forza del territorio – ha concluso Gianni Porcelli – è necessario che i due elementi interagiscano quotidianamente, sin dalle cose più spicciole».
Ad alimentare il dibattito sul tema caldo dei prodotti tipici, la considerazione per cui i consorzi di tutela potranno funzionare solo se proni al commercio con l’estero. I produttori chiedono inoltre al GAL di entrare nelle governance di futuri consorzi, facendosi promotore di disciplinari di produzione e strategie di valorizzazione.
In tema di no food è emersa l’esigenza di promuovere sul territorio la creazione di un impianto a biomasse in cui trasformare gli scarti delle imprese in energia.
A chiudere i lavori, il case study sull’integrazione tra ricerca e produzione dell’UVA ARRA, presentato dall’agronomo Maurizio Simone e l’intervento del prof. Arturo Casieri (Uniba), sulla necessità di accrescere la «responsabilità sociale d’impresa, per venire incontro alle esigenze del consumatore, che ormai chiede non solo prodotti, ma anche servizi».
Il fruttuoso esito dei tavoli di lavoro, ha dato al GAL lo spunto per riproporre il format nell’ambito dell’incontro di venerdì 18 settembre sul sociale nel territorio rurale dei comuni di di Canosa di Puglia, Gravina in Puglia, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia e Spinazzola.
L’appuntamento è in programma per le ore 17.00 presso l’auditorium “Innocenzo XII”. Nell’occasione il GAL Murgia Più presenterà anche l’indagine “Il ruolo del sociale nello sviluppo rurale”, che indaga, tra l’altro, sulla predisposizione del GAL all’attivazione di progetti sperimentali di occupazione dei soggetti a rischio di disagio in attività legate al ciclo produttivo.
Tema dell’incontro, introdotto dal presidente del GAL dott. Michele Armienti, dall’assessore alle politiche per l’innovazione e sviluppo delle attività produttive del Comune di Gravina Sergio Varvara , dal direttore tecnico del GAL dott. Luigi Boccacio e dal direttore del Dipartimento di Economia dell'Università di Foggia e vicepresidente del GAL Murgia Più prof. Francesco Contò, quello del ruolo di “Sviluppo e innovazione nelle filiere e nei sistemi produttivi locali".
Guidati dal facilitatore dott. Andrea Gelao e moderati da operativi rapporteur (Gianni Porcelli, vicepresidente Confagricoltura Bari per il tavolo sull’ “aggregazione orizzontale”, Vito Nicola Scalera, direttore di CIA Bari per il tavolo sull’ “aggregazione verticale”, Antonio Cucco Fiore, presidente di Murgiamadre per il tavolo sui “prodotti tipici”, Mariagrazia Perri, dell’Università degli Studi di Foggia per il tavolo “No food” e Gianluigi Cesari, ricercatore IAM per il tavolo “biologico”), gli operatori di Canosa di Puglia, Gravina in Puglia, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia e Spinazzola hanno stilato un elenco delle priorità su cui orientare lo sviluppo rurale.
Su tutte le tematiche, è la necessità di formazione a prevalere: «molti produttori – ha spiegato Vito Nicola Scalera, riassumendo le voci dei partecipanti al tavolo “aggregazione verticale” – gettano la spugna, perché non possiedono le competenze a farsi i conti in tasca e a progettare la chiusura delle filiere produttive sul territorio».
Rispetto al biologico, le idee chiave emerse dai lavori riguardano il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, da sfruttare quale valore aggiunto nelle operazioni di marketing commerciale, la filiera corta - da favorire anche nei circuiti della ristorazione collettiva (scuole, ospedali e aziende), la ricerca, «da stanare nelle accademie e portare nelle aziende, per superare il ritardo nel trasferimento di innovazione di cui è vittima il territorio. In tal senso – ha chiarito il dott. Cesari a nome del tavolo – è necessario che il GAL favorisca la nascita di centri in cui realizzare focus group, agevolare lo scambio di esperienze e sviluppare ricerche ad uso e consumo dei produttori». Altra idea, quella di creare un biodistretto, al fine di agevolare i piccoli produttori che, pur avendo tutte le caratteristiche, non hanno la forza economica di sostenere i costi relativi alle certificazioni.
Fondamentale il ruolo dell’aggregazione orizzontale e del concetto di “rete”, che deve andare oltre all’idea di multifunzionalità dell’impresa agricola, fino ad oggi sviluppato da agriturismi, masserie didattiche e sociali: «se paesaggio naturale e prodotti tipici sono i veri punti di forza del territorio – ha concluso Gianni Porcelli – è necessario che i due elementi interagiscano quotidianamente, sin dalle cose più spicciole».
Ad alimentare il dibattito sul tema caldo dei prodotti tipici, la considerazione per cui i consorzi di tutela potranno funzionare solo se proni al commercio con l’estero. I produttori chiedono inoltre al GAL di entrare nelle governance di futuri consorzi, facendosi promotore di disciplinari di produzione e strategie di valorizzazione.
In tema di no food è emersa l’esigenza di promuovere sul territorio la creazione di un impianto a biomasse in cui trasformare gli scarti delle imprese in energia.
A chiudere i lavori, il case study sull’integrazione tra ricerca e produzione dell’UVA ARRA, presentato dall’agronomo Maurizio Simone e l’intervento del prof. Arturo Casieri (Uniba), sulla necessità di accrescere la «responsabilità sociale d’impresa, per venire incontro alle esigenze del consumatore, che ormai chiede non solo prodotti, ma anche servizi».
Il fruttuoso esito dei tavoli di lavoro, ha dato al GAL lo spunto per riproporre il format nell’ambito dell’incontro di venerdì 18 settembre sul sociale nel territorio rurale dei comuni di di Canosa di Puglia, Gravina in Puglia, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia e Spinazzola.
L’appuntamento è in programma per le ore 17.00 presso l’auditorium “Innocenzo XII”. Nell’occasione il GAL Murgia Più presenterà anche l’indagine “Il ruolo del sociale nello sviluppo rurale”, che indaga, tra l’altro, sulla predisposizione del GAL all’attivazione di progetti sperimentali di occupazione dei soggetti a rischio di disagio in attività legate al ciclo produttivo.