di Francesco Greco. WARENDORF (Germania) - “Stravinsky in marcia” è il titolo di una delle sue composizioni più belle. Ma trasfigura anche la sua parabola artistica e umana. Il percussionista e compositore pugliese Antonio Amoroso (foto) è “in marcia” da quando era ragazzo si scoprì la passione per la musica: oltre a Igor Stravinsky, scopre Bartok, Messian, Tchaikovskij e ovviamente il rock in tutte le sue infinite declinazioni: Deep Purple, Genesis e Jethro Tull, e poi Colosseum, Pink Floyd, Frank Zappa, King Crimson, ecc.
I dischi in vinile sono una sorta di “bibbia” laica che svezza la sua generazione ansiosa di scoprire nuovi orizzonti, di definire e appropriarsi della sua identità e del tempo, di essere protagonisti della Storia, in sintonia con milioni di ragazzi sparsi in tutti i continenti.
Nato ad Alessano (Lecce), origini contadine (una “traccia” che nelle sue composizioni sarà sempre presente), ha studiato solfeggio al Conservatorio “Tito Schipa” e allo stesso tempo ha frequentato la “cantina” dei Calignano, che hanno insegnato la musica a intere generazioni.
Col loro gruppo-cult “Corpo”, poi, Amoroso ha suonato in una serie di concerti per tutta l'Europa (Germania, Svizzera). Siamo nei Settanta/Ottanta: l'epoca del rock. Gli orizzonti del Sud gli vanno stretti, sente che deve infrangerli o osare nuove strade, confrontarsi con altre culture. Butta in uno zaino un po' di spartiti e i jeans che gli regala l'amico pittore Roberto Russo. In Germania incontra una bella ragazza, Irmgard, nasce qualcosa, la sposa.
La sua ricerca musicale continua nella patria di Beethoven e Schumann, innervata di nuovi input e infiniti echi, contaminazioni, influenze. “La fase rock è stata importante per me, l'ho vissuta con passione, ma quando ho scoperto la musica classica ho deciso di dedicarmi solo a quella...”.
Antonio Continua a studiare: composizione alla Musikhochschule di Munster col maestro Harry Hofer e percussioni con Theo Hegenkotter. Approfondisce le percussioni, il ritmo lo affascina, ma ha anche una passione per il violoncello, “devo esercitarmi ogni giorno...”, confida. Cosa ascolta? “Classica, barocca e a volte anche musica contemporanea. Ma la musica classica mi dà un'emozione intensa, che non so spiegare...”.
Comincia a comporre sia per le percussioni che per la chitarra. E un giorno sente che è giunta l'ora delle grandi sfide, deve navigare in mare aperto e proporre la sua musica affrontando il pubblico. Comincia così la stagione dei concerti nelle città della Germania. La sua musica sbarca a Colonia, alla WDR, la radio nazionale tedesca: un concerto di un'ora, live, mandato in onda e presentato dal famoso giornalista Jean Putz. Le sue opere per chitarra sono eseguite in diverse città europee dal conosciutissimo “Trio chitarristico di Roma” (Fabio Renato D'Ettorre, Fernando Lepri e Marco Cianchi).
Si sa, i tedeschi amano le sonorità mediterranee colme di energia, di sole, di luce, di vita: il successo è immediato. Ogni tanto torna nel Salento per dedicargli struggenti tribute, per dare la sua musica alla gente che lo conosce sin da bambino e lo ha visto crescere. Eventi seguitissimi, applauditi, come quello tenuto all'Auditorium don Tonino Bello di Alessano, organizzato dalla musicologa Elsa Martinelli.
Il ragazzo del Sud ce l'ha fatta. Ha spiccato il volo, come il suo “Colibrì”, la composizione di 5 minuti e mezzo, registrata con 4 telecamere e dove le percussioni di Antonio evocano il battito delle ali di un uccellino che leggero si alza in volo, nel cielo, che va di fiore in fiore...
“L'ho scritta a Natale scorso, in due settimane. L'ho scritta anche per me. E' una summa delle mie esperienze, della mia capacità alle percussioni. Oggi comporre è difficile, perché molte cose sono state fatte. Resta la sperimentazione, adeguarsi ai tempi, una dimensione che a me interessa molto. Non basta scrivere musica moderna, perché, anche inconsciamente, si può cadere nella banalità. Non è una musica facile e spesso il politico applaude solo per cortesia verso il compositore... Io non scrivo musica per me stesso, ma per donarla agli altri”.
Doni sempre più graditi dal pubblico, in ogni parte del mondo. La marcia del compositore pugliese continua...
I dischi in vinile sono una sorta di “bibbia” laica che svezza la sua generazione ansiosa di scoprire nuovi orizzonti, di definire e appropriarsi della sua identità e del tempo, di essere protagonisti della Storia, in sintonia con milioni di ragazzi sparsi in tutti i continenti.
Nato ad Alessano (Lecce), origini contadine (una “traccia” che nelle sue composizioni sarà sempre presente), ha studiato solfeggio al Conservatorio “Tito Schipa” e allo stesso tempo ha frequentato la “cantina” dei Calignano, che hanno insegnato la musica a intere generazioni.
Col loro gruppo-cult “Corpo”, poi, Amoroso ha suonato in una serie di concerti per tutta l'Europa (Germania, Svizzera). Siamo nei Settanta/Ottanta: l'epoca del rock. Gli orizzonti del Sud gli vanno stretti, sente che deve infrangerli o osare nuove strade, confrontarsi con altre culture. Butta in uno zaino un po' di spartiti e i jeans che gli regala l'amico pittore Roberto Russo. In Germania incontra una bella ragazza, Irmgard, nasce qualcosa, la sposa.
La sua ricerca musicale continua nella patria di Beethoven e Schumann, innervata di nuovi input e infiniti echi, contaminazioni, influenze. “La fase rock è stata importante per me, l'ho vissuta con passione, ma quando ho scoperto la musica classica ho deciso di dedicarmi solo a quella...”.
Antonio Continua a studiare: composizione alla Musikhochschule di Munster col maestro Harry Hofer e percussioni con Theo Hegenkotter. Approfondisce le percussioni, il ritmo lo affascina, ma ha anche una passione per il violoncello, “devo esercitarmi ogni giorno...”, confida. Cosa ascolta? “Classica, barocca e a volte anche musica contemporanea. Ma la musica classica mi dà un'emozione intensa, che non so spiegare...”.
Comincia a comporre sia per le percussioni che per la chitarra. E un giorno sente che è giunta l'ora delle grandi sfide, deve navigare in mare aperto e proporre la sua musica affrontando il pubblico. Comincia così la stagione dei concerti nelle città della Germania. La sua musica sbarca a Colonia, alla WDR, la radio nazionale tedesca: un concerto di un'ora, live, mandato in onda e presentato dal famoso giornalista Jean Putz. Le sue opere per chitarra sono eseguite in diverse città europee dal conosciutissimo “Trio chitarristico di Roma” (Fabio Renato D'Ettorre, Fernando Lepri e Marco Cianchi).
Si sa, i tedeschi amano le sonorità mediterranee colme di energia, di sole, di luce, di vita: il successo è immediato. Ogni tanto torna nel Salento per dedicargli struggenti tribute, per dare la sua musica alla gente che lo conosce sin da bambino e lo ha visto crescere. Eventi seguitissimi, applauditi, come quello tenuto all'Auditorium don Tonino Bello di Alessano, organizzato dalla musicologa Elsa Martinelli.
Il ragazzo del Sud ce l'ha fatta. Ha spiccato il volo, come il suo “Colibrì”, la composizione di 5 minuti e mezzo, registrata con 4 telecamere e dove le percussioni di Antonio evocano il battito delle ali di un uccellino che leggero si alza in volo, nel cielo, che va di fiore in fiore...
“L'ho scritta a Natale scorso, in due settimane. L'ho scritta anche per me. E' una summa delle mie esperienze, della mia capacità alle percussioni. Oggi comporre è difficile, perché molte cose sono state fatte. Resta la sperimentazione, adeguarsi ai tempi, una dimensione che a me interessa molto. Non basta scrivere musica moderna, perché, anche inconsciamente, si può cadere nella banalità. Non è una musica facile e spesso il politico applaude solo per cortesia verso il compositore... Io non scrivo musica per me stesso, ma per donarla agli altri”.
Doni sempre più graditi dal pubblico, in ogni parte del mondo. La marcia del compositore pugliese continua...