La manifestazione - intitolata "L'unione fa la scuola" - è stata organizzata da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Fgu. Due gli obiettivi: rinnovare il contratto e cambiare la l. 107/2015. “Sono sette anni che il contratto è fermo, anni nei quali solo il senso del dovere e la passione per il proprio lavoro di docenti, personale ATA e dirigenti ha permesso alla scuola italiana di andare avanti, mentre le si toglievano risorse e opportunità . Lo hanno fatto con grande fatica e tra mille difficoltà , attingendo alle loro risorse di competenza e professionalità . Per questo meritavano e meritano ben altra “ricompensa” da un Governo che li ha solo ricoperti di belle parole mai tradotte in fatti concreti”. Questo quanto dichiarato pochi giorni fa dal segretario generale di Cisl Scuola, Francesco Crima. Come si legge nel comunicato stampa diffuso dalle associazioni sindacali, la scuola pubblica pugliese è scesa in piazza per ottenere una giusta retribuzione, per tutelare la propria professionalità e per proteggere la libertà d'insegnamento e la qualità e serietà degli studi.
A differenza delle manifestazioni organizzate durante lo scorso anno scolastico, oggi è stato registrato un evidente calo del numero di partecipanti. Colpa della febbre del sabato sera? O forse il premier ha finalmente raggiunto il suo obiettivo ed ottenuto il consenso passivo dei docenti? Chiunque abbia a cuore il futuro della scuola pubblica e chiunque creda nel valore della formazione che essa riesce a dare, non perderà certamente occasione di continuare a mostrare la propria contrarietà . Il motivo? In Giappone gli unici cittadini a non doversi inchinare dinanzi all'imperatore sono gli insegnanti, perchè si ritiene che senza insegnanti non possano esserci imperatori. È impensabile che in una società (almeno sulla carta) democratica, come quella italiana, i docenti debbano piegarsi alle prepotenze di un Governo che ha provato ad ammansirli con un bonus da cinquecento euro ("trenta denari per lavarsi la coscienza", come scritto da Antonella Currò su OrizzonteScuola.it). In attesa di risposte serie da parte dell'esecutivo, quel che resta della scuola pubblica non demorde e già sono in programma future manifestazioni per dire no alla "Buona scuola", che forse - guardando la portata nazionale delle proteste e la persistente unitarietà della lotta sindacale - di buono non ha proprio nulla.