BARI - Il Governo, nell'ambito della riforma del Codice Antimafia in Aula ai primi di Novembre, ha presentato due emendamenti che prevedono la confisca penale "obbligatoria e allargata" per il "reato di caporalato" e la responsabilità oggettiva dell'ente che si avvalga dell'intermediazione dei caporali. Lo dichiara è il relatore Davide Mattiello (Pd).
La Puglia ha una legislazione all’avanguardia in materia di lotta al caporalato e al lavoro nero, ma occorre dare un’applicazione organica e sinergica per ottenere risultati più incisivi.
E’ questo il messaggio emerso dalle audizioni nel corso della seduta congiunta della IV e della VI commissione, in cui hanno relazionato rappresentanti di CGIL, CISL e UIL oltre che l’assessore al lavoro Sebastiano Leo.
“E’ un problema che investe la vita e la dignità delle persone – ha detto il presidente della IV commissione Donato Pentassuglia - rispetto al quale intendiamo operare con le organizzazioni sindacali e la parte datoriale senza sparare nel mucchio, ma con la dovuta determinazione. In questo ambito interloquiremo anche con Inail e Inps, non solo per esaminare gli aspetti relativi alla parte contributiva, ma anche in relazione alle malattie professionali dovute all’utilizzo eccessivo di fitofarmaci e anticrittogamici”.
I sindacati hanno richiamato l’attenzione su una serie di aspetti su cui occorre lavorare in profondità : un raccordo più forte con i Prefetti per un migliore coordinamento degli interventi e delle ispezioni; la necessità di garantire, d’intesa con gli enti locali, un servizio di trasporto sul posto di lavoro alternativo a quello messo a disposizione dai caporali; un’attenzione maggiore agli indici di congruità (proporzione tra mano d’opera impegnata e produzione realizzata); una rivisitazione delle modalità di accesso al lavoro cominciando dai vaucher; il coinvolgimento degli Spesal (Servizi prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) delle ASL per combattere le malattie professionali; un focus sulle aziende che fanno dumping e concorrenza sleale; una maggiore attenzione sugli aspetti della qualità , etc.
Dopo aver sottolineato che il Governo nazionale ha seguito in gran parte la legislazione regionale in materia, l’assessore Leo ha evidenziato che “non c’è tanto da inventare, si tratta di far applicare le norme. Il caporalato c’è, è diffuso non solo in agricoltura e va contrastato. Sappiamo come si articola e si sviluppa. Si pone un problema di repressione; bene sta facendo il Governo nazionale a prevedere la penalizzazione del reato di caporalato”.
L’assessore ha ricordato l’incontro tenutosi il 22 settembre scorso con OO.SS e organizzazioni datoriali al termine del quale sono state concordate una serie di misure che vanno della direzione di un’applicazione rigorosa della legislazione regionale vigente. Nel giorni successivi ha avuto luogo un incontro anche con il Prefetto di Bari con l’impegno preso da quest’ultimo di coinvolgere tutte le prefetture pugliesi, a cui si aggiungeranno anche gli enti locali che hanno la mappatura delle concessioni edilizie rilasciate. “La Puglia non può essere terra di caporalato – ha concluso l’assessore al lavoro - . Ora occorre procedere in maniera importante dando un segnale forte al caporalato e alla richiesta di sicurezza che giunge da tutti i settori produttivi”.
La Puglia ha una legislazione all’avanguardia in materia di lotta al caporalato e al lavoro nero, ma occorre dare un’applicazione organica e sinergica per ottenere risultati più incisivi.
E’ questo il messaggio emerso dalle audizioni nel corso della seduta congiunta della IV e della VI commissione, in cui hanno relazionato rappresentanti di CGIL, CISL e UIL oltre che l’assessore al lavoro Sebastiano Leo.
“E’ un problema che investe la vita e la dignità delle persone – ha detto il presidente della IV commissione Donato Pentassuglia - rispetto al quale intendiamo operare con le organizzazioni sindacali e la parte datoriale senza sparare nel mucchio, ma con la dovuta determinazione. In questo ambito interloquiremo anche con Inail e Inps, non solo per esaminare gli aspetti relativi alla parte contributiva, ma anche in relazione alle malattie professionali dovute all’utilizzo eccessivo di fitofarmaci e anticrittogamici”.
I sindacati hanno richiamato l’attenzione su una serie di aspetti su cui occorre lavorare in profondità : un raccordo più forte con i Prefetti per un migliore coordinamento degli interventi e delle ispezioni; la necessità di garantire, d’intesa con gli enti locali, un servizio di trasporto sul posto di lavoro alternativo a quello messo a disposizione dai caporali; un’attenzione maggiore agli indici di congruità (proporzione tra mano d’opera impegnata e produzione realizzata); una rivisitazione delle modalità di accesso al lavoro cominciando dai vaucher; il coinvolgimento degli Spesal (Servizi prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) delle ASL per combattere le malattie professionali; un focus sulle aziende che fanno dumping e concorrenza sleale; una maggiore attenzione sugli aspetti della qualità , etc.
Dopo aver sottolineato che il Governo nazionale ha seguito in gran parte la legislazione regionale in materia, l’assessore Leo ha evidenziato che “non c’è tanto da inventare, si tratta di far applicare le norme. Il caporalato c’è, è diffuso non solo in agricoltura e va contrastato. Sappiamo come si articola e si sviluppa. Si pone un problema di repressione; bene sta facendo il Governo nazionale a prevedere la penalizzazione del reato di caporalato”.
L’assessore ha ricordato l’incontro tenutosi il 22 settembre scorso con OO.SS e organizzazioni datoriali al termine del quale sono state concordate una serie di misure che vanno della direzione di un’applicazione rigorosa della legislazione regionale vigente. Nel giorni successivi ha avuto luogo un incontro anche con il Prefetto di Bari con l’impegno preso da quest’ultimo di coinvolgere tutte le prefetture pugliesi, a cui si aggiungeranno anche gli enti locali che hanno la mappatura delle concessioni edilizie rilasciate. “La Puglia non può essere terra di caporalato – ha concluso l’assessore al lavoro - . Ora occorre procedere in maniera importante dando un segnale forte al caporalato e alla richiesta di sicurezza che giunge da tutti i settori produttivi”.