di Livalca – “Novum Eboracum”. Così – forse per renderla più vicina, quasi mediterranea - Joseph Tusiani ama chiamare la metropoli al di là dell’Oceano nella quale fresco di laurea migrò nel settembre 1947 insieme alla madre Maria Pisone. Quando nacque, il 14 gennaio, a San Marco in Lamis, suo padre Michele Tusiani era già emigrato negli Stati Uniti dove si sarebbero conosciuti solo ventitré anni dopo. Il cuore di Tusiani è rimasto da allora sempre diviso tra il nido garganico e New York, dove ha avuto successo e dove ha insegnato Letteratura italiana in università private e pubbliche, in particolare nel College of Mount Saint Vincent e nel Lehman College della City University di New York, che il 29 ottobre p.v. gli conferisce il prestigioso Distinguished Accomplishment in Literature Award.
Traduttore della grande poesia italiana (Dante, Boccaccio, Pulci, Machiavelli, Michelangelo, Tasso, Alfieri, Leopardi) ed egli stesso poeta quadrilingue (inglese, latino, italiano, garganico), vinse nel 1966 il Greenwood Prize della Poetry Society of England per il poemetto “The Return”, nel 1984 la prestigiosa Congressional Medal of Merit del Parlamento americano e nel 2007 il Giglio d’argento del Comune di Firenze. Nel 2004 ha conseguito inoltre la laurea honoris causa in Lettere a Foggia. Nella sua vastissima produzione un posto speciale hanno due romanzi entrambi con protagonista Dante: il primo “Dante in licenza” fu pubblicato - ancora col nome “Giuseppe” - nel 1952 (Verona, Nigrizia), l’altro “Envoy from Heaven” nel 1965 (New York, Obolensky). tradotto l’anno dopo da Adriana Valente col titolo “Dal cielo ‘inviato speciale’” (Roma, Presenza). Considerato una sorta di bozza ancora acerba del più maturo ‘remake’ del 1965 e per giunta ormai introvabile anche nel mercato dell’usato, “Dante in licenza” è invece importante e gustoso per la data che porta, perché fu il primo e il più spontaneo.
La Levante editori ora ripubblica quella primizia in una nuova edizione rivista dall’autore e curata da Delio De Martino. Nell’ampio saggio introduttivo - sulla scorta dei fondamentali studi di Cosma Siani e di Emilio Bandiera e col supporto del ricchissimo Centro Studi Tusiani a San Marco in Lamis diretto da Sergio D’Amaro – De Martino riepiloga la vena narrativa di Tusiani, testimoniata da numerosi e suggestivi racconti brevi ma soprattutto da altri due romanzi, entrambi giovanili ed entrambi rimasti inediti. Il primo di «150 fitte pagine», scritto a sedici anni alla fine del 1940 e con candore inviato ad un concorso bandito da ‘Il Giornale d’Italia’, raccontava «la storia del passaggio clandestino d’un mio zio dal Canada negli Stati Uniti d’America», come ricorda lo stesso Tusiani nella bella presentazione al romanzo di Luigi Ianzano ‘Piccola sinfonia sammarchese’ (Levante, 1995). L’altro romanzo del 1949, a venticinque anni, si intitola ‘Quando la Daunia bruciava’ ed era lungo più del doppio del primo, ben «382 fogli dattiloscritti datati in frontespizio “New York, 18 ottobre 1949”», rimasto inedito tranne un brano uscito nella rivista di Egidio Clemente, ‘La Parola del Popolo di Chicago’.
I due romanzi danteschi del 1952 e del 1965 sono dunque in realtà il terzo e il quarto di Tusiani. Più giovanile e più impertinente rispetto a “Dal cielo ‘inviato speciale’”, Dante in licenza ha una sentita e vistosa vena “missionaria”, frutto del passato di seminarista comboniano di Tusiani a Troia e a Brescia, e poi di novizio a Venegono Superiore (Varese). Emblematiche sono fra altre le pagine su Santa Maria Goretti o sull’ultimo Natale di Dante. Ma a quella vena pedagogica e moralista Tusiani intreccia una serie di gustose pensate, godibili già nei titoli che Delio De Martino ha aggiunto per questa edizione ai 24 capitoli. Dante si cimenta in un concorso poetico e in un esame che verte proprio su di lui e sul suo capolavoro, ‘La Divina Commedia’, ma viene bocciato in tutti e due in quanto poeta scadente e ignorante su Dante: un’amara e precoce riflessione sulla meritocrazia di facciata che, spesso, penalizza proprio i più bravi (Questo sarà stato il pretesto-movente che ha spinto il professore, noto come il ‘Giuseppe Verdi di Maglie’, a coinvolgere Delio in uno studio-saggio brillante e foriero di ‘scoperte’?). L’unico posto che riesce a trovare è quello di maschera in una sala cinematografica. Tutti si accorgono del naso aquilino e della vistosa somiglianza col grande Poeta, ma nessuno, a parte Padre Giacinto, è più in grado di capire che è proprio lui non un sosia. Gustosa è anche la scena in cui Dante protesta contro il regista hollywoodiano che vorrebbe ingaggiarlo, solo come attore, per via della somiglianza, per un film sulla ‘Divina Commedia’ ma la cui trama è tutta da stravolgere per assecondare le bizze del pubblico.
Il volume è impreziosito da utili indici relativi ai passi danteschi non citati o velati nel romanzo.
Vi è anche un’ampia ‘Appendice’ che raccoglie alcuni scritti di Tusiani sul Sommo Poeta poco accessibili, fra i quali lo spartito di ‘Dante’s Farewell’ che mette in musica un monologo inedito di Gemma Donati, la quasi sconosciuta traduzione in sammarchese del canto I dell’Inferno e le due poesie su Dante (‘Mare nostrum’ e ‘Più non esiste il tempo) che testimoniano quanto è antico il grande amore verso il Sommo Poeta, un «Amore oltre ogni tempo» sin da quando il giovanissimo Tusiani andava col suo «sud in borsa al nord d’Italia, / Italia anch’essa sconosciuta, eppure,/ come leggevo e come già imparavo,/ terra di Dante e vera patria mia».
Joseph Tusiani, Dante in licenza, a cura e con un saggio di Delio De Martino, Levante editori, «&» n. 4, ottobre 2015.
Traduttore della grande poesia italiana (Dante, Boccaccio, Pulci, Machiavelli, Michelangelo, Tasso, Alfieri, Leopardi) ed egli stesso poeta quadrilingue (inglese, latino, italiano, garganico), vinse nel 1966 il Greenwood Prize della Poetry Society of England per il poemetto “The Return”, nel 1984 la prestigiosa Congressional Medal of Merit del Parlamento americano e nel 2007 il Giglio d’argento del Comune di Firenze. Nel 2004 ha conseguito inoltre la laurea honoris causa in Lettere a Foggia. Nella sua vastissima produzione un posto speciale hanno due romanzi entrambi con protagonista Dante: il primo “Dante in licenza” fu pubblicato - ancora col nome “Giuseppe” - nel 1952 (Verona, Nigrizia), l’altro “Envoy from Heaven” nel 1965 (New York, Obolensky). tradotto l’anno dopo da Adriana Valente col titolo “Dal cielo ‘inviato speciale’” (Roma, Presenza). Considerato una sorta di bozza ancora acerba del più maturo ‘remake’ del 1965 e per giunta ormai introvabile anche nel mercato dell’usato, “Dante in licenza” è invece importante e gustoso per la data che porta, perché fu il primo e il più spontaneo.
La Levante editori ora ripubblica quella primizia in una nuova edizione rivista dall’autore e curata da Delio De Martino. Nell’ampio saggio introduttivo - sulla scorta dei fondamentali studi di Cosma Siani e di Emilio Bandiera e col supporto del ricchissimo Centro Studi Tusiani a San Marco in Lamis diretto da Sergio D’Amaro – De Martino riepiloga la vena narrativa di Tusiani, testimoniata da numerosi e suggestivi racconti brevi ma soprattutto da altri due romanzi, entrambi giovanili ed entrambi rimasti inediti. Il primo di «150 fitte pagine», scritto a sedici anni alla fine del 1940 e con candore inviato ad un concorso bandito da ‘Il Giornale d’Italia’, raccontava «la storia del passaggio clandestino d’un mio zio dal Canada negli Stati Uniti d’America», come ricorda lo stesso Tusiani nella bella presentazione al romanzo di Luigi Ianzano ‘Piccola sinfonia sammarchese’ (Levante, 1995). L’altro romanzo del 1949, a venticinque anni, si intitola ‘Quando la Daunia bruciava’ ed era lungo più del doppio del primo, ben «382 fogli dattiloscritti datati in frontespizio “New York, 18 ottobre 1949”», rimasto inedito tranne un brano uscito nella rivista di Egidio Clemente, ‘La Parola del Popolo di Chicago’.
I due romanzi danteschi del 1952 e del 1965 sono dunque in realtà il terzo e il quarto di Tusiani. Più giovanile e più impertinente rispetto a “Dal cielo ‘inviato speciale’”, Dante in licenza ha una sentita e vistosa vena “missionaria”, frutto del passato di seminarista comboniano di Tusiani a Troia e a Brescia, e poi di novizio a Venegono Superiore (Varese). Emblematiche sono fra altre le pagine su Santa Maria Goretti o sull’ultimo Natale di Dante. Ma a quella vena pedagogica e moralista Tusiani intreccia una serie di gustose pensate, godibili già nei titoli che Delio De Martino ha aggiunto per questa edizione ai 24 capitoli. Dante si cimenta in un concorso poetico e in un esame che verte proprio su di lui e sul suo capolavoro, ‘La Divina Commedia’, ma viene bocciato in tutti e due in quanto poeta scadente e ignorante su Dante: un’amara e precoce riflessione sulla meritocrazia di facciata che, spesso, penalizza proprio i più bravi (Questo sarà stato il pretesto-movente che ha spinto il professore, noto come il ‘Giuseppe Verdi di Maglie’, a coinvolgere Delio in uno studio-saggio brillante e foriero di ‘scoperte’?). L’unico posto che riesce a trovare è quello di maschera in una sala cinematografica. Tutti si accorgono del naso aquilino e della vistosa somiglianza col grande Poeta, ma nessuno, a parte Padre Giacinto, è più in grado di capire che è proprio lui non un sosia. Gustosa è anche la scena in cui Dante protesta contro il regista hollywoodiano che vorrebbe ingaggiarlo, solo come attore, per via della somiglianza, per un film sulla ‘Divina Commedia’ ma la cui trama è tutta da stravolgere per assecondare le bizze del pubblico.
Il volume è impreziosito da utili indici relativi ai passi danteschi non citati o velati nel romanzo.
Vi è anche un’ampia ‘Appendice’ che raccoglie alcuni scritti di Tusiani sul Sommo Poeta poco accessibili, fra i quali lo spartito di ‘Dante’s Farewell’ che mette in musica un monologo inedito di Gemma Donati, la quasi sconosciuta traduzione in sammarchese del canto I dell’Inferno e le due poesie su Dante (‘Mare nostrum’ e ‘Più non esiste il tempo) che testimoniano quanto è antico il grande amore verso il Sommo Poeta, un «Amore oltre ogni tempo» sin da quando il giovanissimo Tusiani andava col suo «sud in borsa al nord d’Italia, / Italia anch’essa sconosciuta, eppure,/ come leggevo e come già imparavo,/ terra di Dante e vera patria mia».
Joseph Tusiani, Dante in licenza, a cura e con un saggio di Delio De Martino, Levante editori, «&» n. 4, ottobre 2015.