L’arresto di Mario Chiesa innescò una serie di inchieste giudiziarie che fecero tremare sia il mondo politico che quello imprenditoriale, coinvolgendo senatori, deputati, ministri e imprenditori di tutta Italia. Le indagini furono condotte da un pool di magistrati della Procura di Milano – guidato da Francesco Saverio Borrelli e composto da Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Tiziana Parenti e Ilda Boccassini – e l’insieme delle inchieste passò alla storia col nome di “Mani Pulite”.
Ieri, 15 ottobre, ad oltre vent’anni dalle indagini che stravolsero l’assetto politico del nostro Paese, è stato possibile ripercorrere le tappe salienti di quel percorso giudiziario grazie ad un interessante convegno organizzato dai ragazzi di Azione Universitaria del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari in collaborazione con l’AIGA. All’evento – intitolato “1992, Mani Pulite: il processo che ha cambiato la storia d’Italia” – hanno preso parte l’ex-magistrato Antonio Di Pietro, tra i protagonisti indiscussi di questa vicenda giudiziaria, il Rettore Uricchio, il prof. Muscatiello (docente di Diritto penale), l’avv. amministrativista Gagliardi La Gala e l’avv. Barattini (AIGA, Associazione italiana giovani avvocati). L’incontro ha riscosso successo tra gli studenti, che in tanti hanno preso posto tra i banchi dell’Aula “Michele Costantino”, mostrando un meritevole interesse nei confronti di questa imperdibile occasione, utile per conoscere più a fondo un pezzo di storia e politica italiana.
Al termine degli interventi dei relatori, l’ex-magistrato ha avuto modo di confrontarsi col nutrito numero di studenti che affollavano l'aula. Le domande poste dai presenti hanno toccato diverse branche del diritto: dall’ambito penalistico, in riferimento allo storico “colpo di spugna” del decreto Conso, all’etica, con particolare riferimento ad una delle tristi conseguenze di “Mani pulite”. Secondo molti studiosi, infatti, tangentopoli diede il via ad una inarrestabile spettacolarizzazione della cronaca giudiziaria, esponendone i successivi protagonisti alla mercé dell’opinione pubblica e sottoponendoli alla gogna mediatica, la cui condanna – come riportato dal prof. Muscatiello – spesso produce conseguenze più gravi delle condanne emesse in tribunale.
Da non dimenticare, infine, gli applausi di consenso che Antonio Di Pietro ha raccolto tra il pubblico quando ha ammesso: "l'inchiesta Mani Pulite è stata una fase determinante per la nuova realtà italiana, tant'è che si è passati dalla prima alla seconda Repubblica, ma determinante in che senso? Avete presente la legge della jungla? Cade il più debole. Nelle inchieste giudiziarie che cos'è che si riesce a scoprire? Il 10%... quel che riesce ad essere più evidente! Un risultato che paradossalmente, come ha detto Francesco Saverio Borrelli in un suo amaro intervento, ha migliorato la specie! Ma, attenzione, non ha risolto il problema. Infatti, se andate a vedere ciò che sta accadendo in questi ultimi tempi, c'è stata un'evoluzione. Io l'ho chiamata ingegnerizzazione della tangente, perchè il sistema si è ingegnerizzato fino ad oggi". Come nell'inseguimento tra guardie e ladri, una volta compreso come agiscono i poliziotti, i ladri giocano d'anticipo e trovano metodi sempre nuovi per scampare alla giustizia.