di Vittorio Polito - La commemorazione dei defunti risale ai tempi dei bizantini i quali celebravano il rito il sabato prima della domenica cosiddetta di Sessagesima, cioè che precedeva a sua volta di due settimane la prima domenica di quaresima.
Il Cimitero è, com’è noto, il luogo destinato alla sepoltura dei morti con i campi, le tombe, le cappelle. Vi sono i cimiteri di guerra o sacrari militari, in cui sono riunite le salme dei soldati caduti nei vari conflitti (Sacrario di Vittorio Veneto, Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari, ecc.), i cimiteri monumentali, come quello di Bari, con sepolture costituite da cappelle e monumenti di vari stili e quelli militari dedicati a soldati italiani o stranieri.
Per rimanere in tema ricorderò la storia del Cimitero di Bari. Nei primi anni dell’Ottocento, scrive Vito Antonio Melchiorre, era usanza antichissima di seppellire i morti nelle cripte delle chiese, destando preoccupazioni sia per il ridotto spazio, che per l’igiene. Fu così che l’Intendente della Provincia di Bari impartì disposizioni affinché i morti venissero inumati fuori dell’abitato.
E così i defunti venivano sepolti nelle periferie. Uno dei primi luoghi di sepoltura, fu individuato accanto all’attuale Chiesa di Sant’Antonio (più o meno nei pressi della Caserma Picca), ma essendosi colmato in breve tempo, si pensò ad altra zona nei pressi del Monastero dei Cappuccini, intorno all’attuale ex Palazzo delle Poste. Ma dopo tante peripezie, nel 1842 fu scelta la sede attuale, progettata da Francesco Saponieri, un ingegnere bitontino, la cui cerimonia inaugurale fu officiata da Monsignor Michele Basilio Clary, arcivescovo di Bari.
La situazione, col passare degli anni, ridiventò critica per l’aumentare della popolazione, e così intorno all’anno 1885, sindaco Giuseppe Signorile, si pensò di triplicare la superficie e così fu fatto. Ma a distanza di oltre un secolo la situazione non è migliorata affatto e nonostante tutti gli accorgimenti (costruzione di loculi a più piani, ampliamenti, ecc.), fu progettata la realizzazione dell’impianto di cremazione.
Nonostante tutto il Cimitero di Bari confina in più punti con l’abitato, mancando la fascia di rispetto richiesta dalle norme vigenti, ma in compenso abbiamo una significativa presenza di monumenti e opere scultoree, che rendono il nostro Cimitero monumentale.
A tal proposito ricordo che nell’anno 2003, la Regione Puglia, attraverso il CRSEC BA/9 e BA/11, diffuse una pubblicazione dal titolo “Storia e arte del Cimitero Monumentale di Bari” (Levante Editori), di Maria G. Altomare, Angela Colonna, Vito A. Melchiorre, Vincenzo Sblendorio, Vincenzo Velati, Daniela Veneto, con prefazione di Bartolomeo Servodio e Orsola Chiddo, presentazione di Andrea Silvestri e foto di Giuseppe Pavone, alla quale rimando per gli approfondimenti.
Il Cimitero è, com’è noto, il luogo destinato alla sepoltura dei morti con i campi, le tombe, le cappelle. Vi sono i cimiteri di guerra o sacrari militari, in cui sono riunite le salme dei soldati caduti nei vari conflitti (Sacrario di Vittorio Veneto, Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari, ecc.), i cimiteri monumentali, come quello di Bari, con sepolture costituite da cappelle e monumenti di vari stili e quelli militari dedicati a soldati italiani o stranieri.
Per rimanere in tema ricorderò la storia del Cimitero di Bari. Nei primi anni dell’Ottocento, scrive Vito Antonio Melchiorre, era usanza antichissima di seppellire i morti nelle cripte delle chiese, destando preoccupazioni sia per il ridotto spazio, che per l’igiene. Fu così che l’Intendente della Provincia di Bari impartì disposizioni affinché i morti venissero inumati fuori dell’abitato.
E così i defunti venivano sepolti nelle periferie. Uno dei primi luoghi di sepoltura, fu individuato accanto all’attuale Chiesa di Sant’Antonio (più o meno nei pressi della Caserma Picca), ma essendosi colmato in breve tempo, si pensò ad altra zona nei pressi del Monastero dei Cappuccini, intorno all’attuale ex Palazzo delle Poste. Ma dopo tante peripezie, nel 1842 fu scelta la sede attuale, progettata da Francesco Saponieri, un ingegnere bitontino, la cui cerimonia inaugurale fu officiata da Monsignor Michele Basilio Clary, arcivescovo di Bari.
La situazione, col passare degli anni, ridiventò critica per l’aumentare della popolazione, e così intorno all’anno 1885, sindaco Giuseppe Signorile, si pensò di triplicare la superficie e così fu fatto. Ma a distanza di oltre un secolo la situazione non è migliorata affatto e nonostante tutti gli accorgimenti (costruzione di loculi a più piani, ampliamenti, ecc.), fu progettata la realizzazione dell’impianto di cremazione.
Nonostante tutto il Cimitero di Bari confina in più punti con l’abitato, mancando la fascia di rispetto richiesta dalle norme vigenti, ma in compenso abbiamo una significativa presenza di monumenti e opere scultoree, che rendono il nostro Cimitero monumentale.
A tal proposito ricordo che nell’anno 2003, la Regione Puglia, attraverso il CRSEC BA/9 e BA/11, diffuse una pubblicazione dal titolo “Storia e arte del Cimitero Monumentale di Bari” (Levante Editori), di Maria G. Altomare, Angela Colonna, Vito A. Melchiorre, Vincenzo Sblendorio, Vincenzo Velati, Daniela Veneto, con prefazione di Bartolomeo Servodio e Orsola Chiddo, presentazione di Andrea Silvestri e foto di Giuseppe Pavone, alla quale rimando per gli approfondimenti.