Libera Puglia: “no” alla chiusura dell’Artes Cafè
BARI - Abbiamo appreso da mezzo stampa, della chiusura del pub “Artes Cafè” a causa delle continue molestie subite da parte dei ragazzini, probabilmente del quartiere stesso. La cooperativa “Caps” che gestisce l’Artes Cafè, aveva deciso di vendere al proprio interno anche i prodotti di Libera, provenienti dai terreni confiscati alle mafie, simboli di resistenza in territori difficili, cosa che spesso ci ha accomunato anche nell’immaginario collettivo cittadino. Così in una nota Libera Puglia.
Per questo, - prosegue la nota - con molto rispetto per le scelte altrui, crediamo tuttavia che sia un errore abbandonare ora. Il nostro rammarico è nel massaggio che si lancia all’esterno: le voglia di "fare società” di tanti, che si blocca di fronte alla difficoltà, evidentemente sentita, di far fronte all’atteggiamento bullistico (o meglio "gangheristico") di pochi.
Un messaggio opposto a quello che ci giunge dalla periferia di Quindici (Av), dove a fronte delle pesanti intimidazioni dei clan, fatte di gesti pesanti, la maglieria che nasce nel bene confiscato al clan Graziano, inaugura i propri lavori proprio il giorno in cui le minacce si fanno più gravi. Restare è una scelta d’impegno civile.
E’ proprio l’andare oltre l’impotenza che ingenera la resistenza e che realizza quell’agire, il cambiamento che forse, ancora una volta, per responsabilità di molti (e alle quali anche noi non intendiamo sottrarci), abbiamo perduto l’occasione di costruire, conclude la nota.
Per questo, - prosegue la nota - con molto rispetto per le scelte altrui, crediamo tuttavia che sia un errore abbandonare ora. Il nostro rammarico è nel massaggio che si lancia all’esterno: le voglia di "fare società” di tanti, che si blocca di fronte alla difficoltà, evidentemente sentita, di far fronte all’atteggiamento bullistico (o meglio "gangheristico") di pochi.
Un messaggio opposto a quello che ci giunge dalla periferia di Quindici (Av), dove a fronte delle pesanti intimidazioni dei clan, fatte di gesti pesanti, la maglieria che nasce nel bene confiscato al clan Graziano, inaugura i propri lavori proprio il giorno in cui le minacce si fanno più gravi. Restare è una scelta d’impegno civile.
E’ proprio l’andare oltre l’impotenza che ingenera la resistenza e che realizza quell’agire, il cambiamento che forse, ancora una volta, per responsabilità di molti (e alle quali anche noi non intendiamo sottrarci), abbiamo perduto l’occasione di costruire, conclude la nota.