Manca: “Finalmente squarciato il silenzio sulle Breast unit oncologiche”

BARI - “Sono soddisfatto per aver squarciato, con l’Ordine del Giorno presentato ieri sull’incidenza della mobilità passiva sulla sanità pugliese, l’assordante silenzio sulla necessità di creare e attivare le Breast Unit”.
Così Luigi Manca, vicepresidente della III Commissione Sanità, commenta la seduta di ieri in Consiglio regionale, durante la quale ha ricordato all’Aula “il numero di tumori nella nostra regione aumentato in misura esponenziale, come certificato dai Registri istituiti nelle rispettive province e dai forniti dalla varie Asl e dal Ministero. E, parallelamente, la crescita della mobilità passiva, malati e famiglie che partono spesso non per scelta, ma per l’impossibilità di avere un’adeguata diagnosi e terapia in tempi rapidi, che sono fondamentali per la sopravvivenza; oppure per mancata informazione. Una sconfitta per tutti noi: per quanti operano in strutture di eccellenza penalizzati da un contesto generale di mancata valorizzazione e mancato sostegno, a molti livelli. Una sconfitta per chi aveva promesso una riduzione delle liste d’attesa, premessa indispensabile per una sanità all’altezza di bisogni e aspettative (promesse disattese)”.

“Una sconfitta per chi anche per una semplice Pet Tac è costretto a recarsi in province e regioni limitrofe, aggiungendo al danno di disagi su disagi, emotivi ed economici, per i malati e per i loro familiari, la beffa dei costi per la collettività, risorse che potevano e dovevano rimanere sul territorio, per investimenti in qualità e quantità, nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni offerte, nell’acquisto di macchinari e tecnologia di ultima generazione, nella formazione e nell’aggiornamento di nuovo personale” ha sottolineato.

“Nel 2014 circa 5000 pazienti sono stati oncologici sono stati seguiti fuori regione con un esborso di circa 32 milioni di euro - ha ricordato Manca - e gran parte degli interventi chirurgici per tumore alla mammella nella nostra regione sono stati effettuati lo scorso anno solo in poche strutture”. Da qui la richiesta di “accelerare sulla creazione delle Breast Unit, centri di alta specializzazione in grado di coniugare prevenzione e terapia. Richiesta che arriva dall’Europa, che impone entro il 2016 che i centri abilitati ad operare al seno siano quelli che dovranno eseguire almeno 150 interventi l’anno (richiesta ribadita peraltro dalla Conferenza Stato Regioni del dicembre 2014, che ha chiesto a tutte le Regioni di attivarsi in merito)”.

“Tali centri dovranno (dovrebbero) essere pubblicizzati e adeguatamente sostenuti, in base alla loro concreta operatività e ai risultati ottenuti, e dovranno (dovrebbero) essere un argine necessario per frenare appunto la mobilità passiva e ridare speranza ai tanti nostri malati senza costringerli ad allontanarsi dai loro affetti in un momento così delicato della loro vita” ha continuato.

“In Italia l’ANISC sta gestendo in collaborazione con il Ministero della Salute proprio la realizzazione delle Breast Unit, e noi abbiamo la fortuna di avere come Presidente Nazionale il dr. Roberto Murgo, responsabile della Chirurgia senologica di San Giovanni Rotondo, e io ne sono socio fondatore e consigliere nazionale. Il mio consiglio è allora quello di aprile un tavolo tecnico invitando proprio il dr. Murgo come referente ANISC”, il suo invito conclusivo.

Molto partecipato il successivo dibattito, concluso con il rinvio alla III Commissione della questione, da affrontare sia nello specifico che inquadrandola in un contesto più generale, legato anche alla carenza di risorse e personale, e ai tagli del Governo nazionale alle Regioni e alle politiche di neo-accentramento stigmatizzate in Aula dallo stesso Presidente Emiliano.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto