ROMA - Una Grande coalizione contro il fanatismo. La chiede il premier Matteo Renzi rioferisce in Aula sul prossimo consiglio europeo e rivendica la posizione dell'Italia sui migranti: "Avevamo ragione noi, non l'Ue".
"Dall'Afghanistan alla Nigeria, - aggiunge - esiste un blocco molto frammentato di fanatismo, contro il quale una grande coalizione internazionale è assolutamente necessaria in termini di intervento culturale, aiuto allo sviluppo e lotta contro l'estremismo e gli atti di terrore. Bisogna riconoscere che il problema è più vasto".
"Non rivendico - spiega Renzi - una scelta del governo ma dico che l'Italia aveva colto la complessità del problema immigrazione e un approccio non legato all'isteria del momento ma a una visione strategica. Tanti nostri amici e alleati hanno cambiato posizione sulla base di singoli eventi, momenti anche emozionanti, circostanze destinate per loro natura a produrre un effetto sull'immediato ma non una strategia sul lungo periodo. Noi abbiamo detto che era il momento di cambiare la politica dell'Ue".
"A distanza di 6 mesi dal Consiglio Ue" che seguì, su richiesta dell'Italia al naufragio nel Mediterraneo in cui sono morte 700 persone "possiamo dire con chiarezza e senza troppi giri di parole che sull'immigrazione l'Italia aveva ragione, il resto dell'Ue no", ha detto il premier. "Gli hotspot hanno senso solo assieme alla ricollocazione e alla politica di rimpatri. I primi 19 ragazzi eritrei che hanno lasciato Lampedusa non sono 19 numeri in meno nelle statistiche ma sono l'inizio di un grande progetto politico".
"Dall'Afghanistan alla Nigeria, - aggiunge - esiste un blocco molto frammentato di fanatismo, contro il quale una grande coalizione internazionale è assolutamente necessaria in termini di intervento culturale, aiuto allo sviluppo e lotta contro l'estremismo e gli atti di terrore. Bisogna riconoscere che il problema è più vasto".
"Non rivendico - spiega Renzi - una scelta del governo ma dico che l'Italia aveva colto la complessità del problema immigrazione e un approccio non legato all'isteria del momento ma a una visione strategica. Tanti nostri amici e alleati hanno cambiato posizione sulla base di singoli eventi, momenti anche emozionanti, circostanze destinate per loro natura a produrre un effetto sull'immediato ma non una strategia sul lungo periodo. Noi abbiamo detto che era il momento di cambiare la politica dell'Ue".
"A distanza di 6 mesi dal Consiglio Ue" che seguì, su richiesta dell'Italia al naufragio nel Mediterraneo in cui sono morte 700 persone "possiamo dire con chiarezza e senza troppi giri di parole che sull'immigrazione l'Italia aveva ragione, il resto dell'Ue no", ha detto il premier. "Gli hotspot hanno senso solo assieme alla ricollocazione e alla politica di rimpatri. I primi 19 ragazzi eritrei che hanno lasciato Lampedusa non sono 19 numeri in meno nelle statistiche ma sono l'inizio di un grande progetto politico".