di Donato Forenza - Il vertice di alcuni giorni or sono, sviluppato in New York nella sede delle Nazioni Unite, determinerà l’adozione di nuovi obiettivi di sviluppo globale. L’agenda 2030, a distanza di 15 anni dall’adozione dei “Millenium development goals” incomincia a diventare un fattore determinate nello scenario globale della sostenibilità ambientale. Da allora molto è stato realizzato nel settore agricolo e alimentare.
Tra le priorità, un elemento rilevante è la riduzione della fame nel mondo. Molto ancora va costruito. Infatti, quasi 800 milioni di persone soffrono la fame cronica, ed è compito di tutte le nazioni attivarsi in modo da debellarla nei prossimi decenni. Con Expo 2015 l’Italia ha assunto un importante ruolo di leader della diplomazia agricola e alimentare internazionale. La Carta di Milano è tra gli importanti progetti dell’ONU. Da Milano a New York e da Expo alle Nazioni Unite: l’impegno contro la fame e la povertà, per la tutela delle risorse naturali e la difesa della dignità della persona, è condizione imprescindibile per garantire il progresso umano. All’Assemblea generale dell’ONU la comunità internazionale ha un’opportunità storica per assumere le proprie responsabilità di fronte al mondo intero.
A distanza di 15 anni dall’adozione degli Obiettivi del Millennio, nonostante gli sforzi compiuti e alcuni rilevanti sviluppi, siamo ancora lontani dai risultati auspicati, e per questo alle Nazioni Unite hanno affrontato recentemente i Sustainable Developement Goals, cioè gli obiettivi da raggiungere per lo sviluppo sostenibile nei prossimi anni. Nel 1990 le persone in stato di povertà alimentare erano oltre 1 miliardo, oggi siamo scesi a 795 milioni. Un numero che resta enorme, ma gli sforzi effettuati in questi anni ci dicono che l‘obiettivo “fame zero” è concreto, e richiede decisioni importanti a livello globale. Il tema della sicurezza alimentare e dell‘approvvigionamento di cibo diventerà sempre più centrale nella geopolitica, lo dimostrano i fatti di queste settimane e i grandi cambiamenti che stanno riguardando aree cruciali del pianeta, tra cui Cina, India, Brasile, ed aree depresse di alcune nazioni che devono affrontare anche il tema della tutela del reddito dei piccoli coltivatori, esposti al rischio territorio.
In questo scenario l‘Italia, con il successo ottenuto a Expo, sta fornendo un contributo all‘individuazione di soluzioni, come quelle indicate nella Carta di Milano, in relazione a decisioni che si dovranno assumere a New York nell’ONU. Abbiamo una sfida storica davanti, e nel costruire la generazione “Fame zero” l‘Italia può fornire validi contributi. La Puglia, che in campo agricolo è una delle più importanti regioni d’Europa, contribuirà ad importanti programmi di sostenibilità alimentare, ambientale e di tutela del paesaggio
Tra le priorità, un elemento rilevante è la riduzione della fame nel mondo. Molto ancora va costruito. Infatti, quasi 800 milioni di persone soffrono la fame cronica, ed è compito di tutte le nazioni attivarsi in modo da debellarla nei prossimi decenni. Con Expo 2015 l’Italia ha assunto un importante ruolo di leader della diplomazia agricola e alimentare internazionale. La Carta di Milano è tra gli importanti progetti dell’ONU. Da Milano a New York e da Expo alle Nazioni Unite: l’impegno contro la fame e la povertà, per la tutela delle risorse naturali e la difesa della dignità della persona, è condizione imprescindibile per garantire il progresso umano. All’Assemblea generale dell’ONU la comunità internazionale ha un’opportunità storica per assumere le proprie responsabilità di fronte al mondo intero.
A distanza di 15 anni dall’adozione degli Obiettivi del Millennio, nonostante gli sforzi compiuti e alcuni rilevanti sviluppi, siamo ancora lontani dai risultati auspicati, e per questo alle Nazioni Unite hanno affrontato recentemente i Sustainable Developement Goals, cioè gli obiettivi da raggiungere per lo sviluppo sostenibile nei prossimi anni. Nel 1990 le persone in stato di povertà alimentare erano oltre 1 miliardo, oggi siamo scesi a 795 milioni. Un numero che resta enorme, ma gli sforzi effettuati in questi anni ci dicono che l‘obiettivo “fame zero” è concreto, e richiede decisioni importanti a livello globale. Il tema della sicurezza alimentare e dell‘approvvigionamento di cibo diventerà sempre più centrale nella geopolitica, lo dimostrano i fatti di queste settimane e i grandi cambiamenti che stanno riguardando aree cruciali del pianeta, tra cui Cina, India, Brasile, ed aree depresse di alcune nazioni che devono affrontare anche il tema della tutela del reddito dei piccoli coltivatori, esposti al rischio territorio.
In questo scenario l‘Italia, con il successo ottenuto a Expo, sta fornendo un contributo all‘individuazione di soluzioni, come quelle indicate nella Carta di Milano, in relazione a decisioni che si dovranno assumere a New York nell’ONU. Abbiamo una sfida storica davanti, e nel costruire la generazione “Fame zero” l‘Italia può fornire validi contributi. La Puglia, che in campo agricolo è una delle più importanti regioni d’Europa, contribuirà ad importanti programmi di sostenibilità alimentare, ambientale e di tutela del paesaggio