MATERA - Un magnifico esemplare femmina di Falco di palude (Circus aeruginosus) ha riacquistato la libertà lungo le sponde del Lago di San Giuliano, dopo aver trascorso un periodo di cura presso il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) provinciale di Matera. È uno dei tanti animali selvatici che il CRAS e la LIPU, in stretta collaborazione da alcuni anni, riescono a curare e liberare. Per ogni animale recuperato e liberato c’è sempre grande emozione e soddisfazione, c’è sempre una storia da raccontare, e questo è uno di quei casi particolari che vale la pena ricordare.
Circa tre settimane fa una volante della Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di Gravina in Puglia (Ba) rinveniva alla periferia della città un rapace in difficoltà . Grazie al tempestivo intervento degli agenti Michele Signoriello e Giuseppe Zaccaro il rapace veniva raccolto e messo in sicurezza. I volontari della LIPU, interpellati per il successivo recupero, si prodigavano per l’immediato trasporto al CRAS materano.
In Italia il Falco di palude è una specie sedentaria e nidificante, oltre che migratrice, localizzata principalmente nella pianura padana dove costruisce un nido a terra in prossimità di zone umide. Al sud è soprattutto svernante o di passo, come l’esemplare protagonista di questa storia.
La prima valutazione dell’animale non ha evidenziato nessuna lesione traumatica apparente o particolari problemi, piuttosto il falco si mostrava abbastanza reattivo. Il successivo esame radiografico ha invece svelato il motivo dello stop alla sua migrazione: 8 pallini di piombo sparsi in tutto il corpo, ovvero il risultato di una fucilata partita da un vile bracconiere. “Fortunatamente i pallini non hanno interessato organi vitali – dichiara la dott.ssa Olimpia Lai, docente di Tossicologia veterinaria presso il Dip. di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari - determinando tuttavia una frattura composta dell’ulna, peraltro completamente recuperata. Il piombo rimasto nelle masse muscolari, non essendo biodisponibile, rimane inerte e si fa incapsulare, a differenza di quello ingerito e lentamente assorbito fino a provocare gli effetti del saturnismo”.
Il falco potrà quindi volare senza problemi anche se porterà dentro di sé lo spiacevole ricordo dell’incontro con bracconieri. Dopo le cure dello staff del CRAS ed un periodo di necessaria riabilitazione trascorso in voliera, è stato possibile il totale recupero della sua condizione fisica, fino al momento del ritorno alla libertà nella Riserva Naturale Regionale di San Giuliano, luogo idoneo per il suo rilascio. Poco prima della liberazione il falco è stato inanellato a scopo scientifico dal Dott. Egidio Mallia del Parco Regionale di Gallipoli Cognato; in caso di ritrovamento la lettura del codice dell’anello potrà dare utili informazioni sui suoi spostamenti.
“Con questa breve storia – dichiarano Pino Giglio della LIPU e Matteo Visceglia del CRAS - abbiamo voluto evidenziare la sensibilità e la tempestività dei poliziotti nel soccorso e recupero del falco, un fatto doveroso per tutte le forze di polizia presenti sul territorio a cui va il nostro ringraziamento per la loro collaborazione. Contestualmente, vogliamo anche denunciare un atto illecito di bracconaggio ai danni di una specie particolarmente protetta, un fatto molto grave anche perchè avvenuto nell’ambito territoriale del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Quello che conta adesso è la libertà ridata al falco e la possibilità di raccontare una storia a lieto fine che speriamo possa far apprezzare la bellezza e la meraviglia della natura e di chi ogni giorno si prodiga per la sua tutela e salvaguardia”.
Circa tre settimane fa una volante della Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di Gravina in Puglia (Ba) rinveniva alla periferia della città un rapace in difficoltà . Grazie al tempestivo intervento degli agenti Michele Signoriello e Giuseppe Zaccaro il rapace veniva raccolto e messo in sicurezza. I volontari della LIPU, interpellati per il successivo recupero, si prodigavano per l’immediato trasporto al CRAS materano.
In Italia il Falco di palude è una specie sedentaria e nidificante, oltre che migratrice, localizzata principalmente nella pianura padana dove costruisce un nido a terra in prossimità di zone umide. Al sud è soprattutto svernante o di passo, come l’esemplare protagonista di questa storia.
La prima valutazione dell’animale non ha evidenziato nessuna lesione traumatica apparente o particolari problemi, piuttosto il falco si mostrava abbastanza reattivo. Il successivo esame radiografico ha invece svelato il motivo dello stop alla sua migrazione: 8 pallini di piombo sparsi in tutto il corpo, ovvero il risultato di una fucilata partita da un vile bracconiere. “Fortunatamente i pallini non hanno interessato organi vitali – dichiara la dott.ssa Olimpia Lai, docente di Tossicologia veterinaria presso il Dip. di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari - determinando tuttavia una frattura composta dell’ulna, peraltro completamente recuperata. Il piombo rimasto nelle masse muscolari, non essendo biodisponibile, rimane inerte e si fa incapsulare, a differenza di quello ingerito e lentamente assorbito fino a provocare gli effetti del saturnismo”.
Il falco potrà quindi volare senza problemi anche se porterà dentro di sé lo spiacevole ricordo dell’incontro con bracconieri. Dopo le cure dello staff del CRAS ed un periodo di necessaria riabilitazione trascorso in voliera, è stato possibile il totale recupero della sua condizione fisica, fino al momento del ritorno alla libertà nella Riserva Naturale Regionale di San Giuliano, luogo idoneo per il suo rilascio. Poco prima della liberazione il falco è stato inanellato a scopo scientifico dal Dott. Egidio Mallia del Parco Regionale di Gallipoli Cognato; in caso di ritrovamento la lettura del codice dell’anello potrà dare utili informazioni sui suoi spostamenti.
“Con questa breve storia – dichiarano Pino Giglio della LIPU e Matteo Visceglia del CRAS - abbiamo voluto evidenziare la sensibilità e la tempestività dei poliziotti nel soccorso e recupero del falco, un fatto doveroso per tutte le forze di polizia presenti sul territorio a cui va il nostro ringraziamento per la loro collaborazione. Contestualmente, vogliamo anche denunciare un atto illecito di bracconaggio ai danni di una specie particolarmente protetta, un fatto molto grave anche perchè avvenuto nell’ambito territoriale del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Quello che conta adesso è la libertà ridata al falco e la possibilità di raccontare una storia a lieto fine che speriamo possa far apprezzare la bellezza e la meraviglia della natura e di chi ogni giorno si prodiga per la sua tutela e salvaguardia”.