di Franz Falanga - Davanti il Teatro Petruzzelli di Bari, il marciapiedi diventa più largo, quasi come il sagrato di una chiesa. Pochi sanno che, fino ai primissimi anni cinquanta del secolo scorso, ogni mattina era possibile vedere all’opera su questo piccolo slargo un magnifico artigiano, il cordaio, altrimenti detto in barese “u meste all’andrete” (il maestro all’indietro).
Questo nome particolare era dato a ragion veduta. Il cordaio lavorava con un aiutante che si sistemava ad una estremità del marciapiedi. Questo suo collaboratore aveva il compito di girare una grossa ruota di legno al centro della quale c’erano dei ganci. A questi ganci venivano fissati i trefoli della corda da confezionare. Ciò fatto, l’aiutante iniziava a far girare lentamente con una manovella la grande ruota ed il cordaio, con molta sapienza, cominciava ad arretrare per intrecciare i trefoli della futura corda o gomena. Durante tutto il suo percorso camminando all’indietro, il cordaio, oltre ad intrecciare i trefoli, provvedeva contemporaneamente ad insaponare la corda che gli nasceva in mano.
Era uno spettacolo straordinario, legato a secoli di tradizione marinara. Basterà pensare che, senza i cordai, le imbarcazioni non sarebbero potuto esistere.
Alla luce di questa gran bella storia, sono convinto che quello slargo davanti al Teatro Petruzzelli potrebbe entrare nella toponomastica barese assumendo il nome di “Largo del cordaio”. In questi momenti in cui il senso della storia viene con costanza cancellato specialmente nella mente dei più giovani, sono convinto che una iniziativa del genere farebbe onore al Comune di Bari. Ringrazio l’illustratore Giorgio Finamore per avere eseguito questi disegni che valgono più di mille parole.
Questo nome particolare era dato a ragion veduta. Il cordaio lavorava con un aiutante che si sistemava ad una estremità del marciapiedi. Questo suo collaboratore aveva il compito di girare una grossa ruota di legno al centro della quale c’erano dei ganci. A questi ganci venivano fissati i trefoli della corda da confezionare. Ciò fatto, l’aiutante iniziava a far girare lentamente con una manovella la grande ruota ed il cordaio, con molta sapienza, cominciava ad arretrare per intrecciare i trefoli della futura corda o gomena. Durante tutto il suo percorso camminando all’indietro, il cordaio, oltre ad intrecciare i trefoli, provvedeva contemporaneamente ad insaponare la corda che gli nasceva in mano.
Era uno spettacolo straordinario, legato a secoli di tradizione marinara. Basterà pensare che, senza i cordai, le imbarcazioni non sarebbero potuto esistere.
Alla luce di questa gran bella storia, sono convinto che quello slargo davanti al Teatro Petruzzelli potrebbe entrare nella toponomastica barese assumendo il nome di “Largo del cordaio”. In questi momenti in cui il senso della storia viene con costanza cancellato specialmente nella mente dei più giovani, sono convinto che una iniziativa del genere farebbe onore al Comune di Bari. Ringrazio l’illustratore Giorgio Finamore per avere eseguito questi disegni che valgono più di mille parole.