BARI – Aumentano le assunzioni a tempo indeterminato in Puglia. Il Jobs act incrementa i contratti di lavoro stabili. Nei primi nove mesi di quest’anno, infatti, si sono registrate 15.738 trasformazioni a tempo indeterminato di 13.418 rapporti a termine e 2.320 di apprendistato (l'anno scorso le trasformazioni si fermarono a 14.437). A beneficiarne sono stati soprattutto operai ed impiegati.
E' quanto rileva il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato gli ultimi dati Inps. L'indagine evidenzia la corposa crescita di assunzioni a tempo indeterminato, grazie alla norma sull'esonero contributivo, contenuta in legge di Stabilità 2015 (legge 190 del 23 dicembre 2014).
Da gennaio a settembre, i nuovi rapporti di lavoro sono stati 236.990, di cui 86.716 a tempo indeterminato, 145.145 a termine e 5.129 in apprendistato. Le assunzioni a tempo indeterminato sono aumentate di 11.820 unità , pari al 15,8 per cento (erano 74.896 nello stesso periodo del 2014).
In calo, invece, le assuzioni a termine (da 154.520 a 145.145) e quelle in apprendistato (da 6.957 a 5.129). In termini percentuali, le flessioni sono, rispettivamente, del 6,1 per cento e del 26,3 per cento.
Le cessazioni si sono fermate a 209.012, in calo del 4,5 per cento rispetto al 2014 (erano 218.893). Il saldo è, dunque, positivo di 27.978 unità .
Nei primi nove mesi di quest’anno hanno usufruito del beneficio all’esonero triennale dai contributi previdenziali per le assunzioni stabili 48.988 lavoratori.
Ma questo non basta perché l'incremento delle assunzioni a tempo indeterminato risulta superiore alla media nazionale (+34,4 per cento) in Friuli-Venezia Giulia (+82 per cento), in Umbria (+59,6), in Piemonte (+54,4), nelle Marche (+52,8), in Emilia-Romagna (+50,1), in Trentino-Alto-Adige (+48,7), in Veneto (+47,8), in Liguria (+46), nel Lazio (+41,1), in Lombardia (+39), in Basilicata (+35,9), in Sardegna (+35,4) e in Toscana (+34,9). I risultati peggiori si riscontrano proprio nelle regioni del Mezzogiorno: Sicilia (+10,8), Puglia (+15,8) e Calabria (+17,1).
«I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano i primi segnali di ripresa del mercato del lavoro.
La vera bella notizia è il saldo positivo delle assunzioni rispetto alle cessazioni. Questo è un dato molto importante, perché sta a significare che l’emorragia di posti di lavoro a cui abbiamo assistito in questi anni si sta finalmente arrestando.
Confortante anche il dato che vede crescere l’utilizzo del contratto a tempo indeterminato. L’impressione al riguardo è che più dell’introduzione delle tutele crescenti siano state le misure di sgravio contributivo ad agevolare questo risultato.
Eppure – nota il presidente – i numeri sono abbondantemente al di sotto della media nazionale e drammaticamente più bassi rispetto ai risultati ottenuti in altre Regioni.
Ciò vuol dire che occorre fare di più per mettere le nostre piccole imprese – quelle che più di tutte sostengono i livelli occupazionali – nelle condizioni di incrementare e migliorare questo trend.
Infine – conclude Sgherza – era fin troppo facile prevedere il crollo nell’utilizzo dei contratti di apprendistato. Purtroppo la concorrenza del “tutele crescenti” e l’assenza di un fattivo supporto in termini di semplificazione burocratica hanno di fatto emarginato una fattispecie contrattuale che, ad avviso di Confartigianato, continua ad essere lo strumento migliore e più completo per agevolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro».
E' quanto rileva il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato gli ultimi dati Inps. L'indagine evidenzia la corposa crescita di assunzioni a tempo indeterminato, grazie alla norma sull'esonero contributivo, contenuta in legge di Stabilità 2015 (legge 190 del 23 dicembre 2014).
Da gennaio a settembre, i nuovi rapporti di lavoro sono stati 236.990, di cui 86.716 a tempo indeterminato, 145.145 a termine e 5.129 in apprendistato. Le assunzioni a tempo indeterminato sono aumentate di 11.820 unità , pari al 15,8 per cento (erano 74.896 nello stesso periodo del 2014).
In calo, invece, le assuzioni a termine (da 154.520 a 145.145) e quelle in apprendistato (da 6.957 a 5.129). In termini percentuali, le flessioni sono, rispettivamente, del 6,1 per cento e del 26,3 per cento.
Le cessazioni si sono fermate a 209.012, in calo del 4,5 per cento rispetto al 2014 (erano 218.893). Il saldo è, dunque, positivo di 27.978 unità .
Nei primi nove mesi di quest’anno hanno usufruito del beneficio all’esonero triennale dai contributi previdenziali per le assunzioni stabili 48.988 lavoratori.
Ma questo non basta perché l'incremento delle assunzioni a tempo indeterminato risulta superiore alla media nazionale (+34,4 per cento) in Friuli-Venezia Giulia (+82 per cento), in Umbria (+59,6), in Piemonte (+54,4), nelle Marche (+52,8), in Emilia-Romagna (+50,1), in Trentino-Alto-Adige (+48,7), in Veneto (+47,8), in Liguria (+46), nel Lazio (+41,1), in Lombardia (+39), in Basilicata (+35,9), in Sardegna (+35,4) e in Toscana (+34,9). I risultati peggiori si riscontrano proprio nelle regioni del Mezzogiorno: Sicilia (+10,8), Puglia (+15,8) e Calabria (+17,1).
«I dati elaborati dal nostro Centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano i primi segnali di ripresa del mercato del lavoro.
La vera bella notizia è il saldo positivo delle assunzioni rispetto alle cessazioni. Questo è un dato molto importante, perché sta a significare che l’emorragia di posti di lavoro a cui abbiamo assistito in questi anni si sta finalmente arrestando.
Confortante anche il dato che vede crescere l’utilizzo del contratto a tempo indeterminato. L’impressione al riguardo è che più dell’introduzione delle tutele crescenti siano state le misure di sgravio contributivo ad agevolare questo risultato.
Eppure – nota il presidente – i numeri sono abbondantemente al di sotto della media nazionale e drammaticamente più bassi rispetto ai risultati ottenuti in altre Regioni.
Ciò vuol dire che occorre fare di più per mettere le nostre piccole imprese – quelle che più di tutte sostengono i livelli occupazionali – nelle condizioni di incrementare e migliorare questo trend.
Infine – conclude Sgherza – era fin troppo facile prevedere il crollo nell’utilizzo dei contratti di apprendistato. Purtroppo la concorrenza del “tutele crescenti” e l’assenza di un fattivo supporto in termini di semplificazione burocratica hanno di fatto emarginato una fattispecie contrattuale che, ad avviso di Confartigianato, continua ad essere lo strumento migliore e più completo per agevolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro».