L’Unità potrebbe rivivere grazie ai soldi dei contribuenti

di Piero Chimenti - Le banche creditrici dell'Unità, storico quotidiano fondato da Gramsci nel 1924, hanno bussato alle casse del Governo per vedersi restituiti i 107 milioni di euro serviti per finanziare il giornale, tornato in stampa lo scorso fine giugno dopo aver dichiarato fallimento. All'appello mancherebbero ancora 18 milioni, ancora non rivalsi dalla Sga (Società Gestione Attività). Il decreto ingiuntivo dello scorso 22 giugno del Tribunale di Roma ha obbligato lo Stato al pagamento di tale somma di denaro.

A giustificare il tale rivalsa è stata una legge risalente al 1998, quando all'esecutivo c'era Prodi. L'autore di questa legge è stato Ugo Sposetti, senatore del Pd e Presidente della Fondazione Ds, ed ex Tesoriere del vecchio partito di sinistra. L'art. 4 della legge cita: "la garanzia concessa a carico dello Stato applicata per capitale, interessi anche di mora e indennizzi contrattuali, è escutibile a seguito di accertata e ripetuta inadempienza da parte del concessionario". Spiegando con parole semplici, la legge, che sembra fatta ad hoc, prevede che lo Stato, nella persona del Presidente del Consiglio, si faccia garante di ripianare i debiti nel caso in cui il Partito a cui fa capo il giornale non riuscisse a ripianare i debiti presso le banche creditrici.

Il Senatore per prevenire eventuali pignoramenti dei beni del partito per problemi giudiziari, ha smembrato nel 2007, alla nascita del Pd, i beni patrimoniali del Pci e Ds in 57 fondazioni, autonome uno dall'altra, in modo tale che le autorità competenti non potessero attaccare il patrimonio "comunista". In Italia non è la prima volta che ci si trova ad affrontare tali situazioni. E' capitato già nel 2003 per il salvataggio dell'ex Avanti!, giornale fondato da Bettino Craxi, in cui sono stati saldati 9 milioni di euro di debito.

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