di Nicola Zuccaro - "Il linguaggio segreto dei terroristi dell'Isis". Alla luce dei recenti ed efferati attentati di Parigi preceduti dall'esplosione in
volo, nei pressi del Sinai, di un boeing russo, il titolo di un servizio televisivo andato in onda sull'emittente LA7 potrebbe
essere la traccia di un duro quanto difficile compito sul quale dovranno lavorare i servizi segreti dei Governi appartenenti
alla coalizione internazionale Anti-Isis.
Noti anche come Servizi Interni di Sicurezza e conosciuti con il termine anglofono di Intelligence, necessitano di una (probabile) rifondazione, supportata da moderne tecniche di investigazione, dalle nuove tecnologie satellitari e legate all'informatica ma sopratutto da un corposo coordinamento mondiale, sotto la possibile egida dell'ONU, sulla falsariga dei caschi blu per le missioni di pace e di stabilizzazione nelle aree geografiche affette dalle pericolose tensioni internazionali.
Quanto già accaduto in Francia il 7 gennaio 2015 con l'attentato presso la redazione di Charlie Hebdo (non è una rilevazione tesa a puntare l'indice contro il Governo transalpino) raffrontato con gli ultimi blitz antiterrorismo a firma dei Carabinieri del Ros, conferma che a dover fare la differenza è sempre la prevenzione. E' questa, in particolare per la Francia, la componente dalla quale dover ripartire, al fine di dotare ciascuna nazione e ciascun Governo di un servizio di sicurezza interno con appendice militare - richiamante il deposto Sismi - competente e pronto ad evitare le neo strategie terroristiche collegate all'Isis.
Noti anche come Servizi Interni di Sicurezza e conosciuti con il termine anglofono di Intelligence, necessitano di una (probabile) rifondazione, supportata da moderne tecniche di investigazione, dalle nuove tecnologie satellitari e legate all'informatica ma sopratutto da un corposo coordinamento mondiale, sotto la possibile egida dell'ONU, sulla falsariga dei caschi blu per le missioni di pace e di stabilizzazione nelle aree geografiche affette dalle pericolose tensioni internazionali.
Quanto già accaduto in Francia il 7 gennaio 2015 con l'attentato presso la redazione di Charlie Hebdo (non è una rilevazione tesa a puntare l'indice contro il Governo transalpino) raffrontato con gli ultimi blitz antiterrorismo a firma dei Carabinieri del Ros, conferma che a dover fare la differenza è sempre la prevenzione. E' questa, in particolare per la Francia, la componente dalla quale dover ripartire, al fine di dotare ciascuna nazione e ciascun Governo di un servizio di sicurezza interno con appendice militare - richiamante il deposto Sismi - competente e pronto ad evitare le neo strategie terroristiche collegate all'Isis.