SAN SEVERO - Siamo i vostri figli, i vostri nipoti. Siamo i giovani di cui si parla sempre tanto, spesso in negativo. Siamo al centro dell’attenzione solo quando c’è da strumentalizzarci o per ripetere in modo retorico che siamo il futuro. A noi invece sembra di non essere neppure il presente. Spesso non ci sentiamo ascoltati ma solo “accontentati” in quelle che sono le nostre “esigenze” che poi fanno solo comodo ad un sistema che ci riempie di cose ma ci ruba la vita.
Dopo le ultime bombe, le ultime di una lunga serie, noi vogliamo far sentire anche la nostra voce. Sappiamo già che probabilmente molti ci snobberanno e non ci prenderanno in considerazione liquidandoci con la solita frase: “So’ ragazzi”. Ma vogliamo parlare lo stesso e dire qualcosa anzitutto a noi ma anche agli adulti e a quelli che hanno incarichi di responsabilità nell’ambito della società civile.
A noi stessi e a tutti i nostri coetanei vogliamo dire che è ormai ora di ribellarsi, di operare una vera rivoluzione delle coscienze rifiutando con forza una cultura dell’illegalità che è presente anche nelle nostre relazioni tra amici, nella scuola e persino sui campi da gioco. Se vogliamo essere protagonisti di un vero cambiamento dobbiamo partire da noi rispettando le regole, tutte le regole; da quelle della scuola a quelle della circolazione stradale, dal non distruggere beni che appartengono alla collettività al non gettare neppure una carta a terra. Sembra difficile ma non lo è. Già questo renderebbe migliore la qualità della vita. Se poi riuscissimo a creare anche occasioni per parlare, fare rete, progettare senza scadere nella superficialità sarebbe il massimo e la nostra diventerebbe una forza capace di incidere sulla nostra città. E poi bisogna che ci liberiamo una volta per tutte di una mentalità mafiosa che come un cancro corrode anche le nostre relazioni personali, quelle delle nostre comitive e dei nostri gruppi. “Io mi faccio i fatti miei”, “Io non faccio l’infame”… Sono espressioni che andrebbero cancellate completamente dal nostro vocabolario perché ciò che accade nella città fa parte dei “fatti miei”, mi riguarda così come mi riguarda la vita del mio amico, della mia amica. Fin quando ognuno penserà ai fatti suoi non ci sarà alcun miglioramento perché si anteporrà sempre e solo l’interesse personale al bene comune. E poi “infame” è chi commette reati non chi li denuncia! La mentalità mafiosa che si insinua nella nostra vita ci porta a capovolgere in modo perverso le cose etichettando come “infame” chi denuncia e combatte il male mentre chi si macchia di delitti, spesso gravissimi, viene visto come il “dritto” di turno, quello che si fa rispettare, “l’uomo d’onore”.
A coloro che sono vittime di estorsioni e attentati vorremmo dire di reagire non con la rassegnazione ma con la forza dell’unione. A Bagheria, pochi giorni fa, decine di imprenditori si sono ribellati denunciando chi imponeva il pizzo permettendo l’arresto di ben 22 persone. Sarà anche banale ma ricordare che “l’unione fa la forza” ci sembra molto utile in questo frangente. Anche voi unitevi, parlate, fate gruppo.
Alle forze dell’ordine vorremmo dire di continuare con coraggio nel loro impegno senza lasciarsi intimorire perché se avete paura voi per noi è davvero la fine: dal vostro coraggio viene la nostra speranza!
Ai politici, agli amministratori della cosa pubblica e a tutti coloro che hanno un ruolo di responsabilità vorremmo dire di anteporre sempre il bene comune a tutto il resto e di essere veri uomini di stato e non politicanti di piccolo cabotaggio. Rifiutate a priori ogni forma di clientelismo, di arrivismo, di corruzione: la politica è servizio, il più alto dei servizi proprio perché si occupa del bene comune e non solo di alcuni, dei propri amici, di quelli a cui devo e che mi faranno dei favori. De Gasperi ebbe a dire: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”. Ebbene siamo noi la prossima generazione: se volete essere dei grandi dovete guardare a noi, pensare al nostro futuro che poi è il futuro della nostra città.
Infine vogliamo rivolgerci anche a chi delinque, a chi per diverse ragioni ha scelto la strada sbagliata che alla fine porta solo dolore e sofferenza in chi la percorre e in chi deve subire le conseguenze negative di tale scelta. A voi chiediamo di riassaporare il gusto del pane guadagnato onestamente. Vi chiediamo di scegliere il bene perché non è mai tardi per cambiare e ricostruire la propria vita. Vivere una vita modesta ma poter camminare a testa alta vale molto più che avere tanti soldi e poi doversi nascondere. Guardate negli occhi i vostri figli e, se non li avete ancora, guardate i nostri occhi, gli occhi dei bambini, gli occhi di tutte le persone oneste e innocenti che vorrebbero semplicemente vivere una vita serena e dignitosa senza aver paura di uscire di casa, senza temere per i propri figli.
Noi vogliamo vivere e vogliamo che viva anche la nostra città!
Dopo le ultime bombe, le ultime di una lunga serie, noi vogliamo far sentire anche la nostra voce. Sappiamo già che probabilmente molti ci snobberanno e non ci prenderanno in considerazione liquidandoci con la solita frase: “So’ ragazzi”. Ma vogliamo parlare lo stesso e dire qualcosa anzitutto a noi ma anche agli adulti e a quelli che hanno incarichi di responsabilità nell’ambito della società civile.
A noi stessi e a tutti i nostri coetanei vogliamo dire che è ormai ora di ribellarsi, di operare una vera rivoluzione delle coscienze rifiutando con forza una cultura dell’illegalità che è presente anche nelle nostre relazioni tra amici, nella scuola e persino sui campi da gioco. Se vogliamo essere protagonisti di un vero cambiamento dobbiamo partire da noi rispettando le regole, tutte le regole; da quelle della scuola a quelle della circolazione stradale, dal non distruggere beni che appartengono alla collettività al non gettare neppure una carta a terra. Sembra difficile ma non lo è. Già questo renderebbe migliore la qualità della vita. Se poi riuscissimo a creare anche occasioni per parlare, fare rete, progettare senza scadere nella superficialità sarebbe il massimo e la nostra diventerebbe una forza capace di incidere sulla nostra città. E poi bisogna che ci liberiamo una volta per tutte di una mentalità mafiosa che come un cancro corrode anche le nostre relazioni personali, quelle delle nostre comitive e dei nostri gruppi. “Io mi faccio i fatti miei”, “Io non faccio l’infame”… Sono espressioni che andrebbero cancellate completamente dal nostro vocabolario perché ciò che accade nella città fa parte dei “fatti miei”, mi riguarda così come mi riguarda la vita del mio amico, della mia amica. Fin quando ognuno penserà ai fatti suoi non ci sarà alcun miglioramento perché si anteporrà sempre e solo l’interesse personale al bene comune. E poi “infame” è chi commette reati non chi li denuncia! La mentalità mafiosa che si insinua nella nostra vita ci porta a capovolgere in modo perverso le cose etichettando come “infame” chi denuncia e combatte il male mentre chi si macchia di delitti, spesso gravissimi, viene visto come il “dritto” di turno, quello che si fa rispettare, “l’uomo d’onore”.
A coloro che sono vittime di estorsioni e attentati vorremmo dire di reagire non con la rassegnazione ma con la forza dell’unione. A Bagheria, pochi giorni fa, decine di imprenditori si sono ribellati denunciando chi imponeva il pizzo permettendo l’arresto di ben 22 persone. Sarà anche banale ma ricordare che “l’unione fa la forza” ci sembra molto utile in questo frangente. Anche voi unitevi, parlate, fate gruppo.
Alle forze dell’ordine vorremmo dire di continuare con coraggio nel loro impegno senza lasciarsi intimorire perché se avete paura voi per noi è davvero la fine: dal vostro coraggio viene la nostra speranza!
Ai politici, agli amministratori della cosa pubblica e a tutti coloro che hanno un ruolo di responsabilità vorremmo dire di anteporre sempre il bene comune a tutto il resto e di essere veri uomini di stato e non politicanti di piccolo cabotaggio. Rifiutate a priori ogni forma di clientelismo, di arrivismo, di corruzione: la politica è servizio, il più alto dei servizi proprio perché si occupa del bene comune e non solo di alcuni, dei propri amici, di quelli a cui devo e che mi faranno dei favori. De Gasperi ebbe a dire: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”. Ebbene siamo noi la prossima generazione: se volete essere dei grandi dovete guardare a noi, pensare al nostro futuro che poi è il futuro della nostra città.
Infine vogliamo rivolgerci anche a chi delinque, a chi per diverse ragioni ha scelto la strada sbagliata che alla fine porta solo dolore e sofferenza in chi la percorre e in chi deve subire le conseguenze negative di tale scelta. A voi chiediamo di riassaporare il gusto del pane guadagnato onestamente. Vi chiediamo di scegliere il bene perché non è mai tardi per cambiare e ricostruire la propria vita. Vivere una vita modesta ma poter camminare a testa alta vale molto più che avere tanti soldi e poi doversi nascondere. Guardate negli occhi i vostri figli e, se non li avete ancora, guardate i nostri occhi, gli occhi dei bambini, gli occhi di tutte le persone oneste e innocenti che vorrebbero semplicemente vivere una vita serena e dignitosa senza aver paura di uscire di casa, senza temere per i propri figli.
Noi vogliamo vivere e vogliamo che viva anche la nostra città!