Snobbata e odiata, povera Europa League!

di Antonio Gianseni - Tante volte, durante la stagione calcistica, società, allenatori e giocatori dichiarano, senza se e senza ma, che il loro obiettivo è arrivare in Europa. Ma troppo spesso, quando si parla di quest'ultima, si pensa soprattutto e solo alla Champions League, snobbando, in maniera chiara e fin troppo evidente, l'Europa League, una competizione buona sola per fare esperimenti, per testare le condizioni di alcuni giocatori e per dar spazio agli scontenti e alle cosiddette secondo linee. E' vero che l'appeal, il richiamo, l'importanza e il ritorno economico è assolutamente distante da quello della coppa dalla grandi orecchie, ma l'Italia non vince tale trofeo dal lontano '99, quando il Parma sconfisse 3-0 in finale il Marsiglia, ed è proprio da quell'anno che una nostra rappresentante non arriva più in finale, seppur Napoli e Fiorentina, nell'ultima edizione, ci sono andate vicinissime, essendo arrivate fino in semifinale.

Solo la Champions. La Champions innanzitutto. La Champions prima di tutto. Anche a costo di uscire ai preliminari, come capita sempre negli ultimi anni alle squadre italiane, o di collezionare sconfitte, gol e pessime figure nella fase a gironi. Ma c'è un qualcosa che troppo spesso ci si dimentica o, molto più probabilmente, si fa finta di dimenticare: chi vince l'Europa League accede di diritto all'edizione successiva della Champions League. E' sicuramente un modo per dare maggiore lustro ed importanza alla seconda competizione continentale. Si pensi a squadre come il Borussia Dortmund, il Liverpool, il Tottenham e il Napoli, club blasonati che, magari, una volta fallito l'assalto all'ex Coppa dei Campioni tramite il campionato, possono tentare di rifarsi, alzando un trofeo e guadagnandosi così, in maniere trionfale, l'accesso alla massima competizione continentale.

E poi ci sono i numeri, i dati e le statistiche, che, nel calcio, hanno sempre e comunque il loro valore. Uno studio esclusivo prodotto da Bwin sulle ultime cinque stagioni, ha dimostrato che è più semplice vincere l'Europa League piuttosto che puntare tutto su un piazzamento che vale la Champions. Detto ciò, si può facilmente dedurre che vi è una competitività minore rispetto ai maggiori campionati del continente. E la si può buttare anche sul punto di vista meramente economico e finanziario, visto che il valore di tutte le squadre partecipanti all'Europa League è nettamente inferiore a quello di tutte le squadre della nostra Serie A, che, tra l'altro, è molto meno pregiata rispetto alla Premier League, alla Liga e alla Bundesliga, vere e propri macchine da soldi e di top player.

Però, per concludere, occorre dire una cosa: forse non è l'Europa League ad avere meno competitività, ma sono i campionati a nascondere insidie e pericoli in ogni partita, anche in quella che non ti aspetti e che, quantomeno sulla carta, viene considerata agevole e alla portata. Nelle notti europee si può azzeccare la partita perfetta, quella della vita e della carriera, battendo anche chi non avresti pensato e probabilmente ti è superiore sotto tanti punti di vista, ma, magari, non su quello della motivazione. La speranza è che questo ragionamento arrivi all'orecchio di Pioli, Sarri e Paulo Sousa. Perché è arrivato il momento che, nell'albo d'oro, si ritorni a scrivere in italiano.

Per ulteriori informazioni sullo studio relativo all’Europa League: http://news.bwin.it/

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