BRINDISI - E' stata acquisita la documentazione dai carabinieri nelle sedi di Brindisi e Bari del settore Agricoltura della Regione Puglia nell'ambito di un'inchiesta avviata dalla Procura di Brindisi sul piano di contrasto dell'ente all'epidemia del batterio Xylella che ha contagiato gli ulivi pugliesi.
Casili (M5S): “Sì è passati agli interventi prima di comprendere la malattia" - Si è tenuta pochi giorni fa a Bari la riunione della “task force” per contrastare la Xylella. Al tavolo ha partecipato anche il consigliere regionale M5S Cristian Casili, agronomo di professione: “Ho ascoltato attentamente tutti gli interventi molti dei quali hanno confermato il mio pensiero in merito a questa complessa faccenda: chi si è occupato della problematica ha saltato completamente la fase di osservazione per arrivare direttamente alla patogenesi: insomma si è passati direttamente ad una fase di intervento senza studiare seriamente quale fosse la “malattia” dando per acquisito che l’agente eziologico fosse la Xylella. Ci sono ancora persone che confondono la patologia che è il CoDiRo con la Xylella. La patologia nonché il vero problema che sta a cuore agli agricoltori é il CoDiRo, ovvero il disseccamento rapido degli ulivi, non la Xylella. Come ha detto il Prof. Misciagna nel corso del suo intervento a Bari: “se continuiamo a parlare di Xylella non si andrà da nessuna parte”.”
Per meglio comprendere aspetti tecnici il consigliere pentastellato prova a semplificare il concetto spiegando che la prima cosa che gli epidemiologi fanno dopo la caratterizzazione di una patologia è una fase di “osservazione” in modo da comprendere come è distribuita questa patologia degli ulivi all'interno della regione, si comprende se esisteva nel passato, se ci sono state delle variazioni nel tempo, quali sono le caratteristiche della pianta che sono associate con la patologia: il terreno, il clima, gli inquinanti, la fisiologia etc.
“Dai dati fin ora forniti dagli organi scientifici non esistono queste osservazioni.- prosegue Casili - Tuttavia questa fase di osservazione chiamata “epidemiologia descrittiva” è una fase fondamentale perché serve come generatrice di ipotesi da testare poi in studi specifici. Nel caso degli studi condotti in Puglia da CNR, IAMB e Università di Bari si è passati direttamente agli studi sperimentali senza fare quelli osservazionali.”
Questo non permetterebbe pertanto di avere dati di confronto tra alberi con la patologia, alberi senza la patologia, e la distribuzione di eventuali agenti eziologici tra questi casi e il controllo. “Ma partire con ipotesi pregiudiziali non é da ricercatore - incalza il consigliere pentastellato - il ricercatore vede la malattia e pensa a una serie di agenti eziologici, li esamina tutti quanti insieme e poi inizia con gli studi sperimentali di tipo preventivo o causativo ma solo dopo aver fatto le osservazioni più semplici. Un ricercatore non va per sensazioni, ecco perché l'approccio patogenetico di Martelli, Boscia ed altri - conclude - è completamente errato e dovrebbe lasciare spazio a quello casuale che ha un altro modo di procedere”.
Il fascicolo è del pm Antonio Costantini che procede a carico di persone non identificate per il reato di diffusione di una malattia delle piante o degli animali.
Per meglio comprendere aspetti tecnici il consigliere pentastellato prova a semplificare il concetto spiegando che la prima cosa che gli epidemiologi fanno dopo la caratterizzazione di una patologia è una fase di “osservazione” in modo da comprendere come è distribuita questa patologia degli ulivi all'interno della regione, si comprende se esisteva nel passato, se ci sono state delle variazioni nel tempo, quali sono le caratteristiche della pianta che sono associate con la patologia: il terreno, il clima, gli inquinanti, la fisiologia etc.
“Dai dati fin ora forniti dagli organi scientifici non esistono queste osservazioni.- prosegue Casili - Tuttavia questa fase di osservazione chiamata “epidemiologia descrittiva” è una fase fondamentale perché serve come generatrice di ipotesi da testare poi in studi specifici. Nel caso degli studi condotti in Puglia da CNR, IAMB e Università di Bari si è passati direttamente agli studi sperimentali senza fare quelli osservazionali.”
Questo non permetterebbe pertanto di avere dati di confronto tra alberi con la patologia, alberi senza la patologia, e la distribuzione di eventuali agenti eziologici tra questi casi e il controllo. “Ma partire con ipotesi pregiudiziali non é da ricercatore - incalza il consigliere pentastellato - il ricercatore vede la malattia e pensa a una serie di agenti eziologici, li esamina tutti quanti insieme e poi inizia con gli studi sperimentali di tipo preventivo o causativo ma solo dopo aver fatto le osservazioni più semplici. Un ricercatore non va per sensazioni, ecco perché l'approccio patogenetico di Martelli, Boscia ed altri - conclude - è completamente errato e dovrebbe lasciare spazio a quello casuale che ha un altro modo di procedere”.