Consiglio: “no” a Blasi su xylella

BARI - Con 37 voti contrari e nove favorevoli (quello del proponente, il consigliere Pd Sergio Blasi, e degli otto rappresentanti del M5s) il Consiglio regionale della Puglia ha respinto la proposta di modifica di un articolo della legge n.41 2014 studiata per vietare, per 15 anni, il cambiamento della destinazione urbanistica delle aree colpite da Xylella fastidiosa. Il 'no' è stato motivato diversamente dalle varie forze politiche.

Nel testo si evidenzia che “le misure fitosanitarie adottate nel "piano bis" del Commissario delegato Silletti, sono oggetto di specifici ricorsi al TAR Lazio presentati da parte di aziende agricole olivicole e/o vivaistiche e da alcune Amministrazioni comunali, e che gli interventi di abbattimento degli ulivi, in parte già effettuati e di prossima esecuzione, accompagnati da irrorazioni di fitofarmaci su vaste aree di territorio, possono determinare, se non eseguite secondo gli standard scientifici, (specialmente la misura che impone l'espianto nel raggio di 100 metri di tutti gli ulivi e piante ospiti, anche solo sospettate di essere infette) gravi ripercussioni sugli equilibri dell'intero ecosistema coinvolto, sull'integrità del paesaggio, sull'attrattività turistica del Salento e di tutta la Puglia, nonché sui livelli di contaminazione delle falde acquifere e dell'intera catena agro-alimentare, mettendo quindi a serio rischio perfino la salute pubblica”.

IL DIBATTITO IN AULA - Ampio e articolato è stato il dibattito che si è svolto in Aula sulla proposta di legge a firma del consigliere Sergio Blasi (Pd) di modifica alla legge regionale 41 del 2014, contenente le misure di tutela delle aree colpite dal batterio killer.

La proposta è stata illustrata da Blasi che ha evidenziando l’intento della legge di evitare possibili speculazioni urbanistiche nelle aree interessate da abbattimenti di ulivi affetti da xylella. Pertanto, riguardava la riscrittura dell’art. 1 della legge 41, prevedendo un vincolo di 15 anni, per cui le aree oggetto di misure di abbattimento ed estirpazione di piante per la prevenzione ed il controllo della xylella fastidiosa non avrebbero potuto avere destinazione urbanistica diversa da quella preesistente alle suddette misure. Il limite dei quindici anni sarebbe stato derogato solo per la realizzazione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia ambientale e della pubblica incolumità che non avessero avuto altra alternativa localizzativa.

Si sono susseguiti una serie di interventi, ad iniziare dal consigliere Mario Pendinelli (Emiliano Sindaco) che ha evidenziato la necessità di dover affrontare il problema della xylella anche sul piano urbanistico in quanto la norma così scritta potrebbe creare una disparità di trattamento tra cittadini proprietari di terreni colpiti o no dalla sindrome del Codiro.

Di ritiro o rinvio della proposta nelle due Commissioni consiliari preposte, urbanistica e attività produttive, ha parlato il capogruppo di Forza Italia Andrea Caroppo, secondo il quale sarebbe stato utile riprendere l’iter dell’esame della proposta per evitare alla legge elementi incostituzionali.
Perplessità sul testo sono state espresse dall’assessore all’urbanistica Anna Maria Curcuruto, sul fatto che parafrasa una norma che esiste, a livello nazionale, per le aree percorse da fuoco. Ponendo la norma su un suolo agricolo, con un uliveto ordinario, non con olivi vincolati, c’è poi però il paradosso che se vi è la Xylella, non è possibile fare un accordo di programma per realizzare un qualunque intervento in variante allo strumento urbanistico. Se invece non è presente la Xylella, è possibile fare l’accordo di programma ed espiantare. Quindi, risulta sia punitiva rispetto a chi ha la Xylella, ma può essere sperequativa nei confronti di quello che la Xylella non ce l’ha. È chiaro che questa legge - ha detto l’assessore - ha una componente emotiva, non urbanistica.

Per il consigliere Saverio Congedo (Oltre con Fitto) è opportuno apprezzare la validità del principio contenuto nella proposta di legge, anche se punitiva al limite dell’accanimento nei confronti di chi è già stato danneggiato dalla xylella.

Piena condivisione alla proposta Blasi è stata espressa dal consigliere Pino Lonigro (Noi a sinistra), considerandola un deterrente alle numerose varianti urbanistiche approvate in fase di conferenze di servizi, il cui risultato non è altro che la sottrazione di terreno agricolo ai fini della cementificazione.
Anche il consigliere del M5S Cristian Casili ha accolto favorevolmente la proposta di modifica, condividendola e presentando tra l’atro un sub-emendamento, andando a precisare alcuni punti dell’emendamento Blasi. Secondo Casili il concetto non è tenere i suoli agricoli musealizzati, senza apportare alcuna opera, alcuna modifica, ma è semplicemente permettere che su quei suoli agricoli si facciano delle opere che sono connesse all’attività principale, che è l’attività rurale.

Il consigliere di FI Domenico Damascelli, pur riconoscendo il fine nobile della proposta, ha espresso la necessità di rinviarla in Commissione per un maggiore confronto e approfondimento sulla base della consapevolezza di fermare le speculazioni e garantire la continuità dell’uso agricolo.
Di violazioni del principio costituzionale ha parlato il capogruppo Ignazio Zullo (Oltre con Fitto), nel momento in cui è la Regione ad introdurre restrizioni in merito alla pianificazione territoriale per la quale sono i Comuni gli enti preposti a farlo.

Il consigliere Donato Pentassuglia (PD) ha ritenuto opportuno fare chiarezza sul percorso conseguito dalla proposta di legge evidenziando che comunque il testo era stato licenziato dalla Commissione attività produttive di cui è presidente, dopo la decisione assunta nella Commissione urbanistica di trasformare una iniziale proposta di legge in emendamento e quindi, diventava una modifica alla legge regionale vigente in materia di aree colpite da xylella, la cui competenza ricadeva nella Commissione che l’ha licenziata.

Pur condividendo lo spirito della legge ed essendo d’accordo sul fatto che si devono evitare le speculazioni, il capogruppo Giannicola De Leonardis (Schittulli-Area Popolare) ha espresso la necessità di un confronto con i Comuni, gli enti chiamati in causa nei casi di varianti urbanistiche.
Secondo il consigliere Nino Marmo (FI) la proposta meritava di essere ritirata per evitare di creare presupposti che neanche si conoscono, trattandosi di un terreno scivoloso, ribadendo convintamente che già la legge n. 41 sia di per sé incostituzionale, perché è intervenuta, peraltro, ben prima dell’approvazione del PUTT, quindi delle norme in esso contenute, in particolare quella del rapporto città-campagna che significa salvaguardare la campagna, non salvaguardare come campagna la prossimità della parte urbanizzata del nostro territorio.

Del diritto di non poter superare e andare oltre quelle che sono le legittime competenze delle comunità locali, ha parlato il consigliere Francesco Ventola (Oltre con Fitto), tutelate dalla legge, e nella fattispecie quello che è il potere di destinazione urbanistica e pianificazione urbanistica dato ai Comuni, che attraverso i PUG possono legittimamente decidere come poter migliorare il proprio territorio, salvaguardando e soprattutto rispettando i piani sovraordinati.

Il capogruppo del Pd Michele Mazzarano ha riconosciuto pienamente al consigliere Blasi il valore di una proposta politicamente di grande significato, ma dal punto di vista tecnico-legislativo con una incongruenza. Quindi andava salvato il valore politico di questa proposta e metterla in connessione con le contraddizioni tecniche, legislative e di titolarità, facendo i conti per evitare possibili ricorsi di quei Comuni che, avendo già degli strumenti urbanistici approvati, facilmente possano ricorrere al TAR, che automaticamente impugnerebbe il provvedimento così come formulato in questo momento.

2 Commenti

  1. Era un'occasione buona per Zullo e invece ... si è lasciato fregare dai 5S

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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