di Piero Chimenti - Eccoci qua con Samuel Vampo, un vecchio amico e giovane cantautore grottagliese, che pian piano sta facendo strada nel meraviglioso mondo della musica. Ci presenta il suo primo lavoro discografico "Non c'è pericolo", uscito lo scorso 11 settembre.
Com'è maturato il passaggio dal lavorare con una band a
solista? In cosa ti ha "cambiato"?
Sono nel mondo della musica da circa dieci anni e,
artisticamente nasco in una band. Staccarmi da quel mondo non è stato facile
sia per ragioni affettive che per comodità , sinergia e coraggio che la band
inevitabilmente ti dà . Tuttavia, la voglia di mettermi in discussione e
ricercarmi musicalmente ha prevalso e adesso mi trovo qui col mio primo album e
tanta tanta strada da fare. Oggi mi ritrovo molto cambiato soprattutto da un
punto di vista stilistico. Da quasi tre anni sostengo studi di armonia e canto
moderno che mi hanno “deviato”. Nel loro percorso mi sono avvicinato al pop, al
soul e al funk a differenza degli anni passati in cui ero immerso totalmente
nelle atmosfere rock. Penso di aver subito diverse influenze musicali che
inevitabilmente oggi contaminano le mie composizioni.
Hai raccontato in una precedente intervista che "Non
c’è pericolo" è nato nel 2013, selezionando 10 brani...! Quali parametri
hai seguito nella scelta dei brani da incidere nel cd?
Per un cantautore la scelta dei brani da mettere su un album
è un dramma. Ogni singola canzone, ogni nota ogni parola è il frutto di un
lavoro o di una ricerca che può durare qualche ora in alcuni e rari casi ma
anche intere settimane in altri. Ho scelto dieci brani che, secondo me,
andavano a rappresentare meglio la mia musica in quanto scritti in diversi
periodi del mio percorso musicale. Poi, soprattutto, potevano raccontare storie
e quindi potevano essere ascoltati con maggiore attenzione, permettendo all’ascoltatore
di immedesimarsi. La musicalità , il ritmo e il senso del brano, sono stati i
punti cardine sui quali ho creato il progetto “ Non c’è pericolo”
C'è qualche artista a
cui t'ispiri nella composizione dei brani?
Siamo quello che ascoltiamo. Dalla tradizione italiana ho
cercato di attingere molto da i grandi mostri sacri come Dalla per il suo genio
nella composizione, Battisti per la sua sensibilità e De Gregori e De Andrè per
il loro modo di raccontare una canzone. Mi piace molto Cremonini per la sua
visione artistica e per il suo essere “eclettico”…non nascondo, infatti, che mi
ha influenzato molto. Per quanto riguarda il sound ho cercato ispirazione nel
mondo della musica inglese perché mi ha sempre affascinato. Quindi ho cercato di scovare idee ascoltando
Muse, Queen passando da Sting fino ai Beatles.
Quanto ti è "costata" un pò di felicità ... per
arrivare a questo punto della tua carriera artistica?
La vita non regala mai nulla, solo il sacrificio e la
dedizione possono darti la speranza o l’illusione (ancora non l’ho capito bene)
di riuscire ad ottenere qualcosa. Sostanzialmente penso di essere ancora un pesce
piccolo (se non microscopico) nel mondo della musica che, tuttavia, mi ha
regalato tanto ma le rinunce e i sacrifici fatti in questi anni sono stati
davvero tanti. La consolazione a tutta la fatica è sentire gente che apprezza il tuo lavoro, ti sostiene
e incoraggia.
La copertina dell'album mostra le tue sagome in
viaggio...come mai la scelta del contrasto cromatico? Rappresentazione del
conflitto che c'è nell'animo umano?
Esattamente. Con il graphic designer Marco Santese abbiamo
voluto creare una copertina che rappresentasse concettualmente il viaggio che
tutti noi siamo chiamati ad affrontare nella nostra vita. Siamo alla continua
ricerca della felicità , affannati e distratti, attori e comparse di un mondo
sempre più veloce. Nella copertina ci sono le due sagome in procinto di
scontrarsi tra loro; una, in bianco e nero, rappresenta il nostro essere
immersi nel susseguirsi delle cose. L’altra, coloratissima, rappresenta il
raggiungimento delle nostre ambizioni. Il loro scontro può essere forse un
compromesso, forse una sciagura…ad ogni modo non c’è pericolo!