La manna di San Nicola tra storia e curiosità

di Vittorio Polito – È notorio che San Nicola, patrono di Bari, rappresenta un punto di riferimento non solo per i baresi e gli italiani, ma anche per molti Paesi stranieri, soprattutto per la Russia, ove San Nicola è considerato il Santo, mentre alla Manna spetta il primo posto tra le devozioni nicolaiane.

La rivista “Nicolaus – Studi storici”, diretta da padre Gerardo Cioffari o.p., realizzata da Levante Editori per il Centro Studi Nicolaiani, riporta un interessante capitolo dello stesso padre Cioffari, storico della Basilica, nel quale tratta della devozione per la “Manna di S. Nicola”, attraverso testimonianze storiche, riportando nelle sue note alcune curiosità. San Nicola, ad esempio, non è l’unico Santo a cui è connessa la devozione della manna (quel liquido variamente designato, ma che in realtà è acqua pura). Prima di lui fu celebre San Menas, un soldato romano di stanza in Palestina e in Siria, che rimase folgorato dall’insegnamento di Gesù e si convertì al cristianesimo; ma con l’avanzare della devozione nicolaiana gli cedette il passo e San Nicola divenne il Santo per eccellenza. Le testimonianze in tal senso non si contano e vengono da molto lontano e certamente l’attrattiva della sua figura, come sostiene padre Cioffari, è legata proprio a questo fenomeno.

Cioffari sostiene anche che il termine “manna”, da tempo in uso nella chiesa occidentale e specificatamente riferito a San Nicola, è alquanto fuorviante. Il pensiero va, infatti, a quel cibo leggero piovuto dal cielo per salvare dalla fame gli Israeliti che in fuga dall’Egitto erano diretti alla Terra promessa.

Il domenicano colto nel suo capitolo parla anche della manna nel mondo greco, come fattore trainante per i pellegrinaggi, dell’antica liturgia ed anche di alcuni componimenti poetici sull’argomento.

Il più importante è certamente il poema in antico francese del normanno Robert Wace (1150 circa), autore di romanzi che sono entrati a far parte del ciclo dei cavalieri della Tavola Rotonda. Sorprende il fatto come questo autore pur tacendo sulla traslazione del corpo di San Nicola a Bari, dedica parecchi versi alla manna:

Quando S. Nicola morì e trapassò da questa vita,
il suo corpo fu tenuto in venerazione
ed in molta grande autorità.
Fuori dalle mura, presso la città di Mira,
c’era un’antica chiesa, ove fecero seppellire il corpo.
Vi erano monaci che servivano Dio.
Dalla tomba ove giaceva il corpo usciva una specie di olio.
Le persone che avevano qualche male si ungevano e guarivano.
I sani si lavavano per la santità, i malati per la salute.
Molti miracoli ha già fatto Dio. Molti paralitici e molti storpi,
molti fiaccati dalla febbre e molti malati
ottennero per questo olio la salute.

Non va dimenticato che la manna, spesso, rappresenta l’ultima ancora a cui i malati ricorrono dopo l’esaurimento dei metodi della medicina scientifica, «prescindendo dal problema se si tratti di miracolo o meno, quest’acqua ha le caratteristiche della reliquia. Il fedele nel berla o nell’ungere la parte malata del corpo, crea una vicinanza del proprio corpo a quello di S. Nicola. A questo punto tutto passa in secondo piano, scienza, arte, letteratura, per fare spazio alla fede; non la fede cristiana in quanto tale, che non viene messa in discussione dal credere o meno ai miracoli connessi alle reliquie, ma la fede come fiducia nell’aiuto del Santo». E i miracoli sono una risposta alla richiesta di aiuto.

Va precisato, infine, che l’acqua che viene distribuita in boccettine nella Sala delle Offerte non è l’acqua che si è formata nella tomba del Santo durante l’anno. Infatti, normalmente si raccoglie una quantità media di mezzo litro o poco più, e quindi su migliaia di devoti se ne potrebbero accontentare ben pochi. Quella che viene distribuita proviene da grandi boccioni di acqua benedetta, in cui è stata versata la “manna” raccolta il 9 maggio.



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