Ma a sinistra di Renzi chi emoziona i cuori?

di Francesco Greco - Civati e Landini assenti, più o meno giustificati: l'uno perché ha una formazione tutta sua (“Possibile”), l'altro per non impegnare la Fiom-Cgil. Ma che prospettiva politica attende la neonata Sinistra Italiana, che pure ha arruolato parlamentari ex Pd, ex M5S e Sel non riparati nel Pd (o nel gruppo misto)? Una nicchia, da club esclusivo. Non perché non ci sarebbero praterie da osare, keynesiane e non, mentre lo stato sociale ormai non esiste più e non si trovano 400 euro mensili per i poveracci senza lavoro né pensione nonostante si sbandieri una vaga ripresa comunque collegata a fattori esterni. Ma perché della brigata Sagapò a sinistra di Renzi tutti, o quasi, sono digiuni di comunicazione, non bucano il video, non trasmettono nulla, non emozionano cuori né folgorano menti. Da Vendola a Fassina, devono ancora imparare un'arte sottile e difficile, istintiva, irrazionale, priva di codici: o ce l'hai o no: l'arte della comunicazione. L'avessero saputo forse non sarebbero usciti così a cuor leggero dal Pd, consentendo a Renzi di spostarsi ancora più al centro, nelle braccia di Verdini e i “responsabili”, cloni di Razzi e Scilipoti, fatto che eticamente oggi non indigna nessuno: non siamo più ai tempi di De Gregorio e se la politica è degradata, anche chi la racconta ne segue le infauste sorti. Con Sinistra Italiana abbiamo i vertici della piramide: ma la base? Todos caballeros: e i soldati, le falangi per la guerra? Il radicamento nel territorio? Detta rusticamente: i voti chi ce li mette? Quella che a Buenos Ayres chiamano “carnazza”? Qui ci sono solo ossa, per un brodino ristretto, concentrato, pure sapido e griffato e pregno di pie intenzioni, ma pur sempre un'èlite, un simposio col birignao, un salotto frikkettone alla “Tutti da Fulvia sabato sera”. Molto fosforoso, saturnino, ma anche gozzaniano, crepuscolare. Un metodo senza follia: non si intravede la scintilla escatologica, ma solo bei fusti da talent: da qui a emozionare ce ne corre. Dovrebbero fare un corso accelerato di comunicazione, almeno un veloce studio del Bignami per imparare le leggi dello spettacolo. Come pensano di intercettare il dissenso anti-Renzi, che pure c'è, dagli insegnanti agli operai dell'Ilva alle vittime della ripresa fantasma ma che è venduta bene? Magari parlare anche a quelli del Pd parcheggiati sotto le 5 stelle, e forse, chissà, pure agli astensionisti cronici, in aumento. Ma al di là del fatto che la crisi delle ideologie ha “liberato” gli elettori, la politica non è matematica, semmai è filologicamente uguale alla prima repubblica: “Sangue e materiale organico” (Formica), “animale selvaggio” (D'Alema). Per cui essere anti-Renzi non vuol dire nulla se non c'è una visione alternativa e soprattutto se non la comunichi. Nella seconda repubblica, con Berlusconi, si è caratterizzata sui leader, i condottieri e sul loro cerchio magico e soprattutto lo spettacolo. Non per niente lo slogan di Renzi è “La comunicazione conta più della verità”. Per cui, quale mercato aspetta gli ex Pd, Sel, rifondatori comunisti, critici di Grillo e soci? Un partito da 2, 3%. Non perché non ci sarebbero terreni da coltivare, ma perché per brucare quell'erba ci vogliono i leader, e a sinistra del destroide Renzi non se ne vedono. Non dicono nulla a chi è fuori dal target di riferimento, non fanno vendere dentifrici, come disse Berlusconi alla Guzzanti. Blasfemo, ma è davvero così, e vale per dentifrici, donne, idee, politica. Al tempo del selfie, è inconcepibile un brand non comunicato con efficacia. Non ha mercato. E' fuori mercato. E' scaduto appena arriva sugli scaffali. Finisce subito da Remainders. Oggi che i linguaggi politici invecchiano precocemente, nuovi soggetti sociali si affacciano d'improvviso sulla scena, portatori di sensibilità spesso indecodificabili, problematiche complesse. Loro non lo sanno, la mamma non glielo ha detto, forse manco se ne accorgono, ma sono autoreferenziali. Nel senso che possono dire tutto e l'esatto contrario, nessuno se ne ricorda dopo dieci minuti: scivola via come acqua fresca. Il carisma mediatico prescinde dal contenuto, non c'è anzi alcuna relazione fra i due livelli. Ma al tempo dei pixel è imprescindibile. Berlusconi è un grande comunicatore (ma senza le tv sarebbe rimasto ad Arcore a trafficare con le olgettine), Renzi è abile nel comunicare di tutto, di più, anche, soprattutto il vuoto che lo esprime. Salvini conquista consenso perché rassicura chi ha paura del diverso, il migrante, il gay, ecc. Della Valle e Passera, altri competitor in scena, al pubblico arrivano come dei ricconi annoiati senza credibilità, appeal, visioni: altre nicchie (hanno i soldini). Senza Grillo e Casaleggio il M5S sarebbe rimasto a livello di forconi arruffati: velleitarismi, gargarismi. Ma dell'infinita diaspora Pd non ricordi né le facce né le idee né i programmi. Comunicatori si nasce, è un gene, dna. Anche una full immersion di comunicazione serve relativamente: leader non si diventa. La brigata Sagapò paludata nel vestitino della festa buono per la messa la domenica e la sosta al bar del quartiere per le paste con la morosa non lo sa, ma lo imparerà a sue spese.

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