Matino, in mostra “La valigia dell'emigrante”

di Francesco Greco. MATINO(Le) - "Caro papà non so cosà dire. Noi stiamo bene, le scuole sono incignate, la sera vado alla mescia. Il mio professore è cattivo..." (dal tema in classe di una bambina col padre in Svizzera). Fu un incontro fecondo, fra due personalità forti e sfaccettate, coraggiose e innovative, ben dentro la modernità e le sue sfide epocali. Quello fra Antonio Negro, emigrante a 18 anni in Svizzera, insegnante elementare a Zurigo, militante socialista (partito e sindacato) e l'artista leccese (nacque a Parabita nel 1930) Franco Gelli. Trait-de-union il politico tarantino Filippo Di Lorenzo. Andò così: metà anni Settanta, il prof. Negro riceve l'invito a candidarsi al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, accetta e deve fare campagna elettorale. Ha un'idea: un programma “firmato”.

Tramite Di Lorenzo, che è dirigente del Psi di Taranto e sindacalista, anche lui della Uil-Scuola, avviene l'incontro con Gelli . E' già uno studioso di architettura affermato (ha firmato progetti edilizi importanti in zona Piazza Mazzini, nella Capitale; si è formato a Venezia, è sodale di Pierre Restany,intrattiene una liason intellettuale col poeta Vittorio Bodini, naviga nell'informale, scansioni nella mail-art. Gelli ha un'idea: una serie di serigrafie sul tema dell'emigrazione, su cui, Negro poi veicola il suo programma. Che finisce ai suoi elettori potenziali, oltre 2500. sparsi nel mondo. “Conserva qualsiasi tipo di carta che ti passa per le mani perché un giorno ti potrebbe servire”, gli aveva detto Di Lorenzo. Detto,fatto. Nei 20 anni di emigrazione, di impegno politico e sindacale, Negro non ha buttato via manco gli scontrini dell'autobus.

E' bastata l'incursione nella sua cantina nella casa del padre Egidio e la madre Addolorata, a Montesardo, di Alberto Piccinni (associazione Zig, listen to diversity) e molto di quel materiale è stato recuperato dalla polvere, schedato, reso fruibile e ora fa parte della mostra “La valigia dell'emigrante” appena inaugurata a Matino (Mirabilia dei Apulia) per una riflessione seria e articolata sui fenomeni migratori, a cui ha dato il là il presidente dell'associazione Upe (Unione Pugliesi Emigrati) Vincenzo Marzano, è proseguita col sindaco della città Tiziano Cataldi, poi Negro ha spiegato i retroscena dell'incontro con Gelli e le sue serigrafie servite alla propaganda elettorale e che oggi sono riproposte significativamente dentro quattro valige.

Dal 1861 a oggi, 24,5 milioni di italiani hanno cercato fortuna all'estero. Oggi ce ne sono 5 milioni extra moenia (solo quelli iscritti all'Aire) e noi ospitiamo 5 milioni di immigrati che provengono da ogni parte del mondo. Si prevede che fino al 2024 saremo sempre alle prese col fenomeno irrazionale, difficile da gestire, dei flussi migratori dal Mediterraneo. La figura dell'artista Gelli (morto a Lecce nel 2001), su cui si è posata l'infida nebbia dell'oblio, è stata ben abbozzata dal critico d'arte Lorenzo Madaro, per il quale è “un grande del Salento del '900”. Michela Frontino (archivista) e Roberta Fiorito (curatrice) si sono poi soffermate sul concept della mostra.

 Ma cosa c'è nell'archivio Negro che oggi è finito nelle valige e che dopo Matino è stato esposto a Tricase (dal 4 dicembre all'Acait) e che poi andrà ad Alessano? Di tutto, di più: riviste, lettere, foto, documenti vari, quotidianità minima, frammenti di giornali, a metà strada fra pubblico e privato, datati fra l'inizio dei Settanta e la fine degli Ottanta, oltre alle famose serigrafie di Gelli. Conclude Piccinni: “E' un grande contenitore di memorie, i ricordi dell'insegnante e dell'uomo”. "Il mio papà lavoro in Svizzera e viene a trovarmi una volta la hanno. Il mio papà mi porta tante belle cose. Al mio papà gli voglio tanto bene..." (dal tema di una bambina salentina col padre emigrante).

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