“Mr. Holmes - Il mistero del caso irrisolto”: la recensione

di FREDERIC PASCALI - È possibile immaginare una storia, renderla cinema e farne poesia per spiegare il significato della solitudine? Guardando l’ultima pellicola diretta da Bill Condon la risposta non può che essere positiva. Il suo “Mr. Holmes”, tratto da un vecchio romanzo di Mitch Cullin, “A slight trick of the mind”, si muove nei meandri dell’inusitato esplorando il dietro le quinte della fama fino a rivelarne le radici più pregiate, quelle che rifiutano la logica e affondano nelle inquietudini della condizione umana.

È il 1948 e Holmes, ormai novantenne, è relegato da più di 30 anni in una specie di esilio nella campagna inglese del Sussex. Alle prese con la passione per l’apicoltura e l’asprezza di un’età troppo avanzata che neanche il pepe di Sichuan, preso in un passato viaggio a Hiroshima, riesce a lenire, si ritrova a ripensare a una storia già raccontata da Watson, il suo fidato ex socio. La ricostruzione romanzesca non lo convince, ma la confutazione è difficile a causa dei ricordi troppo sbiaditi. È stato l’ultimo caso da lui investigato e gli ha lasciato la sgradevole sensazione dell’irrisolto. In suo aiuto perviene la curiosità e l’affetto di Roger, il giovanissimo figlio della sua governante, e così alla fine la soluzione arriva. Ma la scoperta della verità non si rivela priva di conseguenze.

Bill Condon e Jeffrey Hatcher scrivono una sceneggiatura superba che, senza pause, traduce in immagini un piccolo capolavoro a cui contribuisce l’eleganza della fotografia di Tobias Schliessler.

In questa pellicola nulla sembra fuori posto, a cominciare dalla magistrale interpretazione di Ian McKellen, “Sherlock Holmes”, che caratterizza al meglio il personaggio veicolandone nelle espressioni del viso e del corpo gli stati d’animo e le perturbazioni della vecchiaia. Della stessa efficacia è impregnata la recitazione di Milo Parker, il piccolo “Roger”, che incarna magistralmente la figura di mentore e guida fidata dell’eroe. Completano il quadro idilliaco le musiche di Carter Burwell.

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