BARI - Con una tecnica innovativa del riconoscimento del Dna delle 'cultivar di olivo' presenti nell'olio (analisi molecolare), il Corpo forestale dello Stato, su delega della Dda di Bari, ha scoperto tra Brindisi e Bari una maxi-frode su 7mila tonnellate di olio spacciato come '100% italiano', ma in realtà ottenuto mediante la miscelazione di oli presumibilmente extravergini provenienti anche da Paesi extra Ue (Siria, Turchia, Marocco e Tunisia). Gli indagati sono sei.
Unaprol, "legge salva-olio funziona" - "Ora che gli strumenti di indagine sono più efficaci, i controlli funzionano e questo è merito della legge salva olio, meglio conosciuta come legge Mongiello".
David Granieri, presidente di Unaprol, plaude all'iniziativa della DDA di Bari e all'operato del nucleo antifrode del Corpo Forestale dello Stato, per il sequestro in Puglia di 7000 tonnellate di olio riconosciuto come falso extra vergine di oliva 100% italiano.
"Mentre attendiamo lo sviluppo delle indagini in corso - afferma Granieri - ci preme sottolineare che il sequestro effettuato toglie sicuramente dal mercato partite di prodotto non italiano. Se fosse stato immesso in commercio in piena campagna di raccolta avrebbe turbato le contrattazioni del prodotto spingendo al ribasso i prezzi del vero extra vergine di oliva di qualità italiano".L'operazione avrebbe creato danno all'economia dei territori di produzione e danneggiato l'immagine del vero prodotto italiano sul quale la filiera ha raggiunto un interessante accordo interprofessionale. Questo accordo prevede che siano valorizzati, con il pagamento di un prezzo maggiore da parte dell'industria seria di questo Paese, gli oli extra vergine di oliva con caratteristiche e parametri qualitativi superiori". "Questa indagine - conclude Granieri - ci dice che c'è un'attenzione particolare verso il settore, ritenuto strategico per l'economia di questo Paese che, finalmente, incomincia a considerare questo tipo di attacchi al made in Italy un caso di sicurezza nazionale".
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