di Vittorio Polito - Il raddoppio dei reparti negli Ospedali? Viene da una lunga storia iniziata nelle Università per assegnare posti ai tanti docenti che, per qualità o per clientelismo, si “meritavano” la cattedra.
Negli anni ‘50-60 nella Facoltà d Medicina dell’Università di Bari, le cattedre non erano più di 20-22 (compresi gli istituti scientifici senza reparti), oggi se ne contano almeno 65 (professori di prima fascia) a cui vanno aggiunti gli insegnamenti di II fascia (professori associati) che si calcolano a centinaia. I primi (professori ordinari) hanno “diritto”, se clinici, ad avere un reparto, i secondi (professori associati) si accontentano con “insegnamenti” ed in qualche caso con l’assegnazione di qualche posto-letto (insomma si dividono il numero degli ammalati).
Un esempio. Prima c’era solo la Clinica Medica. Con la filiazione e con le ultra specializzazioni oggi abbiamo, oltre alla citata clinica, anche patologia medica, cardiologia, endocrinologia, medicina del lavoro, reumatologia, allergologia, gastroenterologia, geriatria, medicina interna, ematologia ed altre. Stessa cosa dicasi per le altre specialità come clinica chirurgica, neurologia, ortopedia, ecc. Non solo, ma per sistemare ancora più persone si sono inventati le cliniche I, II, ecc. Insomma un proliferare di cattedre, di cliniche e di reparti fino all’inverosimile.
Ovviamente col moltiplicarsi delle specialità e degli insegnamenti nell’ambito universitario, e quindi dei relativi reparti, la stessa cosa avveniva nei reparti ospedalieri, poiché si aveva la necessità di “sistemare” i docenti universitari nei vari primariati degli ospedali.
Oggi che succede? Dopo aver dato posti, cattedre e reparti a tutti, ci accorgiamo che sono troppi e con grande dispendio di risorse, allora Emiliano, per far quadrare i conti, vuol chiudere addirittura 25 ospedali, con quale criterio?
Si fa presto a dire “tagliamo 25 ospedali” solo per pareggiare i conti della Regione. Sarebbe più opportuno completare i servizi del Policlinico di Bari, ove ancora oggi non è funzionante la radioterapia e l’acceleratore lineare, utilissimo, quest’ultimo, per i pazienti affetti da tumore, i quali sono costretti a recarsi fuori Bari e fuori regione per sottoporsi alla radioterapia, con aggravi di costi per l’ente regionale.
Prima di chiudere gli ospedali sarebbe più utile e necessario tagliare tante inutili spese della Regione (stipendi, fitti di locali a privati, ecc.) e attrezzare quelli esistenti, diversamente, non ha alcun senso e l’insurrezione paventata da Emiliano potrebbe essere reale con conseguenze imprevedibili. Con la salute non si scherza.
Negli anni ‘50-60 nella Facoltà d Medicina dell’Università di Bari, le cattedre non erano più di 20-22 (compresi gli istituti scientifici senza reparti), oggi se ne contano almeno 65 (professori di prima fascia) a cui vanno aggiunti gli insegnamenti di II fascia (professori associati) che si calcolano a centinaia. I primi (professori ordinari) hanno “diritto”, se clinici, ad avere un reparto, i secondi (professori associati) si accontentano con “insegnamenti” ed in qualche caso con l’assegnazione di qualche posto-letto (insomma si dividono il numero degli ammalati).
Un esempio. Prima c’era solo la Clinica Medica. Con la filiazione e con le ultra specializzazioni oggi abbiamo, oltre alla citata clinica, anche patologia medica, cardiologia, endocrinologia, medicina del lavoro, reumatologia, allergologia, gastroenterologia, geriatria, medicina interna, ematologia ed altre. Stessa cosa dicasi per le altre specialità come clinica chirurgica, neurologia, ortopedia, ecc. Non solo, ma per sistemare ancora più persone si sono inventati le cliniche I, II, ecc. Insomma un proliferare di cattedre, di cliniche e di reparti fino all’inverosimile.
Ovviamente col moltiplicarsi delle specialità e degli insegnamenti nell’ambito universitario, e quindi dei relativi reparti, la stessa cosa avveniva nei reparti ospedalieri, poiché si aveva la necessità di “sistemare” i docenti universitari nei vari primariati degli ospedali.
Oggi che succede? Dopo aver dato posti, cattedre e reparti a tutti, ci accorgiamo che sono troppi e con grande dispendio di risorse, allora Emiliano, per far quadrare i conti, vuol chiudere addirittura 25 ospedali, con quale criterio?
Si fa presto a dire “tagliamo 25 ospedali” solo per pareggiare i conti della Regione. Sarebbe più opportuno completare i servizi del Policlinico di Bari, ove ancora oggi non è funzionante la radioterapia e l’acceleratore lineare, utilissimo, quest’ultimo, per i pazienti affetti da tumore, i quali sono costretti a recarsi fuori Bari e fuori regione per sottoporsi alla radioterapia, con aggravi di costi per l’ente regionale.
Prima di chiudere gli ospedali sarebbe più utile e necessario tagliare tante inutili spese della Regione (stipendi, fitti di locali a privati, ecc.) e attrezzare quelli esistenti, diversamente, non ha alcun senso e l’insurrezione paventata da Emiliano potrebbe essere reale con conseguenze imprevedibili. Con la salute non si scherza.