BARI - In occasione del prossimo 27 gennaio, Giorno della memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto, su iniziativa degli assessori alle Culture, Silvio Maselli, e alle Politiche educative giovanili, Paola Romano, l’amministrazione comunale promuove un percorso ampio e partecipato allo scopo di educare alla memoria gli alunni delle scuole medie inferiori cittadine che diventeranno poi essi stessi ciceroni dei luoghi individuati, emblematici della storia della città.
Negli anni del secondo dopoguerra Bari è stata infatti crocevia di popoli in fuga: numerosi campi profughi sono stati insediati a quel tempo sul territorio cittadino, sebbene poche siano le targhe commemorative o i toponimi che lo ricordano.
Il progetto consiste nel portare a conoscenza degli studenti delle scuole dei 5 municipi cittadini fatti ed eventi legati alla presenza di campi profughi, a singoli episodi della Resistenza e della lotta al nazifascismo accaduti nei quartieri in cui hanno sede le scuole coinvolte e di rendere poi i ragazzi protagonisti di una nuova stagione di memoria condivisa.
A trasmettere ai ragazzi il sapere e la conoscenza legata agli eventi noti e meno noti della nostra città saranno i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni che hanno aderito e contribuito al progetto: l’IPSAIC - Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, l’ARCI, l’ANPI, l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, la CGIL, la fondazione Maierotti, l’associazione Meridie e la cooperativa sociale I bambini di Truffaut.
I luoghi e le realtà che saranno oggetto di approfondimenti sono la sede della storica Radio Bari nel quartiere Libertà, il porto, il campo profughi Palese, Torre Tresca (ex campo Transit 1) e l’area all’interno del cimitero monumentale che custodisce le spoglie degli ebrei morti nella nostra città in quegli anni.
Nel corso dell’anno le scuole coinvolte - Tommaso Fiore, De Marinis, San Nicola, Fraccacreta e Don Bosco - adotteranno i luoghi scelti, studieranno le vicende ad essi legate grazie alla testimonianza e al contributo degli organizzatori e promuoveranno momenti informativi aperti alla cittadinanza affidandoli ai ragazzi. Al termine del percorso di conoscenza detti luoghi saranno dotati di targhe commemorative curati dagli stessi alunni.
“D’accordo con l’assessore Maselli - commenta Paola Romano - abbiamo chiesto la collaborazione di una serie di realtà impegnate nella ricerca storica per riannodare i fili della memoria nella nostra città e creare un circolo virtuoso tra generazioni diverse, chiedendo ai più anziani e ai testimoni della storia passata di raccontare ai più piccoli la verità del dopoguerra e delle vicende che hanno segnato la città di Bari. Crediamo, in questo modo, di favorire una nuova consapevolezza diffusa, coinvolgendo gli alunni delle nostre scuole e rendendoli protagonisti di un percorso di conoscenza e riscoperta degli episodi salienti che hanno fatto della nostra città quella che è, un luogo accogliente per storia e tradizioni. Questo progetto non sarebbe stato possibile senza il contributo prezioso dell’IPSAIC, dell’ANPI, dell’ARCI, della CGIL e di tutti gli altri compagni di questa avventura”.
“A partire dal settembre del ‘43 e per tutto il dopoguerra Bari e la Puglia hanno svolto un ruolo fondamentale per l’accoglienza e l’assistenza ai rifugiati di diverse nazionalità, in particolare ebrei - dichiara Vito Antonio Leuzzi -. In quegli anni Bari è stata un punto di riferimento logistico fondamentale per l’arrivo e la sistemazione in massa di ex internati, rimpatriati ma anche fuggiaschi dai Balcani. Oltre alle strutture militari e civili molte ville e appartamenti privati in tutta l’area urbana furono allora messi a disposizione di questa umanità in fuga. Proprio nella nostra città gli alleati allestirono il campo Transit 1 uno dei più grandi campi profughi del Sud Italia, e qui si ricongiunsero dopo la liberazione definitiva dell’Italia dall’occupazione nazista interi nuclei familiari. Questo progetto, coerentemente con l’impegno dell’IPSAIC per la ricostruzione della memoria, intende svelare alcune delle pagine meno note della storia di Bari, partendo proprio dai luoghi che fecero della nostra città la capitale dei profughi nel dopoguerra”.
Negli anni del secondo dopoguerra Bari è stata infatti crocevia di popoli in fuga: numerosi campi profughi sono stati insediati a quel tempo sul territorio cittadino, sebbene poche siano le targhe commemorative o i toponimi che lo ricordano.
Il progetto consiste nel portare a conoscenza degli studenti delle scuole dei 5 municipi cittadini fatti ed eventi legati alla presenza di campi profughi, a singoli episodi della Resistenza e della lotta al nazifascismo accaduti nei quartieri in cui hanno sede le scuole coinvolte e di rendere poi i ragazzi protagonisti di una nuova stagione di memoria condivisa.
A trasmettere ai ragazzi il sapere e la conoscenza legata agli eventi noti e meno noti della nostra città saranno i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni che hanno aderito e contribuito al progetto: l’IPSAIC - Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, l’ARCI, l’ANPI, l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, la CGIL, la fondazione Maierotti, l’associazione Meridie e la cooperativa sociale I bambini di Truffaut.
I luoghi e le realtà che saranno oggetto di approfondimenti sono la sede della storica Radio Bari nel quartiere Libertà, il porto, il campo profughi Palese, Torre Tresca (ex campo Transit 1) e l’area all’interno del cimitero monumentale che custodisce le spoglie degli ebrei morti nella nostra città in quegli anni.
Nel corso dell’anno le scuole coinvolte - Tommaso Fiore, De Marinis, San Nicola, Fraccacreta e Don Bosco - adotteranno i luoghi scelti, studieranno le vicende ad essi legate grazie alla testimonianza e al contributo degli organizzatori e promuoveranno momenti informativi aperti alla cittadinanza affidandoli ai ragazzi. Al termine del percorso di conoscenza detti luoghi saranno dotati di targhe commemorative curati dagli stessi alunni.
“D’accordo con l’assessore Maselli - commenta Paola Romano - abbiamo chiesto la collaborazione di una serie di realtà impegnate nella ricerca storica per riannodare i fili della memoria nella nostra città e creare un circolo virtuoso tra generazioni diverse, chiedendo ai più anziani e ai testimoni della storia passata di raccontare ai più piccoli la verità del dopoguerra e delle vicende che hanno segnato la città di Bari. Crediamo, in questo modo, di favorire una nuova consapevolezza diffusa, coinvolgendo gli alunni delle nostre scuole e rendendoli protagonisti di un percorso di conoscenza e riscoperta degli episodi salienti che hanno fatto della nostra città quella che è, un luogo accogliente per storia e tradizioni. Questo progetto non sarebbe stato possibile senza il contributo prezioso dell’IPSAIC, dell’ANPI, dell’ARCI, della CGIL e di tutti gli altri compagni di questa avventura”.
“A partire dal settembre del ‘43 e per tutto il dopoguerra Bari e la Puglia hanno svolto un ruolo fondamentale per l’accoglienza e l’assistenza ai rifugiati di diverse nazionalità, in particolare ebrei - dichiara Vito Antonio Leuzzi -. In quegli anni Bari è stata un punto di riferimento logistico fondamentale per l’arrivo e la sistemazione in massa di ex internati, rimpatriati ma anche fuggiaschi dai Balcani. Oltre alle strutture militari e civili molte ville e appartamenti privati in tutta l’area urbana furono allora messi a disposizione di questa umanità in fuga. Proprio nella nostra città gli alleati allestirono il campo Transit 1 uno dei più grandi campi profughi del Sud Italia, e qui si ricongiunsero dopo la liberazione definitiva dell’Italia dall’occupazione nazista interi nuclei familiari. Questo progetto, coerentemente con l’impegno dell’IPSAIC per la ricostruzione della memoria, intende svelare alcune delle pagine meno note della storia di Bari, partendo proprio dai luoghi che fecero della nostra città la capitale dei profughi nel dopoguerra”.