Ilva, Ue apre indagini per aiuti. Emiliano: Governo collabori

TARANTO - La Commissione Ue ha avviato un'indagine per stabilire se il sostegno dato dallo Stato italiano all'Ilva rispetti le norme sugli aiuti di Stato. Nell'indagine la Commissione "vaglierà in particolare se l'accesso agevolato al finanziamento accordato all'Ilva per ammodernare lo stabilimento di Taranto le dia un vantaggio sui concorrenti. Data l'urgenza di decontaminare il sito, la Commissione prevede anche garanzie che consentono all'Italia di attuare subito il risanamento ambientale". "Collaboreremo con l'Italia per superare le nostre attuali preoccupazioni - ha detto la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager - La migliore garanzia di un futuro sostenibile per la produzione siderurgica nel Tarantino è la cessione delle attività dell'Ilva a un acquirente".

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano dichiara in merito al caso: “Su Ilva ci sono due ipotesi di infrazione che si intersecano, una già in istruttoria di natura ambientale che – oggi - viene intercettata dall’altra ipotesi di aiuti di Stato.

In un momento delicatissimo nei rapporti con l’Unione Europea, il Commissario UE Margrethe Vestager dice all’Italia: ‘voi potete usare fondi pubblici esclusivamente per le bonifiche e poi li dovete recuperare da chi ha inquinato’.

Nella nostra legislazione si chiama esecuzione in danno della bonifica. Il percorso non è semplice.

La Commissione ci dice anche: ‘non potete investire denaro pubblico sulla patrimonializzazione dell'impresa, aumentando l’investimento infrastrutturale dell'azienda, neanche per migliorarla dal punto di vista ambientale.

Dovete trovare un imprenditore privato che investa nelle nuove tecnologie ambientalmente sostenibili. E vi diciamo che siete in sovrapproduzione eccedendo le quote comunitarie che vanno rispettate’.

La dichiarazione del commissario Vestager è - nella forma - dolcissima ma durissima nella sostanza. Noi abbiamo bisogno di portare a termine l’operazione Taranto senza avere contro l’Unione europea.

Bene ha fatto quindi oggi il ministro Federica Guidi ad accogliere gli indirizzi del Commissario proponendosi di attuarli”.

“La Regione Puglia – conclude Emiliano – è a disposizione del Governo per evitare che questo complesso incrocio fra le due procedure di infrazione possa portare a un disastro.

Bisogna lavorare di concerto e in buona armonia con l’Unione Europea perché ciascuno, a livello regionale e nazionale, svolga il suo compito e la sua parte. Se dovessimo mancare di armonia, competenza e rispetto delle norme non avremmo più altre chance”.

Il passo indietro di Pucci - Ringrazio i Commissari per la fiducia che mi hanno mostrato nel nominarmi direttore generale di Ilva per la fase di trasferimento degli asset della società. Tuttavia non ritengo di accettare l'offerta e preferisco attendere l'esito del ricorso in Cassazione sul processo che mi ha visto condannato ingiustamente per il tragico incidente alla Thyssen di Torino". A dichiararlo Marco Pucci in una nota che fa sostanzialmente un passo indietro dopo le polemiche scatenate in seguito alla sua nomina.

"All'epoca - spiega Pucci - ero nel Cda della società senza alcuna delega alla sicurezza e con responsabilità nelle aree commerciali e del marketing. Confido che i giudici supremi sapranno dare il giusto peso alle responsabilità penali personali. Sono tornato - conclude - in Ilva un anno fa e continuerò a collaborare come manager per il risanamento e il rilancio della società".

Morgante: “Il passo indietro di Pucci non basta a fugare i dubbi sull'operato del Governo" - Nota del consigliere regionale del Movimento Schittulli-Area Popolare, Luigi Morgante.
“La nomina dell’ing. Marco Pucci - già consigliere delegato della ThyssenKrupp e condannato in primo grado a sette anni, in appello a sei anni e dieci mesi, per il tragico rogo nello stabilimento torinese nella notte tra il 5 e 6 dicembre 2007, nel quale hanno perso la vita sette operai – come direttore generale dell’Ilva, da parte dei commissari straordinari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, ha scatenata una bufera fin troppo prevedibile, per fortuna placatasi con la rinuncia dello stesso interessato, che ha ritenuto opportuno attendere il giudizio della Cassazione per fugare ogni dubbio sulla sua figura. Una decisione di buon senso e che gli rende onore, arrivata dopo le polemiche legittime derivanti dalla precedente, sconcertante decisione, la quale alimenta inquietanti interrogativi sulla considerazione da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico e del Governo Renzi in merito alla gestione della delicata fase di transizione che sta vivendo il Gruppo Ilva.
Una fase che non può essere affidata a professionisti gravati da un tale peso, come chiunque si attenderebbe: per questo è impossibile nascondere la delusione provata, e ci auguriamo che si sia trattato soltanto di uno spiacevole incidente di percorso. In attesa di ben altre nomine e interventi”.

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