TARANTO - E' stata posta sotto sequestro l'area del reparto Vetreria del Piazzale mezzi (Pzl) dello stabilimento Ilva di Taranto in cui ieri sera si è verificata una esplosione, forse a causa dello scoppio di una macchina elettrica per il caffè, che ha provocato il ferimento di quattro operai, accompagnati in ospedale e poi dimessi. L'azienda ha comunicato ai sindacati che due lavoratori hanno riportato ustioni giudicate guaribili in 20 giorni. Ad altri due operai sono stati riscontrati traumi vari con prognosi di 21 e cinque giorni.
Nell'area della vetreria era presente un quinto operaio, che è rimasto illeso. Lo Spesal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Asl) sta cercando di individuare l'origine dell'esplosione. Lo scoppio, a quanto si è appreso, ha innescato a catena l'esplosione di alcune bombolette spray di lubrificante che erano nella zona. Si è generato, quindi, un incendio che è stato successivamente spento dai vigili del fuoco del distaccamento interno allo stabilimento.
L'azienda aveva avviato un accertamento per chiarire l'origine dell'esplosione. Escluso nettamente ogni collegamento con l'attivita' produttiva, quello che emerge e' che la macchina da caffe' sia andata improvvisamente in corto circuito.
Le scintille propagatesi hanno poi innescato alcune bombolette di lubrificante presenti sul tavolo del gabbiotto provocando quindi l'incendio. All'inizio il fatto aveva destato allarme, poi, preso atto dei fatti, la vicenda si e' progressivamente ridimensionata. Sul posto, oltre alle forze di polizia, sono sopravvenuti anche i vigili del fuoco dello stabilimento. Quattro lavoratori presenti nel gabbiotto sono rimasti ustionati, ma in modo non grave, di cui due alle mani e al volto.
Confindustria e sindacati, pronti a mobilitazione - "Confindustria e sindacati hanno calendarizzato una serie di incontri per programmare, per i rispettivi ambiti di competenza, azioni, anche clamorose, di protesta e mobilitazione". Lo annuncia in una nota l'associazione degli industriali di Taranto, riferendo di un incontro per discutere delle problematiche Ilva, alla presenza del presidente Vincenzo Cesareo, fra il consiglio direttivo della sezione metalmeccanica e i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm di Taranto Valerio D'Alò, Giuseppe Romano e Antonio Talò. Attualmente il Siderurgico vive "una situazione drammatica - si spiega nella nota - che rischia di esplodere se non si adotteranno, a breve, azioni anche di carattere straordinario per scongiurare il tracollo: della fabbrica, dei lavoratori, dell'indotto, della città. La situazione è tale da far temere il cosiddetto collo dell'imbuto, che una volta imboccato non può più consentire alcun margine di manovra: la cessione dei complessi aziendali dell'Ilva e l'avvio delle procedure per il trasferimento delle aziende che fanno capo alle società del gruppo, ora in amministrazione straordinaria, si stanno infatti velocemente concretizzando". Dal 10 gennaio scorso, viene osservato, "si sono aperti i trenta giorni concessi dall'avviso internazionale per la presentazione delle manifestazioni di interesse dei gruppi e delle società interessate all'acquisizione". Si attende, dunque, la data del 10 febbraio per comprendere l'evoluzione della vicenda, ma non si escludono al contempo iniziative di mobilitazione. "Ad oggi - puntualizza Confindustria Taranto - sono 1.021 i dipendenti dell'appalto in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, 136 le procedure di licenziamento già concluse e 3.510 i dipendenti diretti con contratto di solidarietà. I dipendenti della fabbrica, dal canto loro, guardano al futuro imminente senza alcuna garanzia e oramai pochissime certezze". Il sistema Taranto, conclude l'associazione degli industriali, "rischia un tracollo senza ritorno e non possiamo rimanere inermi davanti ad una crisi di queste proporzioni".
Nell'area della vetreria era presente un quinto operaio, che è rimasto illeso. Lo Spesal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell'Asl) sta cercando di individuare l'origine dell'esplosione. Lo scoppio, a quanto si è appreso, ha innescato a catena l'esplosione di alcune bombolette spray di lubrificante che erano nella zona. Si è generato, quindi, un incendio che è stato successivamente spento dai vigili del fuoco del distaccamento interno allo stabilimento.
L'azienda aveva avviato un accertamento per chiarire l'origine dell'esplosione. Escluso nettamente ogni collegamento con l'attivita' produttiva, quello che emerge e' che la macchina da caffe' sia andata improvvisamente in corto circuito.
Le scintille propagatesi hanno poi innescato alcune bombolette di lubrificante presenti sul tavolo del gabbiotto provocando quindi l'incendio. All'inizio il fatto aveva destato allarme, poi, preso atto dei fatti, la vicenda si e' progressivamente ridimensionata. Sul posto, oltre alle forze di polizia, sono sopravvenuti anche i vigili del fuoco dello stabilimento. Quattro lavoratori presenti nel gabbiotto sono rimasti ustionati, ma in modo non grave, di cui due alle mani e al volto.
Confindustria e sindacati, pronti a mobilitazione - "Confindustria e sindacati hanno calendarizzato una serie di incontri per programmare, per i rispettivi ambiti di competenza, azioni, anche clamorose, di protesta e mobilitazione". Lo annuncia in una nota l'associazione degli industriali di Taranto, riferendo di un incontro per discutere delle problematiche Ilva, alla presenza del presidente Vincenzo Cesareo, fra il consiglio direttivo della sezione metalmeccanica e i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm di Taranto Valerio D'Alò, Giuseppe Romano e Antonio Talò. Attualmente il Siderurgico vive "una situazione drammatica - si spiega nella nota - che rischia di esplodere se non si adotteranno, a breve, azioni anche di carattere straordinario per scongiurare il tracollo: della fabbrica, dei lavoratori, dell'indotto, della città. La situazione è tale da far temere il cosiddetto collo dell'imbuto, che una volta imboccato non può più consentire alcun margine di manovra: la cessione dei complessi aziendali dell'Ilva e l'avvio delle procedure per il trasferimento delle aziende che fanno capo alle società del gruppo, ora in amministrazione straordinaria, si stanno infatti velocemente concretizzando". Dal 10 gennaio scorso, viene osservato, "si sono aperti i trenta giorni concessi dall'avviso internazionale per la presentazione delle manifestazioni di interesse dei gruppi e delle società interessate all'acquisizione". Si attende, dunque, la data del 10 febbraio per comprendere l'evoluzione della vicenda, ma non si escludono al contempo iniziative di mobilitazione. "Ad oggi - puntualizza Confindustria Taranto - sono 1.021 i dipendenti dell'appalto in cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, 136 le procedure di licenziamento già concluse e 3.510 i dipendenti diretti con contratto di solidarietà. I dipendenti della fabbrica, dal canto loro, guardano al futuro imminente senza alcuna garanzia e oramai pochissime certezze". Il sistema Taranto, conclude l'associazione degli industriali, "rischia un tracollo senza ritorno e non possiamo rimanere inermi davanti ad una crisi di queste proporzioni".