BARI - Di seguito una dichiarazione dei portavoce consiglieri al Municipio 2 Alessandra Piergiovanna Simone e Claudio Carone e i Portavoce Comunali Francesco Colella e Sabino Mangano. Dopo un anno e mezzo dall’avvio dei Municipi cosa è cambiato?, chiedono i pentastellati. Nel Municipio 2 resta ancora sospeso l’accorpamento delle sedi delle ex III e VI Circoscrizione.
Attualmente la sede “ufficiale” del Municipio 2 è quella in Stradella del Caffè (ex III Circoscrizione), mentre la sede in via Zaccaro risulta ancora attiva con i relativi costi pari a ben 145.000,200 euro l’anno più iva e spese accessorie, che l’Amministrazione continua a pagare alla DEBAR COSTRUZIONI S.p.a. per due grandi appartamenti attualmente ospitanti solo sette dipendenti comunali e dieci assistenti sociali.
L’anno scorso - spiega la nota - furono avviati alcuni lavori al primo piano della sede in Stradella del Caffè per ospitare il personale. Questi interventi di fatto non hanno portato a nulla se non a tanta polvere dato che sono tutt’ora incompleti. Ricordiamo, inoltre, che il 20 luglio 2015 l’Anagrafe fu trasferita in altra sede per la stessa motivazione, ovvero quella di ospitare i dipendenti collocati in via Zaccaro, ma ad oggi le stanze sono inesorabilmente vuote, sporche e dei lavori di adeguamento, che avrebbero dovuto essere avviati entro fine anno, nessuno sa nulla. Infatti non sappiamo se i fondi per i predetti lavori sono ancora disponibili o meno. Vane sono state le numerose interrogazioni a questo riguardo rivolte agli Assessori durante il “question time comunale” così come le informali richieste rivolte al Direttore e al Presidente del II Municipio Dammacco. Pertanto, attualmente tutto tace, i cittadini continuano a pagare per tenere aperte più sedi dello stesso Municipio e il Decentramento Amministrativo continua a rivelarsi, ancora una volta, un fallimento più o meno annunciato. Da ultimo vogliamo sottolineare, ancora una volta, come il governo cittadino si muova in maniera difforme da quello nazionale in tema di spending review. E’ il caso di ribadire che dal contratto di locazione di via Zaccaro si può recedere e da subito e non ci sono scusanti che tengano. Primo perché gli spazi interni alla sede di Stradella del Caffè ci sono così come sopra descritto ed in secondo luogo poiché la giurisprudenza ha chiarito definitivamente che i tagli imposti dal governo sono legittimo motivo di recesso dai contratti di locazione (sentenza 6280/15 - Cassazione terza sezione civile), conclude la nota dei pentastellati.
L’anno scorso - spiega la nota - furono avviati alcuni lavori al primo piano della sede in Stradella del Caffè per ospitare il personale. Questi interventi di fatto non hanno portato a nulla se non a tanta polvere dato che sono tutt’ora incompleti. Ricordiamo, inoltre, che il 20 luglio 2015 l’Anagrafe fu trasferita in altra sede per la stessa motivazione, ovvero quella di ospitare i dipendenti collocati in via Zaccaro, ma ad oggi le stanze sono inesorabilmente vuote, sporche e dei lavori di adeguamento, che avrebbero dovuto essere avviati entro fine anno, nessuno sa nulla. Infatti non sappiamo se i fondi per i predetti lavori sono ancora disponibili o meno. Vane sono state le numerose interrogazioni a questo riguardo rivolte agli Assessori durante il “question time comunale” così come le informali richieste rivolte al Direttore e al Presidente del II Municipio Dammacco. Pertanto, attualmente tutto tace, i cittadini continuano a pagare per tenere aperte più sedi dello stesso Municipio e il Decentramento Amministrativo continua a rivelarsi, ancora una volta, un fallimento più o meno annunciato. Da ultimo vogliamo sottolineare, ancora una volta, come il governo cittadino si muova in maniera difforme da quello nazionale in tema di spending review. E’ il caso di ribadire che dal contratto di locazione di via Zaccaro si può recedere e da subito e non ci sono scusanti che tengano. Primo perché gli spazi interni alla sede di Stradella del Caffè ci sono così come sopra descritto ed in secondo luogo poiché la giurisprudenza ha chiarito definitivamente che i tagli imposti dal governo sono legittimo motivo di recesso dai contratti di locazione (sentenza 6280/15 - Cassazione terza sezione civile), conclude la nota dei pentastellati.